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giornalismi 2

Le inchieste, quelle serie

11 gennaio 2007
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

L'inchiesta del Los Angeles Times sugli investimenti della Fondazione Bill e Melinda Gates è in pieno svolgimento. Sono sei puntate e stanno dimostrando che mentre con una mano la Fondazione dona miliardi per combattere le malattie nei paesi poveri, come Aids e malaria, l'altra mano investe il 95 per cento del capitale in una moltitudine di imprese, molte delle quali non sono socialmente responsabili né verso l'ambiente, né verso i diritti dei lavoratori. La schizofrenica divisione dei compiti è teorizzata dai coniugi Gates: un conto sono le azioni benefiche, altro è la valorizzazione del capitale che altrimenti si deprezzerebbe. L'inchiesta si presta a due riflessioni. Intanto che per farla il quotidiano ha usato tre inviati (in Nigeria, Sud Africa e San Francisco) e 4 reporter-analisti di staff. Hanno lavorato probabilmente per mesi, tra interviste e reperimento di documenti spesso quasi inaccessibili. Hanno sentito tutte le fonti, compresa la Fondazione che su diverse questioni non ha voluto rispondere. E' un ottimo esempio di ottimo giornalismo; di giornali che sanno ancora fare il loro mestiere senza farsi condizionare da nessun potere. Per farlo il giornale ha senza dubbio speso molti dollari, perché le inchieste serie costano e gli editori seri (non quelli italici) lo sanno. La seconda osservazione riguarda la filantropia. La scelta dei Gates infatti non è l'unica possibile: altre fondazioni industriali esercitano il loro diritto di voto per influenzare le politiche delle aziende di cui hanno azioni, spingendole verso politiche responsabili e non predatorie. Questo probabilmente è un modo meno appariscente di «fare del bene», ma senza dubbio contribuisce a rendere il mondo delle corporation un po' più decente. Che i Gates non lo capiscano e non lo vogliano fare non è drammatico e indica quanto pesante sia il ruolo dell'ideologia finanziaria.

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La violenza è la legge del bruto, la nonviolenza è la legge dell'uomo.

M. K. Gandhi

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