Latina

Guatemala: un anno di governo

Ieri i rappresentanti delle organizzazioni di base popolare, indigene, contadine e sindacali, si sono concentrati nella piazza di Cittá del Guatemala per manifestare contro il governo nel giorno del compimento del suo primo anno di mandato.
15 gennaio 2005
Flavio Tannozzini

Dopo un comizio di diverse ore tenutosi di fronte alla casa presidenziale, la manifestazione si é diretta davanti alla sede del Congresso della Repubblica, dove era in atto la lettura ufficiale dell’informe sull’operato del Governo durante il suo primo anno in carica. Le organizazzioni, guidate dal Vescovo della diocesi di San Marcos Monsignor Alvaro Ramazzini hanno presentato al Congresso un informe alternativo in cui esprimono tutto il malcontento popolare verso un governo oligarchico che fin’ora ha fatto solo gli interesi degli imprenditori e dei grandi proprietari terrieri. In particolare la protesta ha fatto leva sul tema della firma degli accordi del Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti, che il settore popolare rifiuta pesantemente in quanto non crea uno sviluppo autosostenibile e tantomeno l’annunciato benestare sociale ed economico delle classi meno abbienti. Altro punto scottante é stato quello della costruzione di dighe e miniere previste dagli accordi del Piano Puebla Panamá.

Proprio su questo punto si é gravemente acutizzato il conflitto in questi ultimi giorni, quando nel municipio di Sololá l’11 gennaio una persona é rimasta uccisa negli scontri con la polizía e l’esercito durante una manifestazione di protesta. Un gruppo di contadini aveva infatti occupato la strada per ostacolare il passaggio di un trailer che trasportava un’enorme turbina scavatrice destinata alle imprese minerarie per estrarre l’oro dalle montagne di San Marcos. L’attivitá mineraria produrrá l’inquinamento delle acque del sottosuolo e danni ambientali irreparabili per le comunitá circostanti, portando guadagno solamente alle imprese multinazionali. Consapevoli del pericolo costituito dall’arrivo della turbina a San Marcos, la popolazione si é concentrata a Sololá per impedirne il cammino, ma il trailer era scortato da 300 soldati e mille agenti della polizía. Si é prodotto uno scontro in cui ci sono stati molti feriti e un contadino ha perso la vita. Il vescovo Ramazzini ha rimproverato duramente il governo dicendo che é stata una pazzia schierare un simile contingente di forze militari e che lo scontro era ampiamente prevedibile e poteva essere tranquillamente evitato adottando le dovute misure di sicurezza. Il Guatemala, ha detto il vescovo, assomiglia sempre di piú ad uno Stato di polizía. Il Governo ha reagito in maniera aggressiva accusando Ramazzini di stare guidando la protesta. Il rappresentante del Consiglio Episcopale Guatemalteco ha affermato di non avere nessun legame diretto con i fatti di Sololá, ma che se l’incidente si fosse prodotto nella sua diocesi, a San Marcos, allora sí, lui sarebbe stato al fianco dei manifestanti. Si produce cosí una rottura sempre piú profonda tra il Governo da una parte e le organizzazioni popolari e la Chiesa cattólica dall’altra. Ramazzini ha risposto alle accuse del governo invitando i suoi rappresentanti a visitare le popolazioni indigene di San Marcos e a vedere in che condizioni di miseria vivono e valutare personalmente l’impatto che la costruzione di una miniera avrebbe sulla loro vita. Inoltre ha chiesto ufficialmente la sospensione delle concessioni di scavo minerario finché, attraverso una consultazione popolare, non siano gli abitanti delle comunitá a decidere sull’utilizzo delle risorse ambientali di cui vivono. Durante la manifestazione di ieri il vescovo ha chiamato ogni singola persona a farsi strumento della mobilitazione sociale e voce della societá civile, esponendosi sempre di piú come figura di riferimento per le organizzazioni popolari.

Secondo un sondaggio di Prensa Libre l’84.5% dei guatemaltechi é scontento dell’operato del governo nel suo primo anno, in cui si registra un’inflazione del 10%. Grande malcontento é dovuto anche alla questione della sicurezza, soprattutto in riferimento alla violenza prodotta dalle bande giovanili di strada, che non é stata arginata, ma anzi ha registrato un aumento notevole. Critiche severe si rivolgono all’operato della Polizia Nazionale, corrotta e incapace di gestire le situazioni di crisi: oltre alla recente vittima di Sololá infatti la negligenza della Polizia Nazionale ha prodotto durante l’anno scontri a fuoco e violenze in cui si sono registrate diverse vittime. In particolare rimangono aperte le investigazioni sullo sgombero della tenuta occupata di Nueva Linda il 31 agosto del 2004, quando persero la vita 8 contadini e 4 agenti.

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