Latina

Nicaragua - Riso transgenico in vendita al pubblico

Grave denuncia della Alianza de Protección a la Biodiversidad
22 febbraio 2007
Giorgio Trucchi

Gerardo Iglesias (UITA) e Denis Meléndez (CISAS) membri della Alianza (©Foto G. Trucchi) La Alianza de Protección a la Biodiversidad, organismo formato da nove organizzazioni della società civile*, ha reso pubblici i risultati di un'indagine che aveva l'obiettivo di verificare la presenza di una varietà transgenica di riso in Nicaragua.

Secondo le dichiarazioni della Alianza, all'inizio del 2006 è stata scoperta a livello internazionale una nuova contaminazione genetica, associata all'importazione di riso di origine statunitense. Si tratta della varietà transgenica denominata LL601, resistente agli erbicidi e creata dall'impresa tedesca Bayer Crop Science. Fino ad oggi questa varietà di riso non è stata considerata adatta al consumo umano.
Proprio per questo motivo, l'Unione Europea e il Giappone hanno deciso di sospenderne l'importazione proveniente dagli Stati Uniti.

Secondo Denis Meléndez, del Centro de Información y Servicios en Salud (CISAS), "in settembre del 2006 abbiamo deciso di realizzare una serie di analisi per scoprire se nel riso che si commercializza nel paese ci fosse la presenza di transgenici (OGM). Abbiamo stabilito una metodologia che ci garantisse l'affidabilità delle analisi e l'invio dei campioni al laboratorio nordamericano GENETIC ID, riconosciuto a livello internazionale come un'autorità nel campo delle analisi genetiche.
Durante l'indagine abbiamo adottato una serie di misure, come per esempio raccogliere i campioni solo da pacchi di riso sigillati e non nel mercato informale, ma solo nei principali supermercati del paese.
I risultati dell'indagine hanno determinato che del 100 per cento dei campioni raccolti ed analizzati, il 75 per cento ha registrato la presenza della varietà LL601. Il 25 per cento dei campioni positivi hanno come paese di origine il Nicaragua, il 40 per cento gli Stati Uniti ed il 5 per cento il Guatemala. La presenza di marche nazionali ci fa pensare che alcuni produttori nazionali di riso stiano utilizzando queste varietà come sementi".

Le principali marche che sono risultate positive alla presenza di riso transgenico LL601 sono: Carolina, Indiana, Gallo Dorado, Continental, Canilla, Faisán, América, Sabemás e Imperial.

L'attività ha visto la partecipazione del Segretario regionale della Unión Internacional de Trabajadores de la Alimentación (UITA), Gerardo Iglesias. Durante il suo intervento ha detto che "per la UITA è un orgoglio far parte di questa Alianza e poter contribuire a denunciare oggi la presenza di riso transgenico in Nicaragua, riso che non è stato considerato adatto per il consumo umano".

Ha ricordato che l'Uruguay, da dove proviene, è ubicato tra i cinque maggiori paesi esportatori di riso a livello mondiale e che anche in questo paese esiste un gruppo di organizzazioni della società civile che lavorano per sensibilizzare la gente e denunciare pubblicamente la presenza di alimenti modificati geneticamente.

"Il settore dei produttori di riso ha partecipato a vari corsi in cui si è affrontato il tema dei transgenici. Il riso uruguayano è un riso che punta a mantenere un'alta qualità. Al permettere l'entrata di varietà transgeniche, non solo si perderanno grandi fette di mercato, ma il nostro riso smetterà di essere competitivo. Dietro a quelle lettere e a quei numeri che identificano le varietà transgeniche, c'è un brevetto che determina il pagamento di importanti royalties alle multinazionali che controllano l'intero mercato.
Se non ci sbrighiamo a frenare questo nuovo paradigma basato sulla biotecnologia, sulla pirateria e sulla mancanza di etica, la produzione di alimenti nel mondo resterà in mano ad un ridotto gruppo di corporazioni multinazionali.
Molte volte - ha concluso Iglesias - ci domandano se i transgenici fanno bene o fanno male alla salute. Quello che sì sappiamo è che fanno male alla democrazia e alla libertà.
Per questo motivo continuiamo a sensibilizzare e a denunciare attraverso la forza della Alianza e delle organizzazioni che la compongono".

Denis Meléndez ha poi ricordato che in novembre del 2005 è stato presentato un progetto di legge in materia di Biosicurezza. "Questa iniziativa si trova attualmente nella Commissione Sanità della Asamblea Nacional (Parlamento) e contiene tutte le norme giuridiche per avere un maggior controllo sugli Organismi Geneticamente Modificati (OGM). Il Nicaragua deve assolutamente sbrigarsi a regolare la materia con una legislazione specifica e stiamo chiedendo che questo progetto di legge venga presentato in Parlamento per essere approvato nel minor tempo possibile e che il Governo decreti una moratoria all'introduzione di prodotti transgenici nel paese".

Di fronte ai risultati di questa indagine e della presenza di OGM negli aiuti alimentari del Programma Mondiale di Alimenti-PMA (scoperto e confermato già da alcuni anni), la Alianza de Protección a la Biodiversidad ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Daniel Ortega, chiedendo che all'interno del Protocollo di Cartagena e di fronte all'assenza di un quadro regolatore della materia, il governo notifichi che le imprese che importano prodotti destinati al consumo umano dovranno sollecitare un consenso previo e che il governo stesso si potrà avvalere del Principio di Precauzione.

La Ministra della Sanità, Maritza Quant, ha immediatamente formato una commissione speciale per verificare la denuncia presentata dalla Alianza.

*Centro Nicaragüense de Derechos Humanos (CENIDH) / Centro Humboldt / Centro de Información y Servicios en Salud (CISAS) / Federación Nacional de Cooperativas Agropecuarias y Agroindustriales (FENACOOP) / Liga de Defensa del Consumidor de Nicaragua (LIDECONIC) / Programa de Campesino a Campesino (PCaC-UNAG) / Servicio de Información Mesoamericano sobre Agricultura Sostenible (SIMAS), Unión Nacional de Productores Asociados (UNAPA) / Unión Intenacional de Trabajadores de la Alimentación y la Agricultura (UITA).


© (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Ass. Italia-Nicaragua gtrucchi@itanica.org )

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