Chiapas: la terra "dove non accadde nulla"
In Chiapas non succede nulla, afferma il segretario del governo del Chiapas, Rubèn Velàzquez Lòpez. Secondo lui l'aggressione armata premeditata di una marcia pacifica di 4000 simpatizzanti zapatisti per mano di un gruppo del PRD e la politica municipale di Zinacantàn, è una "zuffa" abituale, poco più di un problema minore causato dall'accesso all'acqua.
Il problema, d'accordo con il segretario del Governo, è "di uso e tradizione fra le autorità municipali e il gruppo di simpatizzanti zapatisti che reclamano autonomia".
Il fatto che ventinove ribelli siano feriti, tre molto gravi con lesioni e il cranio e il torace perforato; che più di 100 persone siano fuori casa ed una moltitudine di polizia occupi il municipio, sembra al funzionario una situazione di " completa tranquillità" e che corrisponde alla sua "dinamica abituale".
Curiosa versione ufficiale dei fatti che riproduce lo stereotipo dell'indio come selvaggio, gli usi e le tradizioni come fonte infinita di scaramucce e la disputa per le risorse naturali come base dei conflitti intracomunitari.
Conveniente spiegazione governativa che si toglie da qualsiasi responsabilità nell'accaduto e che ricorda quella offerta dalla Procura Generale della Repubblica nel caso della mattanza diActeal.
Senza dubbio si tratta di una versione molto conveniente per un funzionario che, come Rubèn Velàzquez Gòmez, proviene dalle viscere dei più duri gruppi di potere in Chiapas.
Originariamente segretario dello Sviluppo Rurale per l'amministrazione di Pablo Salazar, se ne distaccò per servire senza ripensamenti gli interessi dell'arretrata burocrazia agraria ciapaneca.
"Manipolando sulla mensa" avvertì, già come segretario del Governo, che le invasioni di terra non sarebbero state tollerate in una entità (Regione) piena di conflitti agrari non risolti e che mantiene stretti vincoli con la fazione che in Zinacantàn detiene il controllo municipale in attesa delle elezioni municipali e della piena campagna di successione per il governo.
Certamente in questo municipio vi è una larga tradizione di conflitti.
Nel passato uno dei gruppi in lotta presa in prestito e la sigla del PAN fare politica.
Con l'arrivo di Salazar al governo dell'entità, vari dei suoi " intriganti" passarono sotto la franchigia del PRD e vinsero le ultime elezioni locali: il trionfo non fu terso e limpido.
Il nuovo sindaco si rifiutò di accettare che tre reggitori municipali plurinominali del PRI prendessero il loro posto in municipio: Segretario del Governo e i nuovi perredisti svilupparono così una stretta relazione.
Rubèn Velàzquez non è un caso isolato nell'amministrazione ciapateca.
Nel governo di Pablo Salazar, partecipano membri distaccatisi dalla oligarchia locale, vari legati al gruppo dell'ex governatore Patrocinio Gonzàles Garrido.
Molte ONG hanno documentato un gran numero di violazioni dei diritti umani nell'entità.
Con questi antecedenti, a chi può sembrar strano che si voglia far passare come " normale" una provocazione violenta contro una marcia pacifica di 4000 simpatizzanti zapatisti?
Tanto meno è " eccezionale" la situazione del perredismo ciapateco.
Già prima del 1994 molti gruppi di cacicchi locali mandati via dal PRI e da altre fazioni, si rifugiarono nel " sole azteco", anche se non avevano nessuna relazione con i suoi programmi o i suoi propositi politici.
Chiaramente, la direzione del partito -PRD- che aveva necessità di voti a qualsiasi prezzo, si chiuse la bocca.
La candidatura di Salasar Mendiguchìa ed il suo trionfo elettorale esacerbarono questo travaso.
Una parte del perredeismo ciapateco, si incorporò acriticamente nel nuovo governo; un'altra si occupò del controllo dell'Istituto Nazionale Indigenista dello Stato ed altri si mantennero al di fuori delle istituzioni.
Diverse " tribù" decisero di approfittare della nuova relazione di forza creatasi con la disfatta del PRI ed intrapreso azioni per accrescere la propria influenza ed il proprio potere attraverso questioni propagandistiche come la democrazia locale, i diritti dei popoli indigeni e la coesione comunitaria.
Loro unico obiettivo fu quello di ottenere più potere e risorse economiche.
Lontani dall'intervenire per porre ordini in questo caos, le diverse correnti che operano a livello nazionale nel PRD, cercarono di utilizzare queste contraddizioni per " tirare acqua al proprio mulino".
Alcune delle fazioni più radicali del partito si associarono così, senza alcun pudore, con forze di origine priista della peggior specie.
A chi può sembrare strano quindi il gravissimo silenzio della direzione nazionale di questo partito innanzi alle aggressioni contro gli zapatisti e chiunque si dichiari suo militante?
In Chiapas tutto è tranquillo, assicurano i funzionari governativi.
Senza dubbio un gran numero di giornalisti sono convinti del contrario: assicurano che la versione locale della nuova legge sulla trasparenza dei mezzi di comunicazione recentemente approvata nella entità, non è altro che una variante della "ley mordaza"
In Chiapas non succede nulla afferma l'amministrazione di Pablo Salazar, però i suoi portavoce si dedicano a smentire religiosamente le note di Hermann Bellinghausen riguardanti la conta dei conflitti che si vivono nell'entità.
Le dichiarazioni del governo dello Stato sono patetiche e vergognose.
Timorosi che venga posta allo scoperto la ragnatela di illusioni che ha venduto alla Unione Europea, i funzionari vogliono occultare l'inoccultabile.
Qualsiasi persona mediamente informata su quanto succede in Chiapas, sa che sicuramente Hermann è il giornalista maggiormente il miglioramento informato di ciò che accade nell'entità: la credibilità ufficiale non gode invece di così buona reputazione.
Ciò che risulta preoccupante, al contrario, sono le accuse che le forze parà politiche stanno facendo contro il nostro collega.
In Chiapas non succede nulla, informò nel marzo 1997 il governatore Ruiz Ferro.
Mesi dopo vi fu la mattanza di Acteal.
In Chiapas non succede nulla, assicura il governo di Pablo Salazar.
Ora ci sono 29 simpatizzanti zapatisti feriti e tre di essi sono gravi.
Che cosa deve succedere ancora perché governo riconosca che li sta succedendo qualcosa?
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Dall’inizio della guerra in #Ucraina, notava Le Monde, gli incassi extra della #Norvegia per il settore energetico sono stati pari, al 31 dicembre 2024, a 107,7 miliardi di euro (quasi 125 miliardi di dollari) e non è irragionevole pensare che entro fine anno, nonostante il calo dei prezzi rispetto al 2022-2023, possano essere cresciuti di un’altra ventina di miliardi. L’aiuto di Oslo a Kiev dunque è ampiamente finanziato, nell’erario norvegese, dalle ricadute fiscali.
InsideOver
#Norvegia
A gestire i flussi di aiuti all'#Ucraina in seno al governo norvegese c’è una vecchia conoscenza di #Zelensky, il ministro delle Finanze, nonché ex primo ministro del Paese e ex segretario generale della #Nato, Jens #Stoltenberg.
InsideOver
A inizio anno la testata danese Politiken arrivò ad accusare la #Norvegia di essere una “profittatrice di guerra” https://it.insideover.com/guerra/85-miliardi-di-dollari-per-lucraina-la-norvegia-blinda-kiev-e-insieme-i-profitti-del-proprio-gas.html
#giustizia
Respingere la controriforma della giurisdizione • DomenicoGallo.it
La separazione delle carriere è stata già portata a termine, a Costituzione invariata, con la riforma Cartabia (art. 12 della legge 71/2022) e, ormai, non c’è più nulla da separare. L’oggetto della riforma è la riscrittura del titolo IV della #Costituzione all’unico scopo di restringere o abbattere le garanzie di indipendenza dell’esercizio della giurisdizione.
https://www.domenicogallo.it/2025/11/respingere-la-controriforma-della-giurisdizione/
#geopolitica #JohnMearsheimer
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#Ucraina #Pokrovsk #JohnMearsheimer
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