Latina

Kirchner ha ribadito che non appoggerà alcun tipo di amnistia per le persone coinvolte con la dittatura

Argentina: la storia di Hector Dario Bustos, reaparecido dopo le torture

Il governo pensa a dare protezione ai testimoni nei processi per violazione dei diritti umani
4 gennaio 2007
David Lifodi

Solo pochi mesi fa le Madres di Plaza de Mayo annunciavano che avrebbero smesso di marciare in piazza di fronte alla Casa Rosada dopo ben 28 anni. Hebe de Bonafini, fondatrice dell'associazione delle Madres di Plaza de Mayo, scriveva sulla rivista Latinoamerica (diretta da Gianni Minà) che era stata presa questa decisione perché "il nemico oggi non occupa più il palazzo di governo, ma è nelle multinazionali, è l'imperialismo, è Menem, sono coloro che hanno tradito, i mafiosi come Duhalde. I nemici oggi sono altrove". La decisione delle Madres teneva principalmente conto dell'arrivo alla Casa Rosada di un presidente amico, Kirchner, e adesso, a breve distanza da questa storica decisione (che comunque non significa per loro di smettere di lottare), le tre sparizioni degli ultimi tempi suonano come un provocazione. Su una cosa comunque le Madres certo non sbagliavano, e cioè sul fatto che i nemici stanno altrove, a partire dagli apparati polizieschi che, nonostante l'opera di pulizia ordinata da Kirchner, continuano a perpetuarsi nella speranza di riportare indietro le lancette della storia, agli anni della dittatura. Dopo il caso Lopez (tuttora desaparecido), e la riapparizione di Geretz (seppur torturato), un altro caso che ha scosso la società argentina è stato quello di Hector Dario Bustos, scomparso per tredici giorni e reaparecido anche lui torturato e con una svastica incisa sul petto con la brace delle sigarette.
Militante sociale della provincia di Santa Fe, Hector Dario Bustos ha denunciato che già da un po' di tempo si era accorto che la polizia lo stava seguendo e che quando i suoi familiari si sono recati al Commissariato di Venado Tuerto per denunciarne la sparizione, prima hanno avuto la notizia che era appunto detenuto, e poi questa informazione è stata smentita, proprio come avveniva ai tempi della dittatura.
Il magistrato Hugo Perassi, che sta indagando sul caso, ha dichiarato al quotidiano Pagina 12 che in dodici anni di carriera non aveva mai visto una situazione del genere. "Mi hanno torturato e fatto cose che non mi dimenticherò", ha ripetuto più volte Hector Dario Bustos, spiegando le fasi del sequestro e le successive torture. Il 13 Dicembre è stato rapito da un commando di quattro persone che hanno subito puntato delle armi contro di lui per intimidirlo prima di partire per una località sconosciuta. "Mi hanno picchiato violentemente con una catena", racconta Bustos, "mi hanno messo una borsa di nylon in testa", e poi hanno proseguito con scariche elettriche e finte esecuzioni; "a Venado Tuerto stanno succedendo cose strane, c'è un potere politico che pensa di essere ancora nell’epoca della dittatura militare". Di fronte alle dichiarazioni di Kirchner, che a più riprese ha ribadito che non appoggerà alcun tipo di amnistia per le persone coinvolte con la dittatura nonostante ci siano settori che sperano che tutto tornerà come prima quando non sarà più presidente del paese, resta il problema relativo a come offrire protezione ai circa cinquemila testimoni nei processi per violazione nei diritti umani. Per dare una scorta a tutti, riflette Horacio Vertbisky su Pagina 12, bisognerebbe che "almeno quindicimila effettivi delle forze dell'ordine, un terzo di tutta la bonaerense, fosse costantemente impiegata in questo ruolo, una cosa impossibile". Sempre Vertbisky propone quindi la creazione di un'Autorità (finora assente), che si occupi non solo della sicurezza dei testimoni, ma che offra anche sostegno psicologico e giudiziario alle persone chiamate a testimoniare, riferendosi probabilmente alle critiche mosse nei confronti del governo Kirchner da alcune organizzazioni quali il "Centro Studi Legali e Sociali" per via della mancanza di protezione per i testimoni.
Nel frattempo i sospetti sul mandante delle tre sparizioni degli ultimi tempi si addensano sul vicecommissario di polizia Luis Patti, già responsabile durante la dittatura della morte di alcuni montoneros e a cui una recente legge promossa dall'ex montonero oggi deputato e scrittore Miguel Bonasso, ha impedito di entrare in Parlamento.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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