Editoria europea

«Libé» ai lettori, aiutateci a restare liberi

20 settembre 2006
Anna Maria Merlo
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Libération fonderà a giorni una «società dei lettori», cioè una sorta di azionariato tra il suo pubblico più fedele, per cercare di uscire dalla crisi. L'appello al contributo, anche finanziario, dei lettori, arriva dopo mesi di difficoltà, a pochi giorni da un consiglio di amministrazione che sarà cruciale, il 27 settembre prossimo. Durante il quale l'azionista principale, Edouard de Rothschild presenterà il suo «progetto dell'ultima chance» per la sopravvivenza del giornale, che perde soldi e copie.
Dopo la parentesi estiva, la crisi precipita a Libération. La scorsa primavera, c'era stata una ristrutturazione, conclusasi con le dimissioni facilitate di 56 persone. Ma questo non era bastato: il 29 giugno scorso, il fondatore Serge July aveva dato l'addio alla redazione. Serge July è andato via per «un disaccordo con il principale azionista sulla ricapitalizzazione del giornale». Il 60,5% della redazione, con un voto, aveva approvato a metà giugno la proposta di «cogestione» fatta da Rotschild alla Società civile del personale. Al posto di Serge July era andato, per un periodo transitorio, il giornalista economico Vittorio De Filippi e a sostituire il direttore generale Louis Dreyfus, anche lui dimesso da Rothschild, l'ex direttore del settimanale L'Usine nouvelle, Philippe Clerget, scelto dall'azionista principale. La direzione della redazione è rimasta al suo posto, «in accordo con Serge July - ha spiegato il direttore Antoine de Gaudemar - per un periodo transitorio definito dall'azionista finanziario e dall'azionista del personale» con il compito «di accompagnare questo periodo di transizione per difendere gli interessi della redazione e del giornale». Ma il periodo transitorio scade, per Vittorio de Filippi, il prossimo 1° ottobre.
Dopo un periodo di forte tensione tra la Società civile del personale, che aveva accettato la proposta di Rothschild, e la direzione della redazione (appoggiata dagli «storici» del giornale) - culminato con un intervento firmato anche da Antoine de Gaudemar uscito il 29 giugno scorso, dove veniva denunciato lo «spossessamento» di cui è vittima la storia stessa di Libérationcon la manovra della co-gestione di Rothschild - direzione e Società civile hanno trovato un'intesa di fronte alle minacce dell'azionista finanziario. Giovedì scorso, Libérationha pubblicato una doppia pagina, firmata dai rappresentanti della Società civile, dal cdr e dalla direzione del giornale, di «spiegazioni sulla situazione interna inedita e sulla crisi finanziaria senza precedenti». Una spiegazione che è anche un appello, con la promessa di fondare una Società dei lettori che permetta a Libérationdi sopravvivere.
Difatti, le intenzioni di Rothschild sembrano molto compromettenti: di fronte a perdite che sfiorano i 10 milioni di euro quest'anno, l'azionista non sembra intenzionato a rimetter mano al portafoglio. In redazione, attribuiscono a Rothschild l'intenzione di voler sfruttare il «marchio» Libérationper operazioni su Internet, senza rilanciare il prodotto giornalistico (il supplemento Ecransè stato limitato alla versione Internet e non esce più su carta). La banca Lazard è stata incaricata di cercare nuovi investitori, ci sono stati contatti con il gruppo belga Rossel, ma non sembra che per il momento ci siano fatti concreti. Ci potrebbero essere nuove dimissioni facilitate nella redazione, e anche un cambio di sede (dal centro di Parigi alla banlieue) è tra le previsioni.
De Filippi ha ammesso di aver preso «contatto» con l'ex direttore della redazione di Le Monde, Edwy Plenel, per un rilancio del giornale. L'entrata di Plenel significherebbe molto probabilmente l'uscita della direzione attuale. Il problema di Libérationresta quello che aveva sottolineato July: una sotto-capitalizzazione. Difatti, a differenza di altri quotidiani (come Le Mondeo Le Figaro, che hanno tra gli azionisti dei grossi industriali, rispettivamente Lagardère e Dassault, entrambi produttori di armi e in questa veste dipendenti dalle commesse pubbliche), il 38,8% di Libénell'aprile del 2005 è finito nella mani di Rothschild, che però non è alla testa di un impero industriale.
Libérationcondivide con gli altri quotidiani francesi la crisi delle vendite e il calo della pubblicità: nel '46 c'erano 28 quotidiani nazionali in Francia, che vendevano 6 milioni di copie al giorno. Oggi sono solo più 11 e la diffusione non supera i 2 milioni. Tra i primi quotidiani ci sono ormai i gratuiti, 20Minutese Metro, filiali di gruppi multinazionali.
La doppia pagina pubblicata il 14 settembre, dove è stata sottolineata «l'indipendenza redazionale» del giornale, è stata anche una controffensiva dopo le dichiarazioni di una delle firme di Libération, Florence Aubenas. La giornalsita che era stata rapita in Iraq, assieme ad altri tre colleghi «storici», ha dato di recente le dimissioni dal giornale. Ha scelto di accompagnare questo gesto con dichiarazioni pubbliche sul «potere di Rothschild» che ormai, a suo dire, determinerebbe le scelte redazionali. Queste affermazioni sono state evidentemente mal vissute dalla redazione. Il cdr ha reagito con un intervento pubblicato il 9 settembre: «l'apertura di oggi, dedicata alle incoerenze di Nicolas Sarkozy, non ci è stata dettata da Edouard de Rothschild, principale azionista del giornale». Gli argomenti trattati, «i nostri azionisti, li scoprono oggi, come voi» lettori.
In questi giorni, sul sito di Libé, i lettori reagiscono all'appello della redazione. Reazioni alterne, di sostegno, ma anche di nostalgia - « Libé, cosa hai fatto della nostra gioventù?» - o di critica nei confronti della posizione politica del giornale (il punto di rottura con una parte dei lettori risale all'ormai famoso editoriale di Serge July del 30 maggio 2005, l'indomani del referendum sulla Costituzione europea, dove accusava di nazionalismo chi aveva votato «no»).

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