Iraq : cinque passi per la libertà e la democrazia

26 maggio 2004
Ivan Jutzi

La sera del 24 maggio, ospite dell'Army War College di Carlisle (Pennsylvania), il presidente George W.Bush ha reso di pubblico dominio la strategia che gli Stati Uniti intendono adottare in Iraq nei prossimi mesi ed anni.
Più in particolare, il discorso si è articolato attorno a cinque passi che toccano tre livelli ben distinti : politico, militare e socio-economico. Quanto al primo livello, George Bush ha annunciato che il primo passo si concretizzerà il prossimo 30 giugno, allorquando la coalizione trasferirà la "piena sovranità" a un governo ad interim formato da cittadini iracheni. Paradossalmente, egli precisa però quanto segue:

The United Nations Special Envoy, Lakhdar Brahimi, is now consulting with a broad spectrum of Iraqis to determine the composition of this interim government. The special envoy intends to put forward the names of interim government officials this week. In addition to a president, two vice presidents, and a prime minister, 26 Iraqi ministers will oversee government departments, from health to justice to defense. This new government will be advised by a national council, which will be chosen in July by Iraqis representing their country's diversity. This interim government will exercise full sovereignty until national elections are held. (1)

L'inviato speciale delle Nazioni Unite, Lakhdar Brahimi, sta ora consultando un numero elevato di iracheni al fine di determinare la composizione del governo interinale. L'inviato speciale intende proporre i nomi dei rappresentanti ufficiali del governo ad interim questa settimana. Oltre ad un presidente, due vice-presidenti, e un primo ministro, 26 ministri iracheni controlleranno i dipartimenti del governo, dalla salute alla giustizia alla difesa. Questo nuovo governo sarà consigliato da un consiglio nazionale, il quale sarà costituito a luglio dagli iracheni rispettando la loro diversità [etnico-religiosa]. Questo governo eserciterà una piena sovranità sino a quando si terranno le elezioni nazionali.

Da una parte, dunque, il presidente statunitense afferma che la "piena sovranità" sarà assicurata al popolo iracheno, dall'altra specifica che sarà Lakhdar Brahimi a segnalare i nominativi degli esponenti ufficiali del governo, cioè degli individui che occuperanno le cariche più importanti e che disporranno di un grande potere decisionale. Naturalmente, George Bush tiene a sottolineare che

America fully supports Mr. Brahimi's efforts, and I have instructed the Coalition Provisional Authority to assist him in every way possible.(2)

[l'] America intera sostiene gli sforzi del sig. Brahimi, e [io] ho dato istruzioni all'Autorità Provvisoria della Coalizione [che cesserà di esistere il 30 giugno] di assisterlo in ogni modo possibile.

Il secondo passo di natura politica — reputato dal presidente americano come il "più importante" — è costituito dall'organizzazione delle elezioni nazionali, che si svolgeranno al più tardi nel corso del mese di gennaio 2005. Ancora una volta, non si tratta di nulla di polticamente definitivo o stabile, poiché

In that election, the Iraqi people will choose a transitional national assembly, the first freely-elected [...] Iraq will elect a permanent government by the end of next year.

In quell'elezione, il popolo iracheno sceglierà un'assemblea nazionale transitoria, la prima liberamente eletta [...] l'Iraq eleggerà un governo permanente entro la fine dell'anno prossimo.

A livello socio-economico, George Bush ha dichiarato che gli Stati Uniti richiederanno un maggior sostegno internazionale e che "continueranno a ricostruire le infrastrutture irachene": tali decisioni rappresentano, rispettivamente, il terzo e il quarto passo della sua strategia. Relativamente a quest'ultimo va rilevato che, oltre alle allusioni a scuole, ospedali e cliniche varie — ma non agli oleodotti — egli ha fatto un riferimento diretto alla prigione di Abu Ghraib, la quale — con il consenso del governo iracheno — verrà demolita dopo che un nuovo carcere più moderno e sicuro sarà edificato grazie all'esclusivo sostegno finanziario americano. Il futuro penitenziario si configurerebbe così come simbolo del "nuovo inizio dell'Iraq", un paese che dovrebbe rinascere lasciandosi alle spalle le sevizie di Saddam e, soprattutto, quelle dei soldati statunitensi. A tale proposito, George Bush sembra voler tentare di cancellare dalla memoria collettiva le infamanti azioni compiute da alcuni marines.

Il quinto passo per la "libertà" e la "democrazia" concerne l'aspetto militare: il presidente non ha assolutamente intenzione di abbandonare il territorio iracheno. In effetti, egli intende aiutare la popolazione autoctona a "ristabilire la sicurezza" mantenendo un contingente di 138'000 uomini "sino a quando sarà necessario". Qualora fosse necessario, George Bush assicura che invierà altre truppe. In merito, ci si chiede se la presenza di una forza d'occupazione possa generare quiete e letizia nonché una sensazione di spensierata sicurezza nell'animo degli indigeni.

Infine, si fa notare che cinque presunti passi in direzione della libertà e della democrazia — frutto delle elucubrazioni di chi ha dichiarato guerra ed ha devastato l'Iraq — non potranno dissolvere il bruciante ricordo dei bombardamenti, dell'invasione, degli omicidi e delle torture commesse da una cosca delinquenziale simile ai vili manipoli di estremisti islamici che indiscriminatamente seminano la morte in tutto il globo: la violenza è un perverso circolo vizioso che si nutre di odio e dal quale difficilmente si esce, poiché per l'ibrido uomo animalizzato il sangue reclama sangue.


(1) Remarks by the President on Iraq and the War on Terror, 24 maggio 2004 : http://www.whitehouse.gov/news/releases/2004/05/20040524-10.html. Trad. e grassetto miei.

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(2) Ibid. Trad. mia.

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