Latina

Venezuela: gli USA minacciano di entrare in azione se non ci sara' il referendum

Il Sottosegretario di Stato perl' America Latina, Roger Noriega, ha affermato che il governo di Washington considera che l'opposizione ha presentato firme sufficienti per convocare il refereundum revocatorio presidenziale ed ha avvertito che gli Stati Uniti useranno "le possibilita' multilaterali che abbiamo" per far pressione in modo che si realizzi la consulta.
27 maggio 2004
Fonte: Cadena Global

Roger Noriega: Non rimarremo con le braccia conserte

Il governo degli Stati Uniti considera che l'opposizione in Venezuela ha presentato sufficienti firme per convocare un referendum revocatorio contro il presidente Hugo Chavez.

"E' chiaro per noi che il numero richiesto di persone ha appoggiato la richiesta" ha detto il sottosegretario di Stato per America Latina, Roger Noriega, in un'intervista che pubblica il quotidiano "The Washinton Times" nella sua prima pagina.

"Se attraverso un qualche procedimento burocratico forzato, quelle firme saranno scartate, questo potrebbe avere gravi conseguenze per i venezuelani e per coloro che appoggiano i suoi diritti costituzionali", ha aggiunto Noriega.

Ha avvertito inoltre che se le autorita' elettorali del Venezuela non ci sono sufficienti firme per indire un referendum revocatorio, Washington non restera' con le braccia conserte.

"Useremo le possibilita' multilaterali che abbiamo" ha assicurato Noriega. "Abbiamo gia' avvertito i nostri soci che riteniamo che questa sia una prova del fuoco per vedere se lo Stato puo' o no rispettare i diritti del popolo venezuelano".

Queste sono state le parole piu' forti contro il governo di Chavez pronunciate fin'ora da un alto funzionario dell'amministrazione Bush senza chiedere l'anonimato.

D'altro canto, il quotidiano "The Washington Post" ha pubblicato un articolo scritto da Chavez nel quale il mandatario venezuelano assicura che se le firme ci sono, il referendum si realizzera', e che il suo risultato sara' accettato, "qualsiasi esso sia".
Pero' nella sua pagina, il "Post" ha affermato che l'articolo di Chavez e' una manovra diplomatica diretta a legittimare il suo governo come democratico, anche se in realta' e' "un populista eccentrico, quasi autoritario".
Chavez ha scritto che durante i suoi sei anni di governo, la mortalita' infantile e' diminuita, l'alfabetizzazione e l'aspettativa di vita sono aumentati, grazie al fatto che lui ha raddoppiato la spesa della salute pubblica ed ha triplicato quella per l'educazione.
Il "Washington Post" ha risposto che "contrariamente alle sue affermazioni, Chavez ha impoverito e polarizzato il suo paese: le entrate per capita dei Venezuelani sono cadute di un quarto nei suoi sei anni di governo e che i poveri stanno peggio che mai.
Il "Post" accusa Chavez di contraddirsi con le sue parole e le sue azioni, ed afferma che e' ben lontano dal desiderare che si faccia un referendum per poter contare con il voto popolare per la terza volta, come afferma nel suo articolo, il mandatario sta cercando di evitare la celebrazione della consulta perche' perderebbe le votazioni.
"L'unico amico di Chavez fuori dal Venezuela e' Fidel Castro di Cuba. Pero' se continua a negare al suo paese il voto democratico, per lo meno si dovra' negare a Chavez la pretesa che le sue azioni sono legali o accettabili per le democrazie della regione", dice il "Post".

Cadena Global/DPA

Note: trad. di Barbara Bessone
http://www.cadenaglobal.com/default.asp?pgm=detail&Not=69460&sec=6

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