censure

Il piccolo Corrado Calabrò

22 marzo 2007
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

«Si ritrovò le labbra pubiche di lei sulle proprie labbra». «Il suo utero inguainava il membro di lui come un guanto». Sono espressioni contrarie al pudore? Se sì, allora delle scene cinematografiche ad esse ispirate, non potranno essere trasmesse per televisione, fosse pure alle 4 di notte. E quelle frasi non dovranno nemmeno essere lette o recitate. Salvo nel caso che la rappresentazione «sia parte di un contesto culturale o di valore artistico e risulti non fine a sé stessa ma funzionale all'economia dell'opera in cui è inserita». Questa la più recente decisione dell'Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (http://www.agcom.it/provv/d_23_07_CSP.htm) che meriterebbe una lettura attenta e orripilata. La firma in calce all'Atto di Indirizzo è di Corrado Calabrò, giurista, ma anche scrittore. E' lui peraltro l'autore delle frasi citate all'inizio, che comparvero nel libro Ricorda di dimenticarla, addirittura finalista al premio Strega 1999. Dunque quelle parole, da considerarsi evidentemente opera d'arte, potranno essere recitate in tv, e buon per lui. E buono anche per noi, se non altro perché potremo continuare a sorridere delle scarse conoscenze anatomiche del professore, che scambia l'utero per la vagina. Forse quel ricordo uterino risaliva alla sua esperienza prenatale, quando tutto il piccolo Calabrò era «inguainato» nell'utero materno. Roba da psicanalisi. Giuristi per giuristi, molto meglio allora il giudice Dan Brown della Corte Suprema americana, il quale, richiesto di valutare un film davvero pornografico, rispose così a una collega bacchettona: «Quella roba mi fa schifo, ma nel nostro ordinamento la merda ha diritto di essere merda». E rifiutò di censurare. Il tutto avveniva nel 1981, nel film assai liberal Una notte con vostro onore, splendida interpretazione del falso burbero Walter Matthau.

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