Il caso Spagna

Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Corso di Laurea Specialistica in Scienze della Comunicazione Pubblica, Sociale e
Politica
L’influenza della televisione nella società - Il caso della Spagna in tempo di
elezioni: i fatti dell’11 marzo 2004

22 settembre 2004 - Seminario con Tatiana Millan Paredes e Soledad Ruano –
Docenti di Comunicazione audiovisiva – Università di Extremadura (Spagna)
23 giugno 2005

--- Introduce Nora Rizza – Docente di Sociologia dei media - Università di
Bologna ---

Il seminario di oggi tratta della comunicazione in Spagna; in particolare prende
spunto dal modo in cui le informazioni, in merito agli atti terroristici dell’11
marzo 2004, sono state trasmesse.
La tv spagnola filogovernativa ha presentato ai propri telespettatori, in detta
occasione, la pista Eta e ha tralasciato quella islamica. Anche le analisi
presentate dalla polizia spagnola, riguardanti la tesi islamica, non furono
messe dalla tv nella giusta evidenza.
Tale mezzo di comunicazione è stato di fatto scavalcato da internet e messaggi
di telefonia mobile. L’informazione ha così viaggiato porta a porta.
Come va interpretato ciò che è successo?
Gli studi attuali, relativi al rapporto fra comunicazione politica e risultati
elettorali, pongono una particolare attenzione agli effetti dei media a lungo
termine; a cosa dice la tv fra un’elezione e l’altra. L’analisi degli studiosi è
particolarmente attenta a interpretare come l’informazione intercetta i bisogni
politici di comunicazione della gente.

Facendo una rapida considerazione relativa alla specifica realtà dell’Italia
d’oggi, i fatti ci dicono che identiche proprietà televisive hanno contribuito a
determinare risultati elettorali contrapposti, nel raffronto tra le votazioni
del 1996 e quelle del 2001.

In occasione di questo seminario - grazie al lavoro di ricerca svolto dalle due
docenti dell’Università di Extremadura - viene esaminato, tramite un caso molto
particolare, il ruolo che ha il sistema televisivo nel breve termine e nel nuovo
contesto mediatico. La tv oggi può non risultare come l’unico o, comunque, il
più accreditato mezzo di comunicazione di massa.

--- Intervento delle prof.sse Tatiana Millan Paredes e Soledad Ruano ---
Alle 7.35 di giovedì, 11 marzo 2004, ci furono a Madrid:
13 esplosioni di matrice terroristica, 192 morti, 1600 feriti.
Per domenica, 14 marzo, in Spagna erano state indette le elezioni politiche.
Tutta l’informazione televisiva dello stesso giovedì ha accreditato la tesi di
un attentato basco. Si parlava di matrice interna.
Le informazioni relative ad eventuali piste islamiche risultarono molto ridotte.
Fu così minimizzata - senza attribuirne alcuna credibilità - una rivendicazione
islamica giunta tramite una cassetta video.
Le molteplici dichiarazioni dei rappresentanti di Governo e dei politici di
maggioranza accreditavano esclusivamente la pista Eta.
I dirigenti politici dell’opposizione ebbero a disposizione uno spazio
tutt’altro che di pari rilievo.
Le dichiarazioni dei rappresentanti politici baschi furono omesse.
Il Re, nel suo appello televisivo indirizzato al popolo spagnolo, intese
trasmettere principalmente un sentimento di calma.
Anche il giorno seguente, il Governo ha continuato ad accreditare la tesi del
terrorismo interno, anche se cominciava ad affacciarsi quella islamica.
L’Eta negò da parte sua qualsiasi rivendicazione.

Dal giorno di giovedì alla domenica, si può affermare che la società spagnola si
è trovata di fronte a una finta realtà mediatizzata.
La tv, in tal modo, perde influenza.
Nella vita interna della società civile, strumenti come internet e telefonia
mobile sono risultati fondamentali per far passare una corretta informazione. I
quotidiani esteri, prima di quelli iberici, hanno cominciato a dar credito a
versioni alternative.
Più passavano le ore e più, agli occhi di tutti gli spagnoli, la matrice interna
- cioè Eta - risultava a favore del Partito popolare al Governo, mentre quella
islamica – contro la guerra in Iraq - a favore del Psoe. Detto partito
socialista, si era già espresso in tal senso, indicando nel suo programma
elettorale l’obiettivo del ritiro dei soldati.
Il Parlamento spagnolo ha in seguito istituito una Commissione d’inchiesta anche
allo scopo di far luce sul modo in cui le informazioni passarono in quei giorni,
in particolare attraverso la televisione.

--- Il seminario prosegue con una fase nella quale, continuando con l’analisi
della ricerca svolta dalle Docenti spagnole, si prendono in esame anche le
differenze e le particolarità che contraddistinguono, attraverso i mass media,
la cultura spagnola da quella statunitense. La lezione vede - parimenti - una
partecipazione sempre più attiva dei presenti; a cominciare dai contributi nel
merito forniti dai Professori del Dipartimento di discipline della
comunicazione, per passare ai partecipati interventi degli Studenti spagnoli
aderenti al Progetto Erasmus e finire con le domande degli Universitari iscritti
al Corso di laurea specialistica ---
La lezione è proseguita con un raffronto della raffigurazione televisiva
prodotta in occasione degli attentati di Madrid con quanto prodotto a seguito
degli atti terroristici di tre anni fa a New York. Si può affermare che in
Spagna c’è stata una trasmissione di immagini molto dirette, crude. E’ finanche
successo che alcuni telespettatori spagnoli hanno visto e riconosciuto i propri
cari attraverso le immagini.
Immagini che si possono definire delle istantanee riproduzioni dell’accaduto,
espressioni come di una strategia emozionale.
Ciò non è successo attraverso le tv statunitensi.
In merito a tale raffronto, va considerato che entrano in gioco anche le
rispettive valutazioni relative al mondo dell’etica, della professionalità
giornalistica e, direttamente, della politica così come viene vissuta nei due
Paesi. E’ giusto mostrare ad esempio le immagini di un bambino martoriato?
Si può comunque interpretare che la prima potenza del pianeta - di fatto in
ginocchio davanti agli occhi di tutti - non ammette il dolore in prima persona.
Gli Usa hanno politicizzato l’evento dell’11 settembre 2001.
In merito ai fatti di Madrid, si può dire invece che vi siano state volontà
politiche e mediatiche di spettacolarizzazione ed emozione dell’evento. In ciò
va tenuto conto del fatto che in Spagna, negli ultimi anni, è stata data notizia
alla popolazione di ben più di un attentato.
In genere negli Usa i mezzi televisivi non sono abituati a far vedere immagini
crude. Quindi non ci sono state immagini sia che mostrassero l’interno degli
edifici sia che si soffermassero da vicino su persone direttamente colpite. Ciò
al di là di quelle terribili, di chi dalle Torri si lanciava nel vuoto. Le tv
statunitensi hanno rimosso la personalizzazione del dolore.

Le fonti della comunicazione sono diventate le più varie, soprattutto fra le
fasce giovanili.
Per un verso, si può far richiamo a Paul Lazarsfeld con la teoria del flusso di
comunicazione a due livelli (two-step flow of communication), per la quale i
media influenzano il proprio pubblico - anziché direttamente - in maniera
indiretta attraverso l’azione degli opinion leader. Cioè di coloro in grado di
condizionare le decisioni degli altri. La categoria dei giovani è riuscita con
maggior velocità dei tradizionali canali di comunicazione a trasmettere alle
altre generazioni parentali delle notizie dirette di prima mano e così, fra
l’altro, sono stati in condizione di sfruttare un maggiore potere d’influenza.
Il giovane diventa fonte di informazione interpersonale, anche del tipo faccia a
faccia.
Per l’altro verso, però, si può affermare che non sono più necessari gli opinion
leader in quanto può esser sufficiente che le notizie siano trasmesse tramite
sms o internet .
Se la figura dell’opinionista è vista come quella di colui che stando altrove da
fuori fornisce il proprio apporto, quella dell’opinion leader è una figura che
fa invece parte di una sua propria cerchia di conoscenze e di abitudini.

Sabato, 13 marzo, gli spagnoli manifestarono il proprio dissenso davanti alla
sede del Partito popolare. Alcuni milioni di cittadini vennero contattati
direttamente tramite i nuovi mezzi; dalla comunicazione unidirezionale si è
passati a quella interpersonale e interattiva.
Si ebbe un ruolo attivo di automobilitazione della società civile, al di là
degli stimoli da parte dei partiti politici di opposizione e delle associazioni.
Una società civile intesa come moltiplicatrice di se stessa.
Trasferendo il ragionamento a livello globale, se la prima guerra del Golfo è
stata definita “la guerra del video”, quella attuale in Iraq può essere definita
come la guerra dell’”informazione alternativa”. Basata su mezzi di comunicazione
che - al momento - non posseggono in sé una pari, alta credibilità.
Che ruolo hanno attualmente i media alternativi. Va segnalata l’importanza delle
tv arabe nella rappresentazione del conflitto. Pian piano è stata mostrata una
guerra opposta che è venuta fuori al di là del lavoro dei giornalisti embedded.
Le tv arabe accanto a quelle degli stati occidentali.
La CNN che si collega con Al Jazeera è un elemento chiave dell’informazione,
della novità.
La tv può essere costretta a cambiare in un contesto in cui non è più sola e
diventa causa di effetti limitati sulla popolazione.
In ciò ha giocato un forte ruolo quello che è stato il sogno del Partito
popolare spagnolo di controllare centralmente le notizie, facendo accreditare
come realtà un’unica ipotesi dei fatti. Si può aggettivare come ingenuo l’uso
delle tv da parte del Governo e del primo ministro Josè Maria Aznar.
Va detto che bisogna anche tener conto della relazione fra tv e sfera pubblica.
Del gusto della sfera pubblica. In particolare, in Spagna c’è un forte gusto
della democrazia dopo gli anni della dittatura di Franco. Vi è pertanto un’ampia
discussione e scambio reciproco di notizie fra la gente. Ci troviamo di fronte a
un’opinione pubblica non manipolabile. Vi sono luoghi di confronto negli spazi
pubblici con una riconoscibilità già accreditata in occasione degli attentati ad
opera dei nazionalisti dell’Eta.
In merito ai fatti di Madrid, si può affermare che è stata penalizzata la
mancanza di trasparenza nella comunicazione. Vi è stato forse più inganno che
pacifismo. Di certo si è avuta una perdita di fiducia nella rappresentanza
politica. Disprezzo e misconoscenza del potere. Manipolando la tv i cittadini
sono stati trattati e si son sentiti come nullità.

Dobbiamo chiederci fino a che punto la nuova tecnologia democratizza la società.
Vi è oppure no una maggiore partecipazione, una coscienza attiva mediante l’uso
di internet e telefonini. Meno alienazione e più mobilitazione.

Nei quattro giorni trascorsi dagli attentati alle elezioni, si forma un naturale
accordo fra pacifisti di sempre e altri milioni di persone. Le elezioni vengono
viste come momento di rivincita. La società civile reclama un ruolo attivo nelle
decisioni politiche del Paese.
Si afferma una sintonia comunicativa vincente.
Nuovi bisogni di massa e nuovi mezzi di comunicazione contribuiscono a
determinare forme di concorrenza informativa si spera sempre più aperte.

8/10/4 – Appunti a cura di Leopoldo BRUNO

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