Latina

Chomsky: sconfitto in Irak, Bush punta l'attenzione su Cuba e coinvolge il Messico

Bush cerca qualcuno da distruggere per migliorare la sua immagine di fronte "al
popolo più terrorizzato al mondo"
L'intensificazione dell'embargo ha provocato l'ira della comunità scientifica
statunitense
12 maggio 2004
JIM CASON e DAVID BROOKS - Trad. Melektro
Fonte: La Jornada

Washington & New York, 8 Maggio - In un breve commento per La Jornada, Noam Chomsky ha detto che nell'attuale congiuntura il Governo di George Bush ha intensificato la sua aggressione retorica nei confronti di Cuba - trascinando anche il Messico in questa dinamica - in parte perché la sua occupazione dell'Iraq sta fallendo mentre la situazione generale in Medio Oriente sta divampando, e lasciando intendere di avere quindi bisogno di un nuovo bersaglio.

"E' facile attaccare Cuba, è il bersaglio perfetto per un coraggio di stile Texano", commenta Chomsky. "E' il gioco di trovare qualcuno (nella scena internazionale) che sia troppo debole per potere essere in grado di rispondere effettivamente, un governo che non abbia la possibilità di guadagnare un ampio supporto, e così quando Washington si sente al sicuro, si mette a dare calci in faccia facendo uso di retorica reaganiana". Aggiunge che "sfortunatamente stanno coinvolgendo il Messico in tutto questo", dimostrando che attualmente il governo statunitense "ha bisogno di distruggere qualcuno".

Per il consumo interno negli Stati Uniti, questi attacchi verbali contro Cuba sono sempre cosa facile. "Questo tipo di politica funziona più efficacemente nel paese con la popolazione più terrorizzata al mondo", afferma Chomsky. Dice inoltre che attualmente i governanti statunitensi appaiono alquanto "impazziti", e che la tematica di Cuba è facile da manipolare. Per esempio, segnala come sia indicativo che non solo Bush ma anche il suo avversario candidato alle presidenziali del prossimo novembre, John Kerry, è favorevole a mantenere la retorica anticastrista e l'embargo economico.

Simultaneamente, il blocco non si applica solo contro Cuba, dice Chomsky, ma
anche contro interi settori statunitensi. Indica che gli sforzi fatti per impedire che statunitensi visitino o intrattengano rapporti di scambio con Cuba sono parte della strategia interna di questo governo. "E' vergognoso che questa gente (quando si reca a Cuba) veda che le norme che regolano il sistema sanitario a Cuba sono migliori di quelle che abbiamo qui", enfatizza.

Però questa intensificazione del controllo sull'interscambio con Cuba genera pure problemi interni per il governo statunitense. "L'hanno portato a un tale estremo che hanno finito per provocare l'ira di tutta la comunità scientifica statunitense. Il Dipartimento del Tesoro ha recentemente diffuso una ordinanza che comandava alle pubblicazioni scientifiche di non pubblicare articoli inviati da cubani. Ma si è poi dovuto annullare quest'ordine a seguito della massiccia protesta da parte degli scienziati, anche se è stata mantenuta in vigore una repentina proibizione riguardante i viaggi degli scienziati statunitensi alle conferenze internazionali sulla biologia e la salute che si tengono a Cuba".

Chomsky, in interviste con La Jornada e altri mezzi di informazione, ha sempre
ricordato che la politica degli Stati Uniti verso Cuba è stata marcata da una
serie di attentati "terroristici" che sono cominciati fin dall'inizio della
rivoluzione. Per questo, ha segnalato che azioni di questo tipo contro Cuba
sono state quasi sempre realizzate dal territorio statunitense, un paese dove
si continua a fornire ospitalità a conosciuti terroristi quali Orlando Bosch
(attraverso la protezione di Jeb Bush, governatore della Florida), l'haitiano
Emmanuel Constant, membri della Contra nicaraguese e altri. Il che significa
che la supposta nuova dottrina di Bush, per la quale lo Stato che fornisce
asilo a questo tipo di criminali è uno Stato terrorista, non si applica qui.

Queste sono dottrine unilaterali. Non hanno alcuna intenzione di essere linee di
legge internazionale o norme di valenza internazionale. Sono dottrine che
conferiscono agli Stati Uniti, ma non a nessun altro, il diritto di usare la
forza e la violenza, e di dare asilo a terroristi", ha commentato Chomsky in
una recente intervista sul The Progressive.

Allo stesso tempo in precedenti interviste, Chomsky ha sottolineato che il
governo statunitense compie sforzi sofisticati nella definizione del 'nemico',
per il consumo della popolazione di questo paese, attraverso campagne sui media
e la fabbricazione di informazione, e così guadagnare il consenso per
giustificare guerre e aggressioni contro 'il male', così come lo ha fatto nel
caso dell'Iraq e come ha già fatto così pesantemente con Cuba.

Nuovamente, segnala Chomsky a La Jornada, Cuba viene presentata come 'quel paese orrendo, il peggiore al mondo", il che significa, con "il solito sadismo" che
Washington utilizza contro quel popolo.

Sottolinea infine come a causa di tutto questo, in questa congiuntura Cuba è
divenuta un bersaglio 'facile' per la retorica aggressiva di Washington la
quale, chiaramente come per l'Iraq, viene sempre decorata con gli aggettivi
della 'libertà' e la 'democrazia', mentre il bene della civilizzazione rimane
il suo obiettivo.

Note: http://www.jornada.unam.mx/003n1pol.php?origen=index.html&fly=1

Tradotto da Melektro a cura di Peacelink

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