Latina

intervista a Stedile

Brasile:Il MST cerca il buon borghese

Il Movimento vuole alleati della borghesia e un nuovo tipo di riforma
agraria
9 gennaio 2005
Fonte: Gazeta Mercantil

Gazeta Mercantil ­: ­ Perché il MST farà un¹altra giornata di lotta?

João Pedro Stédile: ­ Purtroppo, dopo due anni di governo del presidente Luiz
Inácio Lula da Silva, la riforma agraria continua a camminare a passi di
tartaruga. E una delle cause della lentezza è l¹incompatibilità della
politica economica neoliberista del governo ­ che concentra reddito, non
genera lavoro e dà priorità soltanto alle esportazioni - con la riforma
agraria, che è antagonistica a questa politica, poiché distribuisce reddito,
genera lavoro e sviluppa l¹economia locale. Di fronte a questo scenario, il
MST sta discutendo con altri movimenti sociali mobilitazioni per il 2005
contro la politica economica e a favore di un nuovo progetto di sviluppo per
il Paese, l¹unico modo di rendere possibile la riforma agraria. Dialogheremo
con la società, faremo grandi marce e andremo a Brasilia per fare pressione
sul governo.

Gazeta Mercantil : ­ Ci saranno occupazioni di terre?

Stédile : ­ Fino a che ci sarà latifondo improduttivo da una parte e gruppi di
poveri senza lavoro dall¹altro, non c¹è bisogno che esista il MST, né i
consigli di nessuno, perché ci siano occupazioni. La contraddizione si
risolve naturalmente perché i senza-terra si rendono conto che la via di
uscita per il loro problema immediato è occupare fazendas improduttive. E il
MST li stimolerà, perché è una dimostrazione di capacità di organizzazione
dei lavoratori. Ma il centro della nostra lotta è il mutamento della
politica economica e la discussione di un nuovo progetto di sviluppo per il
Brasile. E vogliamo fare una marcia in aprile per rivalutare il salario
minimo, poiché non siamo soddisfatti dei 300 reais ­ e non mi vengano a dire
che il MST non ha niente a che vedere con questo. Il salario minimo è
fondamentale per distribuire reddito, senza il quale non vanno avanti né
l¹agricoltura familiare né la riforma agraria.

Gazeta Mercantil :­ Insediare famiglie e basta, è fare la riforma agraria?

Stédile: ­ Assolutamente no. Il Brasile non ha ancora sperimentato una
politica di riforma agraria, perché lungo i 500 anni, gli ultimi 20 anni e
gli otto anni del governo di Fernando Henrique Cardoso è stata mantenuta la
concentrazione della proprietà della terra. Nei 20 anni del MST, con tutta
la lotta che abbiamo fatto con altri movimenti sociali delle campagne,
abbiamo insediato soltanto 580.000 famiglie, delle quali 350.000 negli otto
anni di Fernando Henrique. Ma la valutazione del governo FHC è negativa,
perché anche se abbiamo conquistato l¹esproprio di 16 milioni di ettari per
350.000 famiglie, nello stesso periodo, a causa di altre politiche di
concentrazione della proprietà, sia con l¹acquisto della terra dei vicini,
sia con l¹appropriazione di terra pubblica, i grandi fazendeiros hanno
accumulato più di 70 milioni di ettari nel loro patrimonio.

Gazeta Mercantil: E con Lula?

Stédile :­ Il bilancio dei due anni del governo Lula suscita pessimismo. Ha
insediato 60.000 famiglie, anche cercando di abbellire i dati, molto meno di
FHC che, negli ultimi anni ne ha insediate 60.000 all¹anno.

Gazeta Mercantil ­ Quale è la meta del presidente Lula?

Stédile ­ Da che il governo Lula è entrato in carica, eravamo convinti della
sua posizione favorevole alla riforma agraria. E¹ nostro alleato e, per
questo, abbiamo stabilito che la lotta principale in questa congiuntura è
contro il latifondo; abbiamo fatto accampamenti di senza-terra, ai bordi
delle strade, per far pressione sul governo con l¹aiuto dell¹opinione
pubblica, ma non per far cadere il governo. Oggi, insieme con altri
movimenti, abbiamo più di 200.000 famiglie accampate e facciamo pressione
sul governo perché realizzi il Piano Nazionale di Riforma Agraria, come dice
la Legge dello Statuto della Terra, poiché non si può espropriare un¹area
qui e un¹altra là senza fare un piano e pensare che questa è la riforma
agraria.

Gazeta Mercantil ­: Cos¹è la riforma agraria?

Stédile ­ Riforma agraria è un¹azione pubblica dello Stato e con un piano
che indirizza le politiche pubbliche per deconcentrare la struttura
fondiaria e distribuire la proprietà della terra, in una direzione per cui
la riforma agraria non è un fine in sé, ma uno strumento per raggiungere
l¹obiettivo di distribuire reddito, generare lavoro e attivare l¹economia
nell¹interno del Paese. Per raggiungere questi tre obiettivi, si fa la
distribuzione di terre, perché in questo modo si incorporano nella
produzione aree oziose, rendendo possibile che i senza-terra possano
lavorare in un pezzo di terra, nell¹agroindustria degli insediamenti e
escano dalla condizione di povertà. Ma dipende da un piano strategico dello
Stato che dica quali sono le regioni prioritarie, i prodotti che potranno
incentivare lo sviluppo del mercato interno, quanto ci sarà di credito per
gli insediati e quante risorse garantirà per pagare i fazendeiros
espropriati. Dopo aver impiegato dieci mesi per fare il Piano Nazionale di
Riforma Agraria, il governo Lula l¹ha messo in un cassetto, poiché il
ministro dell¹economia, Antonio Palocci, e la sua équipe vogliono solo
proseguire la vecchia politica neoliberista del governo Cardoso, espropriare
terre come compensazione sociale e destinare a questo risorse che serviranno
ad insediare soltanto 80.000 famiglie fino a tutto il 2006. Ma l¹équipe del
professor Plínio de Arruda Sampaio, con i tecnici dell¹Istituto di Ricerca
Economica Applicata (Ipea), del Ministero della Riforma Agraria e delle
università hanno fatto studi e hanno dimostrato che c¹erano risorse per
insediare un milione di famiglie in quattro anni. Quindi, come abbiamo detto
nel Rio Grande do Sul, il presidente Lula è rimasto intrappolato tra
insediare 80.000 famiglie con il piano neoliberista o insediarne 1 milione
con un nuovo progetto di sviluppo. Abbiamo fatto una marcia da Goiânia a
Brasília, abbiamo fatto pressione sul governo e, il 21 novembre 2003, il
presidente Lula è stato personalmente a dire a 5 mila lavoratori, che sono
arrivati a piedi alla capitale federale, che il governo avrebbe fatto la
riforma agraria ­ non sarebbero stati né 80.000, né 1 milione di famiglie,
ma avrebbe insediato 430.000 famiglie tra il 2004 e il 2006. Questo è il
contratto sociale e il debito morale che il governo Lula ha con il MST, con
la Confederazione Nazionale dei Lavoratori nell¹Agricoltura (Contag) e con i
movimenti sociali.

Gazeta Mercantil ­ L¹Accordo non è andato avanti?

Stédile: ­ E¹ passato il gennaio 2004 e il governo non aveva fatto niente; in
febbraio è finito coinvolto nell¹episodio di Waldomiro Diniz e è rimasto
bloccato. Quindi, nella mobilitazione dell¹ ³aprile rosso² abbiamo occupato
127 fazendas nel Paese per richiamare l¹attenzione del governo; e il
presidente Lula, preoccupato per l¹inefficienza della sua amministrazione,
firma un altro accordo con noi, garantendo che non sarebbero mancate le
risorse per insediare le 430.000 famiglie e annuncia la liberazione di 1,7
miliardi di reais per la riforma agraria nel 2004. Siamo tornati a casa di
nuovo soddisfatti, ma la politica economica neoliberista si è approfondita,
il tasso di interesse è aumentato così tanto che, tra agosto e novembre, il
governo ha avuto un aumento di spesa di 4 miliardi di reais solo con
l¹elevazione della tassa Selic dal 16% al 17,5%. E l¹1,7 miliardi di reais
previsti per la riforma agraria si è ridotto a 600 milioni di reais. Alla
fine dell¹anno, pare che siano andati liberando altri 300 milioni e abbiamo
chiuso il 2004 con una spesa al massimo di 900 milioni. Sono mancati i soldi
perché le risorse sono andate in direzione del pagamento degli interessi del
debito pubblico, il governo Lula è in debito con noi e se continuerà così
non onorerà il suo impegno.

Gazeta Mercantil ­ Perché?

Stédile ­ Perché il settore conservatore del governo, rappresentato dal
ministro dell¹Agricoltura, Roberto Rodrigues, e dal ministro dell¹
Indústria e Comércio, Luiz Fernando Furlan, appoggia esclusivamente la
priorità dell¹agrobusiness. E hanno creato l¹illusione che gli accordi di
libero commercio, nella negoziazione con la Comunità Economica Europea e con
gli USA, attraverso l¹ALCA, avrebbero aperto un mercato infinito per le
esportazioni agricole del Brasile.
Siccome nel 2003 abbiamo avuto prezzi agricoli eccezionali, l¹agrobusiness
ha valutato che le prospettive per le esportazioni brasiliane erano infinite
e ha cominciato a scontrarsi con noi sulla riforma agraria. Ma non volevamo
la lite con l¹agrobusiness, poiché il nostro obiettivo principale sono i
latifondi improduttivi e oziosi, che mantengono ancora ai margini del
mercato 130 milioni di ettari. Nella misura in cui facevamo pressione sul
governo perché espropriasse queste aree, chi si è schierato a difesa del
latifondo è stato l¹agrobusiness. Nel recente massacro di lavoratori
senza-terra a Felisburgo, Minas Gerais, quando il fazendeiro assassino
Adriano Chafic, di soli 37 anni, ha assunto 15 pistoleiros e in un sabato a
mezzogiorno, sotto un sole ardente, è stato là con i suoi bravi e ha sparato
ai compagni che erano accampati in un¹area pubblica, ammazzandone cinque e
lasciandone tredici a terra, feriti, chi è venuto a difenderlo, non sono
stati i latifondisti della Confederazione Nazionale dell¹Agricoltura (CNA),
né la Unione Democratica Ruralista (UDR). Questi sono rimasti tranquilli,
in imbarazzo. Chi si è pubblicamente schierato in difesa del fazendeiro
assassino è stato il signor Roberto Rodrigues, quando ha detto nel Jornal
Nacional: "Ritengo naturale questa reazione del fazendeiro, perché ha il
diritto di difendere con le armi la sua proprietà². Ora, al di là della
falsa retorica del ministro, quel che c¹è dietro tutto questo è che
l¹agrobusiness, cosiddetto moderno, immaginando che il mercato
internazionale sia in una fase di crescita senza fine, ha valutato che, per
espandere le sue vendite all¹estero, avrebbe dovuto ampliare la frontiera
economica rispetto al latifondo arretrato e, se il governo avesse
espropriato le terre improduttive avrebbe creato una barriera. E ha deciso
di colpire i senza-terra perché la riforma agraria non si realizzi e il
latifondo resti come una specie di area di riserva per l¹espansione dei loro
affari.

Gazeta Mercantil:­ Le difficoltà esterne dell¹agrobusiness non tolgono il
senso alla creazione di riserve di valore con terre improduttive?

Stédile ­ Io penso che Dio sia brasiliano. E quando Dio non funziona, perché
molte volte dorme, la dialettica funziona e per fortuna siamo salvi per
merito suo. L¹orgoglio eccessivo dell¹agrobusiness è stato contestato dalle
stesse contraddizioni dello sviluppo capitalista, la quotazione
internazionale dei prodotti agricoli è scesa, perché la tendenza naturale è
di caduta nei prezzi delle commodities. Oltre a questo, alcuni di loro se
ne sono accorti quando in ottobre 2004 erano pronti a firmare un accordo di
libero commercio tra il Mercosul e l¹Unione Europea e, pur essendo pronti a
concedere tutto, hanno sentito dire dagli europei: "Siamo soddisfatti che
non ci siano imposte e dazi, ma ridurremo l¹acquisto di carne bovina di
100.000 tonnellate all¹anno². Non c¹è espansione del mercato agricolo in
Europa e negli USA per lo zucchero, le arance, il caffè e nemmeno per le
proteine animali perché loro mangiano già troppo. La tendenza del mercato
consumatore con alto reddito è di spostarsi verso un altro tipo di prodotto,
perché il problema del ricco non è la fame, ma l¹obesità. Il grande mercato
in espansione per gli alimenti è il Brasile, con 80 milioni di persone che
mangiano male, soffrono la fame e sono sottoalimentate. Tutte le analisi
mostrano che ci sono 80 milioni di brasiliani malalimentati. E basta
accrescere il salario minimo per vedere file nei supermercati, nei forni,
dai macellai. E¹ chiaro che il nostro mercato crescerà solo con un progetto
di sviluppo nazionale che distribuisca reddito e accresca il salario minimo
da 260 a 520 reais, come Lula ha promesso durante la campagna elettorale.

Gazeta Mercantil ­ La riforma agraria è ancora ferma?

Stédile ­ Si, per varie ragioni. Lo Stato brasiliano è conservatore ed è
stato organizzato per 500 anni ad essere la mucca da latte dei ricchi, che
accumulano succhiando il denaro pubblico. Anche se gestito da un presidente
impegnato con partiti di sinistra, lo Stato non riesce a rispondere alle
domande dei poveri, non riesce a contrattare un agronomo che lavori negli
insediamenti. L¹Incra non funziona e la Conab non ha nemmeno un camion per
comprare la nostra produzione negli insediamenti. Ma, la principale causa
per cui la riforma agraria è ferma è che l¹équipe economica di Palocci
continua ad applicare una politica neoliberista che interessa solo ai
banchieri e alle grandi transnazionali esportatrici. E è criticata da tutti
gli economisti, a partire dal deputato Delfim Netto fino al professor
Carlos Eduardo Carvalho, perché concentra il reddito e genera solo una
economia rivolta all¹esterno, senza ripercussioni sul mercato interno. I
dollari delle esportazioni finiscono per non entrare nell¹economia, vanno a
finire nel pagamento del debito estero e non creano dinamismo nel mercato
locale. Nel comune di Goiás (GO), il maggior esportatore di cotone del
Brasile, la popolazione è povera e la città di 15.000 abitanti è diventata
una grande favela perché la ricchezza del cotone esportato non torna là. Per
tutto questo abbiamo alzato la voce e stiamo dicendo al presidente Lula
che, se non cambierà la politica economica, la riforma agraria non sarà
possibile e non ci sarà distribuzione di reddito. L¹economia può anche
crescere ma non si sviluppa il Paese, nel senso che della ricchezza possa
beneficiare la maggioranza della società.

Gazeta Mercantil ­ Anche se si tratta di una riforma capitalista, giacché
distribuisce e rafforza la proprietà privata, perché la riforma agraria non
si concretizza in Brasile?

Stédile ­ La riforma agraria è sempre stata bandiera repubblicana, a partire
dalla Rivoluzione francese nel 1789, il suo obiettivo è radicalizzare la
democrazia e lo Stato repubblicano deve garantire a tutte le persone il
diritto alla terra, se vogliono lavorarla. Ma, come diceva Darcy Ribeiro,
nei 500 anni della nostra civilizzazione, l¹élite brasiliana non ha mai
voluto fare la riforma agraria e ha preferito un modello di sviluppo
dipendente. Anche nell¹epoca di Getúlio Vargas, lo sviluppismo nazionale ha
creato una industrializzazione dipendente come ci ha spiegato Florestan
Fernandes, perché ha industrializzato il Paese, ma in modo tale che
rimanesse dipendente dal capitale straniero e ha creato una industria per un
mercato interno limitato alla minoranza della classe media.

Gazeta Mercantil ­ Il mercato brasiliano è molto ristretto?

Stédile ­ Il caso della produzione di macchine è il più patetico. Oggi si
sta vantando l¹agrobusiness, quel che è moderno è la salvezza
dell¹economia, ma con tutta la sua grandezza e con i prezzi dei prodotti
alle stelle, l¹industria nazionale di macchine ha venduto solo 36.000 unità,
le altre 30.000 hanno dovuto essere esportate. E questo accade perché
dall¹inizio abbiamo impiantato un modello di industrializzazione che non
porta allo sviluppo del Paese, arricchisce pochi e non distribuisce reddito.
E¹ per questa ragione che il MST, anche se molti ci chiamano radicali, è
solo un movimento repubblicano. Noi siamo un movimento socialista
nell¹accezione del termine. Vogliamo mutamenti e siamo radicali nel senso di
andare alle radici dei problemi, ma non immaginatevi che siamo comunisti e
mangiamo i bambini. La riforma agraria non è più che una bandiera
repubblicana per sviluppare il nostro Paese, perché tutti abbiano lavoro,
casa, scuola e reddito per mangiare. E speriamo che i buoni borghesi, i
borghesi nazionalisti che pensano al Brasile, e la Gazeta Mercantil è stato
il portavoce di alcuni di loro, si coscientizzino e capiscano che è
possibile costruire una società democratica nella quale ogni brasiliano
abbia garantiti per lo meno questi diritti fondamentali: lavoro, scuola,
casa e pane. Infine c¹è una classe sociale borghese formata da capitalisti
brasiliani e la via d¹uscita in questa tappa della Storia del Brasile è fare
un¹alleanza tra i settori sociali impoveriti, ma organizzati e i buoni
borghesi, che vogliano lo sviluppo del Brasile.

Gazeta Mercantil ­ Con quale settore dell¹industria fare questa alleanza?

Stédile ­ Ci sono diverse industrie che pensano a un progetto per il
Brasile. Lo stesso Antonio Ermírio de Moraes pensa al Brasile e almeno
deve ricordarsi di suo padre. Sono rimasto molto colpito dall¹intervista
recente del prof. Luiz Carlos Bresser Pereira alla Gazeta Mercantil. Ho
dialogato con il gruppo della Fondazione Semco (dell¹impresa Semco, di
Ricardo Semler, che ha scritto "Virando a Própria Mesa"), che ha messo
insieme la Fondazione DNA Brasil, e vedo che ci sono imprenditori
brasiliani che hanno coscienza del Brasile. Sono contento di vedere Iedi
che recupera ciò che è stato all¹origine il pensiero di Roberto Simonsen, di
lottare per un¹industria per il Brasile. Ho fatto conferenze
all¹Associazione Brasiliana di Commercio e ho constatato che c¹è un
sentimento di brasilianità tra i piccoli imprenditori e commercianti.

Gazeta Mercantil ­ Perché una parte dei media demonizza il MST?

Stédile ­ La maggior parte della grande stampa è un problema sociale e
politico per la società brasiliana, perché appartiene a gruppi economici che
hanno sempre utilizzato i mezzi di comunicazioni come strumenti, soltanto
per guadagnare soldi, mentre la Costituzione brasiliana dice che dovrebbero
essere un servizio pubblico utile alla società. Alcuni si sono arricchiti,
ad esempio Roberto Marinho, che in trent¹anni si è trasformato in uno dei
più ricchi del mondo. La Rete Globo è nata nell¹epoca della dittatura
militare e Roberto Marinho é frutto del plusvalore sociale che lo Stato gli
ha trasferito come una specie di pagamento per i ³buoni servizi prestati² e
ha permesso che creasse un impero finanziario. In Europa ci sono regole che
impediscono il monopolio dei media, per garantire che le informazioni siano
democratizzate. Ma in Brasile avviene il contrario, cresce il monopolio.
Parlano male del MST e dobbiamo sopportare. Ma la riforma agraria non si
risolve sulla stampa. Le contraddizioni sono altre, possono continuare a
parlare male quanto vogliono del MST, ma non per questo il movimento verrà
sconfitto, né la nostra causa cesserà di essere giusta a causa delle loro
opinioni.

Gazeta Mercantil ­ Una parte dei media tuttavia ritiene la proposta di
riforma agraria del MST come arretrata, non moderna.

Stédile; ­ Gli arretrati sono loro; sono ignoranti e non sanno cos¹è la
riforma agraria. La nostra riforma agraria incorpora tecnologia e in tutti
i documenti del MST non abbiamo mai sostenuto una riforma agraria del secolo
passato, perché andava bene per quel tempo, spartiva solo la terra e
l¹ultima è stata quella giapponese, fatta dall¹esercito americano nel 1946.
Oggi, dividere soltanto la terra non fa uscire i contadini dalla povertà e
non li integra nella società. Per questo, nell¹attuale stadio di sviluppo
delle forze produttive, lottiamo per una riforma agraria di tipo nuovo, che
divida la terra per costruire nuove relazioni di produzione e sociali, ma
che divida anche il capitale. E dividere il capitale non vuol dire prendere
l¹industria di Antonio Ermírio de Moraes e dividerla. Ma, piuttosto,
dividere l¹accumulazione di plusvalore che c¹è nello Stato, che è di tutti,
e che oggi torna in forma concentrata verso le banche. Il capitale sociale
che c¹è nello Stato, deve arrivare anche ai contadini, nella forma di
finanziamento della produzione e delle cooperative e, soprattutto, per
l¹installazione di agroindustrie, che sono il simbolo della nostra riforma
agraria. La nostra proposta è portare l¹agroindustria nell¹interno del
Paese, per soddisfare il nostro stesso mercato e uscire da questa assurda
concentrazione. Bisogna anche spartire l¹educazione, perché la conoscenza
libera le persone. Nel secolo XIX, Emiliano Zapata ha fatto la riforma
agraria in Messico con analfabeti, ma ora non è più possibile. Dobbiamo
distribuire l¹informazione, anche perché oggi, per sviluppare le forze
produttive in agricoltura, bisogna avere conoscenze, non si può restare con
il bue e la zappa.

Gazeta Mercantil ­ L¹esportazione, soprattutto di prodotti industrializzati,
non porta divise al Paese?

Stédile: ­ Certo che ci interessa l¹esportazione di prodotti industriali con
valore aggregato come fa la Embraer. Ma dobbiamo evitare che si esportino
prodotti agricoli e materie prime senza nessun valore aggregato. Nel caso
dei minerali, ad esempio, esportiamo ovoidi ottenuti da carbon fossile, dai
quali togliamo solo la terra e li regaliamo ai cinesi per 30 dollari a
tonnellata e quando arriva in Cina una tonnellata vale 130 dollari. Questa è
stupidità, non possiamo buttare via tante risorse naturali che potrebbero
essere usate per sviluppare il nostro Paese, produrre uguaglianza e
benessere sociale. E raccomando alla nostra borghesia di prendere qualche
lezione da Delfim Netto e studiare di nuovo John Maynard Keynes, poiché
diceva che l¹essenza dell¹economia, per garantire la sovranità di un paese,
è organizzare la produzione per rispondere, prima di tutto, alle necessità
del proprio popolo. Keynes è stato quello che ci ha avvertito che le
istituzioni dell¹accordo di Bretton Woods avrebbero dovuto solo trasportare
la ricchezza del mondo verso gli USA. E aveva ragione perché stiamo vedendo
che gli USA hanno il maggior deficit pubblico e commerciale del mondo e
dobbiamo lavorare per sostenerli. La borghesia deve leggere Joseph
Schumpeter, e io sto citando solo il gruppo dei capitalisti illuminati. Non
c¹è bisogno di rivolgersi ai marxisti, noi studiamo anche questi.

Note: traduzione a cura del comitato MST

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