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Salvador: no alla diga

Otto chilometri e mezzo di lago artificiale e 18mila famiglie sfollate: saranno queste le conseguenze della diga sul fiume Torola, in Salvador
13 luglio 2004
Paola Erba
Fonte: Peace Reporter

Contro la sua costruzione si battono da tre anni 1500 famiglie del comune di Carolina, nel nord-est del Paese. E si batter¨¤, tra qualche giorno, anche il Terzo Forum Mesoamericano, previsto dal 15 al 17 luglio 2004, a Carolina. La diga (denominata El Chaparral) avr¨¤ un costo approssimativo di 92,5 milioni di dollari.
Sono coinvolti nel progetto, la CEL (Comision Ejecutiva Hidroelectrica del Rio Lempa), il governo salvadoregno e quello giapponese, che ha gi¨¤ assicurato parte del sostegno finanziario

12 luglio 2004 - "El Chaparral ¨C si lamentano cittadini e associazioni ambientaliste - avr¨¤ conseguenze fatali non solo sulla popolazione, che perder¨¤ ogni fonte di sostentamento, ma anche sull¡¯ambiente: la deviazione del fiume provocher¨¤ infatti l¡¯estinzione di diverse specie animali e vegetali".

Ma da tre anni, alle proteste dei cittadini e a quelle del CESTA, un¡¯ associazione ambientalista locale, seguono minacce e attentati. Come quello a Jacobo Martinez, contadino e attivista del CESTA, che un anno fa si ¨¨ miracolosamente salvato da alcuni colpi di fucile sparati da ignoti.

¡°Era mattina presto", spiega. "Stavo andando a lavorare, quando improvvisamente avvertii degli spari. Caddi tramortito. Ero stato ferito alle gambe. Per mesi non fui in grado di camminare, ma non per questo si ferm¨° la nostra lotta. Continuammo con le proteste e l'attivit¨¤ di informazione. Oggi, l¡¯opposizione degli abitanti di Carolina si sta estendendo ad altri villaggi e il Forum di questi giorni ci d¨¤ speranza. Servir¨¤ a rafforzare la resistenza alle dighe idroelettriche in tutta l¡¯America Centrale. Lo faremo attraverso la discussione, l¡¯analisi, la costruzione di reti e la presentazione di progetti alternativi. El Chaparral, infatti, non ¨¨ l¡¯unica diga prevista nella zona. Al contrario, ¨¨ parte di un piano pi¨´ ampio, di una serie di dighe lungo il fiume Torola, che dovrebbero dare luce ed elettricit¨¤ a 85mila famiglie. Ma la chimera del progresso ¨¨ solo un pretesto sbandierato dalla CEL e dal nostro governo, per coprire i guadagni di pochi. Le dighe, per le popolazioni rurali e indigene, sono progetti insostenibili. Le alternative esistono e le troveremo¡±.

La storia di El Chaparral comincia nel 1997, quando la CEL, decisa a costruire dighe sul Torola, d¨¤ inizio, con il consenso del Ministero dell' Ambiente del Salvador, ad uno studio di fattibilit¨¤ nella zona. Si individuano otto siti possibili e nel ¡®99, se ne scelgono due: El Chaparral e la Honda, poco pi¨´ a valle. Nel dicembre del 2000, quando la CEL firma l¡¯accordo con il Giappone coinvolgendolo nel progetto, iniziano le proteste dei contadini.

¡°Hanno promesso di indennizzarci se verremo evacuati", spiega ancora Martinez. "Ma chi ci ridar¨¤ la nostra vita? Qui campiamo di agricoltura, conosciamo i ritmi del fiume, ogni angolo di questa terra. Cosa faremo da un¡¯altra parte? E il fiume? Gli ambientalisti dicono che la diga produrr¨¤ drastiche alterazioni nella flora e nella fauna di tutta la zona. E nel suolo. Perderemo i terreni fertili, perch¨¦ l¡¯acqua del Torola, deviata a causa della diga, non potr¨¤ pi¨´ irrigarli¡±.

Il CESTA ha poi denunciato un altro pericolo: il terreno della valle ¨¨ facilmente erodibile: si depositer¨¤ quindi nella diga, accumulandosi insieme ai fertilizzanti e ai pesticidi chimici. Ma non solo: la presenza di un vasto specchio d¡¯acqua ferma, rischia di diffondere in tutta la zona epidemie di dengue, dal nome della pericolosissima zanzara per cui il Salvador ¨¨ famoso.

Il caso di El Chaparral ¨¨ emblematico di una lotta alle dighe che si sta sollevando un po¡¯ ovunque, non solo in America Latina. Lo scorso gennaio, al Social Forum di Bombay, in India, circa 300 rappresentanti delle comunit¨¤ minacciate dalle dighe, si sono incontrati per decidere delle linee comuni di azione. Rappresentavano circa 80 milioni di persone in tutto il mondo e provenivano da 62 Paesi diversi.
Quando questo movimento si riun¨¬ per la prima volta sei anni fa, a Curitiba, in Brasile, era solo la voce di un dramma che il mondo ignorava. Oggi, ¨¨ riuscito a guadagnare la solidariet¨¤ di personaggi come Arundhati Roy e come il nobel per la pace birmano Aung San Suu Kyi.
Il Terzo Forum Mesoamericano riunir¨¤ parte di questo movimento. Ma la partita di El Chaparral, cos¨¬ come quella di molte comunit¨¤ minacciate dalle dighe (in Argentina, quelle sul Paran¨¤, in Uruguay, sul Garab¨¬¡­) ¨¨ ancora tutta da giocare.

Note: http://www.peacereporter.net/it/canali/storie/0000america/salvador/040710diga

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La nonviolenza è una direzione e non un codice, è una creazione come tutti i valori e perciò ognuno la concreta storicamente.

Aldo Capitini

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