Latina

Durissimo scontro presidente-partitocrazia in vista dell'elezione dell'assemblea costituente, il 30 settembre

Ecuador: squali di ogni tipo contro Correa

22 agosto 2007
Federica Zaccagnini
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Da lunedì 13 agosto impazza qui in Ecuador la campagna per l'elezione dei 130 membri dell'assemblea costituente - si vota il 30 settembre - che dovrà , come nella Bolivia di Evo Morales, «rifondare il paese» stroncando, se possibile, la sfacciata «partitocrazia» denunciata quotidianamente dal presidente Rafael Correa, e portare il paese verso una sorta di «socialismo del XXI secolo» all'ecuadoriana. Lo scontro fra Correa e il Congresso, corrotto e inefficace (e fra i media, tutti in mano, come in Venezuela, all'opposizione e alla grande finanza), è al calor bianco, fra reciproche accuse di intenzioni «golpiste». Anche il recente decreto presidenziale che vieta la pesca degli squali nei mari ecuatoriani e prevede tuttavia la possibilità di commercializzare quelli pescati incidentalmente, è l'ennesima occasione di un attacco mediatico senza tregua al presidente.
Altro elemento che sta fomentando instabilità è il carattere impetuoso ed a volte intollerante con la stampa di Rafael Correa. Una stampa completamente nelle mani dell'oligarchia bancaria e delle elite privilegiate del paese contro cui spara a zero un presidente pasionario e «diverso» che alle sei del mattino comincia le sue riunioni a Palazzo Corondelet (mentre prima c'erano prostitute che giravano per l'edificio e primi ministri che scappano con buste della spesa piene di denaro pubblico) e gestisce con rigore e fermezza ogni suo atto quotidiano. La sua lotta contro la partitocrazia e la gestione clientelare del potere si è vista anche nello scontro familiare, che lo ha portato a fare una conferenza stampa contro il movimento politico per la costituente che sua sorella Pierina Correa ha tentato di fondare a sostegno della propria candidatura a deputata e che, casualmente, aveva le iniziali del presidente.
Anche i poveri squali fanno gioco: ormai è impossibile accendere la televisione o aprire un giornale senza vedere accusato il presidente di pazzia o di omicidio per le migliaia di pescecani che potrebbero essere uccisi sotto l'ombrello della pesca incidentale. Probabilmente si tratta di mantenere i migliaia di voti dei pescatori delle coste del sud, in un momento in cui il lavaggio del cervello all'opinione pubblica fatto dai media potrebbe dare i suoi frutti alla vigilia di un voto decisivo per il futuro del paese. Ogni mezzo è buono in un paese corrotto, dove la palanca (raccomandazione) e le mazzeta sono il principio dominante, per stroncare sul nascere una forte volontà di cambiamento. Anche le minacce di morte contro il presidente.

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