Latina

Messico: gli abusi della polizia e le aberrazioni del sistema giudiziario nel caso di due scirttori detenuti ingiustamente in attesa di giudizio

incarcerati da febbraio per un presunto furto di due specchietti d'automobile
27 aprile 2004
Raul Schenardi

INGIUSTA CARCERAZIONE DI DUE SCRITTORI MESSICANI

Da febbraio gli aficionados di fantascienza, i numerosi blogger e la
comunità universitaria e intellettuale del Messico sono in subbuglio per
l'arresto degli scrittori Gerardo Sifuentes Marín ed Epigmenio León
Martínez. Di quest'ultimo so solo quanto ho letto sulla stampa messicana
on-line: laureato in scienze della comunicazione, traduttore dal tedesco, si
è occupato per anni dell'organizzazione della Fiera internazionale del libro
per ragazzi e attualmente lavora per l'Università Nazionale Autonoma di
Città del Messico come responsabile della diffusione della rivista Tierra
adentro, sulla quale ha pubblicato vari articoli.
Con Gerardo Sifuentes invece intrattengo da anni una simpatica
corrispondenza email, e sono un patito delle sue fiction allucinogene e
postapocalittiche, popolate dalle icone della cultura mediatica e dal
fantasma ectoplasmatico della tivù, intrise di humour e di piccole
illuminazioni. A trent'anni appena compiuti Gerardo, che è ingegnere
elettronico ma lavora attualmente in un'agenzia pubblicitaria
internazionale, oltre a godere di una borsa di studio del Fondo Nazionale
per la Cultura e l'Arte, ha pubblicato due libri, Perros de luz (una
raccolta di racconti d'ispirazione cyberpunk) e Pilotos infernales (secondo
un critico spagnolo, «più affine a John Barth o William Bourroughs che a
Gibson»). Vanta inoltre un curriculum più che rispettabile di premi
nazionali (il Kalpa nel 1998, e il Vid nel 2001) e internazionali (il Philip
Dick, indetto dall'Università spagnola di Santiago de Compostela), suoi
testi sono stati pubblicati sulle riviste di ciencia ficción in lingua
spagnola al di qua e al di là dell'Oceano e figurano in parecchie antologie,
non solo di genere.
L'assurda incarcerazione di cui Gerardo ed Epigmenio sono vittime dal 12
febbraio ha suscitato vibrate proteste. Il Consiglio Nazionale per la
Cultura e l'Arte (Conaculta) ha offerto sostegno giuridico, una petizione
per la loro liberazione ha raccolto centinaia di firme di scrittori, docenti
e artisti, ci sono state due interpellanze di tono analogo da parte di
esponenti del PAN e del PRD (come dire, governo e opposizione), e il
responsabile della Sicurezza pubblica ha convocato tutti i poliziotti della
Colonia Roma per un'indagine interna sul caso. Reazioni più che
giustificate, anche perché l'episodio rivela aspetti inquietanti del
funzionamento della giustizia in Messico. Ecco i fatti.
Il 12 febbraio scorso, verso le 3 di notte, Gerardo ed Epigmenio sono stati
fermati da agenti di polizia a una decina di metri dall'abitazione del
primo, mentre percorrevano a piedi una via della Colonia Roma di Città del
Messico: avevano il fiato che puzzava d'alcol (il verdetto della successiva
perizia, tuttavia, ha stabilito che non erano in stato di ebbrezza). In
effetti, secondo le loro dichiarazioni, erano usciti per comprare delle
birre perché in casa erano finite. Condotti in commissariato senza
conoscerne il motivo, dopo qualche ora di attesa sono stati accusati di aver
rubato due specchietti retrovisori di un'auto (abbandonata da mesi in quella
via) e tradotti in carcere. Il giudice incaricato, Julia Ortiz Leandro, ha
convalidato l'accusa di furto aggravato, che dal novembre 2003 non prevede
più il rilascio dietro cauzione, perciò sono ancora al fresco, in attesa di
una revisione del caso. Nonostante la presenza di tre testimoni oculari che
smentiscono la versione dei poliziotti.
Bisogna fare due premesse. Per la giustizia messicana l'accusato è colpevole
finché non riesce a dimostrare il contrario; in secondo luogo, la polizia di
Città del Messico sta applicando un Programma Tolleranza Zero (di cui il
giudice Julia Ortiz Leandro è sostenitrice) che prevede premi in denaro fra
i 2000 e i 4000 pesos per l'agente che assicuri alla giustizia un
delinquente colto in flagranza di reato, e fissa delle quote di arresti da
raggiungere per far scendere le percentuali di crimini. Risultato: una
specie di coprifuoco coatto, pena il rischio di essere arrestati senza
motivo per ingrassare qualche poliziotto e far quadrare le statistiche. Un
blogger messicano ha così riassunto la vicenda: «La trama: due intellettuali
con una vita onorevole e rispettabile rubano specchietti delle auto proprio
di fronte a casa di uno dei due. Movente: una cifra offerta alle forze di
polizia per ogni battuta di caccia.»
O, come recita la lettera aperta sottoscritta finora da quasi trecento
scrittori, intellettuali e artisti: «La meccanica della corruzione che viene
alla luce dietro questa infamia di capetti e agenti, e che fa sì che calino
gli indici degli atti delittuosi, rivela quale può essere il destino di
qualsiasi cittadino che commetta l'imprudenza di uscire a piedi, di notte,
in una città nella quale la polizia non solo può arrestare, accusare e
implicare chiunque - illegalmente e impunemente - in un atto criminale, ma
riceve addirittura una ricompensa per farlo».
Sul sito http://epiger.proboards29.com si trova tutta la documentazione del
caso, costantemente aggiornata, ed è possibile lasciare un messaggio di
solidarietà.

Note: http://www.carmillaonline.com/archives/2004/04/000724.html

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