Uraniogate, fu Berlusconi ad accreditare le notizie false

Sulle notizie false riguradanti l'affaire Irak- Niger trasmesse agli USA,sembrano uscire bene gli agenti del Sismi mentre avanza l'ipotesi che lo stesso Berlusconi avesse avallato la fondatezza della notizia
19 luglio 2003
Gianni Cipriani

Era già chiaro da alcuni giorni che la "patacca" delle lettere fasulle sul "giallo" Niger-Irak era una falsa pista. Un "diversivo" pianificato da qualcuno per dirottare tutta l'attenzione sul Sismi e far sparire dietro una cortina fumogena ben altre responsabilità. Responsabilità politiche, per intenderci. Del resto non si capirebbe tanto imbarazzo e tanto nervosismo da parte del governo, visto che ogni giorno che passa (anche per ammissione degli stessi americani) risulta più evidente l'estraneità dei nostri 007 a questa operazione di disinformazione. Ma è - paradossalmente - proprio questo il problema: se e quando sarà fatta piena luce sulla vicenda, emergerà che le nostre strutture operative si erano ben guardate dall'accreditare la pista dell'uranio del Niger. Anzi, si erano mostrate prudenti, se non scettiche. Tesi che non facevano comodo al Cavalier Berlusconi, il quale si è acriticamente accodato alle "verità" di Bush, nonostante avesse tutti i mezzi e le possibilità per smentire le false rivelazioni.

Insomma, da questa vicenda verranno fuori le gravi responsabilità del governo, il quale non solo non ha tenuto conto di quanto emergeva dalla nostra attività di intelligence, ma ha addirittura accreditato in sede politica le "patacche" preconfezionate da altri, come dimostra il discorso di Berlusconi al Senato dello scorso 19 febbraio, dove il Cavaliere dava per scontato che l'Irak possedesse armi di distruzione di massa. E' stato quindi il governo (e non il Sismi) a dare una spinta perché si andasse verso la guerra o, quantomeno, non ha detto una parola, pur sapendo che la storia dell'uranio era inattendibile. Il capitolo italiano dello scandalo è solo alle prime battute.

Ma come sono andate le cose? In base a quali elementi emerge la responsabilità del governo? Alcune indiscrezioni provenienti da fonti assai attendibili e qualificate sono molto chiare: la vicenda - come detto - ha origine del gennaio del 2001, quando una fonte già attiva da tempo della VIII divisione ha parlato per la prima volta di una possibile trattativa tra Irak e Niger per l'acquisto di una partita di minerale di uranio. A questo punto è stato aperto un nuovo fascicolo sulla vicenda. Anzi, secondo il linguaggio della divisione anti-proliferazione è stato aperto un "file". Ed in questo file, nei mesi successivi, sono state via via inserite le altre informative della "fonte fiduciaria" ed altri documenti da questi trasmessi al servizio segreto. A questo punto il materiale è stato affidato agli analisti della divisione (che sono tra i più qualificati, visto che alcuni di loro sono di provenienza universitaria, ndr) che hanno avviato una serie di accertamenti, anche tenendo in considerazione le notizie provenienti da altri settori e dalle cosiddette "fonti aperte", cioè gli studi universitari o degli enti internazionali.

Così il "file" del Niger è stato giudicato nel complesso poco attendibile. Da un lato per mancanza di riscontri oggettivi (la fonte aveva raccolto solo voci o poco più) dall'altro perché lo scenario prospettato nelle note arrivate alla VIII divisione era poco o nulla compatibile con uno scenario reale, così come evidenziato dai nostri analisti.

E' stato per questo che tutto il materiale relativo alla "torta gialla" (ossia la compravendita di uranio) è stato tenuto in cassaforte e - questa è una novità - non è stato trasmesso ai servizi collegati, proprio perché materia ancora sfuggente e alquanto incerta. Insomma, per il Sismi la storia del Niger era assai fragile, se non poco attendibile. E questo - quando si guarderanno le carte - risulterà chiaramente.

A questo punto si è inserita la patacca. Ossia una "fonte privata" (forse un giornalista italiano) si è presentata con le lettere false all'ambasciata americana di Roma e le ha consegnate. Da Roma è stato girato il tutto al Dipartimento di Stato. A quel punto l'urangate propriamente detto è cominciato. Con le conseguenze che conosciamo.

A questo punto, ai nostri stessi 007 sono balenate alcune considerazioni assai inquietanti: forse qualcuno sperava che le notizie del "file" Niger avessero un esito diverso. Che non si fermassero negli archivi di Forte Braschi, ma fossero inserite nel circuito di intelligence per accreditare allarmi. Questo perché, in teoria, anche una fonte attendibile può inconsapevolmente veicolare informazioni avariate, fatte trovare apposta da altri servizi segreti. Tipica operazione da controspionaggio. Così, proprio mentre il Sismi si mostrava assai scettico sul contenuto del file Niger, qualcuno ha contattato la "fonte privata" (forse un giornalista italiano) che ha girato le famose sei false lettere all'ambasciata Usa di Roma. Il resto è noto. Forse - è questa l'ipotesi della nostra intelligence - c'è stato qualcuno che ha utilizzato la "triangolazione" per dare dignità di prova a qualcosa che era semplicemente carta straccia. Chi? Forse qualche settore della stessa intelligence alleata che ha voluto forzare la mano; forse qualche paese straniero, tesi su cui sta lavorando l'Fbi. Certo è che le lettere pubblicate dai nostri giornali non sono mai entrate (e quindi uscite) dagli archivi del Sismi. La prova è nella pubblicazione delle lettere stesse: il Sismi (come qualsiasi servizio segreto) non avrebbe mai fatto circolare i documenti originali, a rischio di compromettere la fonte, ma nel caso avrebbe trasmesso agli alleati un rapporto con il tutto scritto in forma riassuntiva.

Così, più o meno, sono andate le cose. Ed è evidente, quindi, che il governo Berlusconi aveva tutti gli elementi per controbattere alle tesi di Bush. Ma così non è stato. Il presidente del Consiglio ha avallato tutte le ipotesi dell'amministrazione Usa, distorcendo il lavoro dei nostri stessi 007 e forzandone ogni interpretazione. Ecco, quindi, il nervosismo di questi giorni, quando i riflettori sono finiti sul Sismi: la paura che emergano quelle responsabilità politiche che oggi vengono contestate a Bush e a Blair, ma non ancora a Silvio Berlusconi.

La partita è appena cominciata. Come fa chiaramente capire il vice-presidente dei senatori Ds, Massimo Brutti, che fa parte del Comitato di controllo sui servizi segreti: "Se è vero, come sembra, che la lettura complessiva dei documenti dei nostri servizi segreti, faceva emergere una inattendibilità della pista dell'uranio, un uso responsabile delle conclusioni della nostra intelligence avrebbe dovuto indurre alla prudenza. Tutt'altro che prudente è stata la linea del governo Berlusconi: oltre ad elencare le armi di distruzione di massa di cui Saddam sarebbe stato a suo dire in possesso, il presidente del Consiglio si è guardato bene dal consigliare cautela ai suoi interlocutori statunitesnsi. La mancanza di evidenze sulle armi delle distruzioni di massa; il fatto che sull'uranio fossero in circolazione documenti falsi e inattendibili, avrebbe dovuto indurre ad una scelta politica responsabile. Dare più tempo e maggiore fiducia agli ispettori dell'Onu. Che invece sono stati scacciati dall'Irak, proprio a causa della linea oltranzista assunta dall'amministrazione americana e sostenuta acriticamente in Europa dal governo italiano".

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