La Ue: illegittimi gli incentivi per la diffusione del digitale decisi dal governo Berlusconi

«Per i decoder paghino le tv»

I sussidi concessi nel 2004 e nel 2005, circa 200 milioni di euro, «creano una indebita distorsione della concorrenza escludendo la tecnologia satellitare». Le emittenti che ne hanno beneficiato dovranno rimborsare lo stato
25 gennaio 2007
Alberto D'Argenzio
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Tutto come previsto: la Commissione europea ha puntualmente bocciato gli aiuti all'acquisto dei decoder voluti dal governo Berlusconi nel 2004 e 2005. Secondo la commissaria alla concorrenza Neelie Kroes di tratta di incentivi «illegali» e «incompatibili con le regole comunitarie sugli aiuti di stato». Illegali fondamentalmente perché concessi solo per l'acquisto di decoder per il digitale terrestre e quindi discriminatori verso il satellitare. Si tratta di una misura, dice Bruxelles, pensata a tutto vantaggio di Rai e Mediaset e quindi di La7 di Telecom e di Fastweb. E difatti saranno loro, che hanno ricevuto un «beneficio indiretto», a dover ora restituire, almeno parzialmente, una parte degli oltre 220 milioni di euro erogati dallo stato.
Ieri è arrivata la decisione finale dopo giorni di anticipazioni ma anche dopo una certa discussione all'interno del gabinetto Barroso, tanto che il rappresentante italiano Franco Frattini ha fatto mettere a verbale le sue «perplessità». Frattini non è convinto del fatto che a pagare ora siano gli operatori televisivi. Secondo lui avrebbe più senso che a rimediare siano i produttori di decoder, che hanno avuto un vantaggio diretto in termini di vendite e non solo indiretto. D'altronde la questione di chi deve rimborsare è quella più complessa, tanto che ha ritardato di alcune settimane la decisione finale su questo dossier aperto ormai due anni fa. La più bellicosa è comunque Mediaset che promette una dura e lunga battaglia legale. Per il gruppo del Cavaliere la decisione su chi debba pagare «è priva di qualsiasi fondamento».
Andando sul concreto, Bruxelles mette all'indice gli oltre 220 milioni di euro erogati tra il 2004 (aiuto di 150 euro per decoder) e 2005 (70 euro) dal governo Berlusconi, decidendo che a farsi carico del rimborso siano «le emittenti che hanno goduto maggiormente dei sussidi». La palla passa quindi al governo, che dovrà decidere forme ed entità dei rimborsi. «La Commissione - ha spiegato Kroes - è sempre impegnata ad aiutare la transizione alla televisione digitale e alla interattività. Ma il sostegno dello stato per questi obiettivi può essere fornito solo nel rispetto delle regole comunitarie sugli aiuti di stato. Non possiamo accettare aiuti che creino distorsioni inutili della concorrenza tra piattaforme di trasmissione». Seguendo la logica dei regolamenti Ue, Bruxelles ha invece promosso gli aiuti concessi in Val d'Aosta e Sardegna perché finalizzati allo sviluppo di una rete di trasmissioni in regioni in cui la copertura televisiva è insufficiente, ossia in aree svantaggiate.
Si tratta comunque di spiegazioni che non convincono per nulla Mediaset. «I contributi in questione - annuncia il gruppo - hanno certamente assicurato vantaggi ai consumatori ma non hanno avuto alcun beneficio sul conto economico delle società, a cui non può quindi essere richiesta alcuna restituzione».
Si lamentano anche gli eurodeputati di Forza Italia, Antonio Tajani e Mario Mauro: «La Commissione non contribuisce a favorire la concorrenza in un sistema di libero mercato, ma si limita a penalizzare aziende che non hanno ricevuto alcun contributo da parte dello stato. In modo particolare viene colpito il servizio pubblico italiano che si mantiene grazie al contributo dei cittadini». Secondo i due, «l'unico risultato ottenuto da Bruxelles è quello di danneggiare aziende e consumatori». La pensa in maniera assai diversa il diessino Giuseppe Giulietti, membro della commissione di vigilanza Rai e portavoce di Articolo 21. «Si tratta dell'ennesimo retaggio della controriforma Gasparri - afferma Giulietti - di un altro frutto avvelenato di una stagione che ha posto al centro delle iniziative di governo solo gli interessi del padre-padrone della Casa delle libertà». Giulietti conclude chiedendo «una volta per tutte una legge di respiro europeo che risolva il conflitto di interessi». Difficile che una multa di Bruxelles arrivi dove non è arrivato alcun governo italiano.

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