Latina

Venezuela: cosa siginfica la morte del giudice Anderson

23 novembre 2004
Gennaro Carotenuto

L'assassinio a Caracas del giudice Danilo Anderson, segna un prima e un
dopo. E non è un caso che sia contemporaneo ad un altro "prima e dopo":
quello della svolta a destra (sic!) della seconda amministrazione Bush.

Danilo Anderson, 38 anni, era il principale giudice che lavorava sui
crimini commessi durante il colpo di stato dell'11 aprile 2002, fallito per
la spinta delle manifestazioni popolari il 13 aprile che aveva riportato a
Miraflores il governo legittimo. I golpisti, mentre lasciavano una scia di
sangue di quasi cento morti, fecero in tempo ad essere riconosciuti dal
Fondo Monetario Internazionale, dal governo spagnolo di José María Aznar e
da quello statunitense di George W Bush. E anche su queste connessioni
faceva luce il lavoro di Danilo.

Due anni dopo il governo di Hugo Chávez è infinitamente più forte nel
paese, passando di vittoria in vittoria elettorale, dal referendum
revocativo alle elezioni amministrative. Ma è infinitamente più forte nella
regione. In due anni tutta l'America atlantica ha portato alla vittoria
governi critici verso l'impero e amici del Venezuela bolivariano. Dopo
quello giustizialista in Argentina e quello petista in Brasile, si somma
adesso l'Uruguay del Frente Amplio. Questo giunge al governo con un mandato
popolare forte accompagnato da un indirizzo preciso sancito dal referendum
popolare contro la privatizzazione dell'acqua.

Il confronto adesso si trasforma in scontro. Negli Stati Uniti vincono
infatti quelli che definiscono i governi progressisti latinoamericani come
"Nuovo asse del male" e minacciano l'apocalisse. A Santiago del Cile
domenica 22, George W Bush ha incoronato (doppio sic!) Ricardo Lagos leader
naturale della regione, in barba alla storia, alla geopolitica e
all'economia. Ma Ricardo Lagos, insieme al colombiano Uribe, che ammazza o
fa ammazzare l'85% dei sindacalisti che cadono nel mondo, è l'unico uomo
del sud che continua ad essere sacerdote ortodosso della religione del
neoliberismo.

Il mese scorso il terrorista e organizzatore di squadroni della morte in
Salvador e Nicaragua, Posada Carriles è stato amnistiato a Panamá e adesso
sverna felice a Miami, giocando a golf con Otto Reich, l'uomo che ha
gestito il colpo di stato in Venezuela. Contemporaneamente Bush riceve
amichevolmente l'ex presidente Carlos Andrés Pérez -una fortuna alle
Barbados- che da due anni spinge all'uso della forza contro il governo
democratico di Hugo Chávez.

E' naturale che sia venuto adesso il momento del terrorismo come penultima
arma contro il Venezuela bolivariano delle scuole rurali e degli ambulatori
nei ranchitos.

Danilo Anderson era una specie di Giovanni Falcone venezuelano. E' morto in
circostanze altrettanto drammatiche, assassinato da quelle forze golpiste
legittimate allora come oggi da Bush, Aznar e dall'FMI. Tra trent'anni la
grande democrazia statunitense confermerà le nostre illazioni di oggi
aprendo gli archivi agli studiosi. Ogni anno succede. Nel 2003 gli archivi
di Washington rivelarono che tutto quello che per trent'anni s'era scritto
sull'11 settembre era vero.

Tra trent'anni leggeremo di Danilo Anderson. Avrebbe avuto 68 anni Danilo
nel 2034, quando la grande democrazia statunitense probabilmente ammetterà
di avere armato i suoi assassini. Oggi, il suo assassinio, così puntuale, è
molto probabilmente il primo atto politico della seconda amministrazione
Bush verso l'America Latina.

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