Latina

"Nessuno ci ascolta", denuncia il portavoce delle comunità Orlando Carola

Argentina: la protesta degli indigeni chaqueños arriva a Buenos Aires

Alla base della protesta la grave situazione economico sociale
30 maggio 2006
David Lifodi

Una marcia di protesta per chiedere l'immediato riconoscimento delle terre occupate dalle comunità originarie e l'arrivo di una delegazione a Buenos Aires per parlare con i funzionari del governo: sono queste le azioni di protesta condotte in questi giorni dagli indigeni chaqueños, abitanti nella regione del Chaco argentino.

Dopo quattro settimane di proteste per le pessime condizioni di vita, la protesta indigena si è trasformata in una vera e propria mobilitazione in seguito agli incidenti scoppiati all'inizio del mese con la realizzazione di picchetti tesi a bloccare le attività della regione.

"Nessuno ci ascolta, non abbiamo nessun interlocutore", spiega il dirigente indigeno Orlando Carola, dell'etnia toba, che insieme agli aborigeni wichìs e mocovies sta conducendo la protesta. La speranza degli indigeni è riposta nel ministro della Corte Suprema Zaffarono, l'unico che sembra essere sensibile alle richieste dei chaqueños, anche se, dopo circa quaranta minuti di colloquio, nemmeno lui ha formulato delle promesse precise ai leaders della protesta, che tuttavia gli hanno consegnato un documento in cui sono descritti i soprusi subiti e le motivazioni di picchetti e cortes da ruta.
La proprietà della terra, sulla quale dichiarano di possedere diritti ancestrali, la grave situazione economico-sociale che sono costretti ad affrontare ogni giorno, la mancanza dell'accesso ai diritti fondamentali e il peggioramento della qualità della vita sono motivi più che sufficienti per protestare, hanno fatto capire i dirigenti indigeni riuniti a Buenos Aires, che hanno richiesto inoltre un incontro urgente con il governatore del Chaco Roy Nikisch.

Ascoltati dai funzionari del Ministro degli Interni e dal segretariato che si occupa dei diritti umani, gli indigeni hanno spiegato come i diritti costituzionali indigeni siano ripetutamente violati senza che il Governo muova un dito ed hanno denunciato una violazione sistematica dei diritti dei popoli aborigeni sanciti dalla Costituzione nazionale, dalle leggi e dai trattati internazionali.

La protesta è rivolta principalmente contro il governo del Chaco argentino, che però non solo non sembra assolutamente intenzionato a farsi carico delle richieste della popolazione indigena, ma anzi sta cercando di creare divisioni interne alle comunità. Non è un caso che, dopo le manifestazioni indigene degli ultimi giorni e l'appoggio ai manifestanti provenienti dall'Idach (Istituto del Aborigen Chaqueño), il governo del Chaco si sia preoccupato di approvare una serie di misure a beneficio delle comunità indigene (sia per dividerle che per spingerle a togliere picchetti e blocchi stradali), tra cui la consegna di settecento borse di studio ad una scuola bilingue e il finanziamento di imprese produttive.

Per domani sono previste nuove mobilitazioni, mentre da Buenos Aires il ministro dell'Interno Fernandez ha sollecitato le autorità chaqueñas a venire incontro alle richieste delle comunità indigene, anche se probabilmente la crisi si risolverà solo con un intervento della stessa Casa Rosada, che dovrà garantire dignità e diritti agli aborigeni.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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