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    "Stregoneria: ogni anno nel mondo, ancora ai nostri giorni, vengono catturate, punite e anche uccise moltissime persone, soprattutto donne. Il libro è la storia di un "viaggio" in questi temi: raccoglie scritti e fotografie, ritratti di donne accusate di essere streghe in Burkina Faso e Ghana."
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Messico: rivoluzione in moto

4 gennaio 2006
Fonte: il Mattino

Marcos parte per il viaggio come delegato zero


Abbandonato l'ormai obsoleto fucile imbracciato giusto 12 anni fa, il subcomandante Marcos si è trasformato in «Delegato Zero» per intraprendere una campagna politica contro tutto l'assetto politico-economico del Messico. Difficile e lunga sfida che, come s'addice ai suoi trascorsi, ha cominciato caricandosi di simboli dal doppio effetto, sui suoi simpatizzanti, contadini indigeni, sinistre e media. Il «Delegato Zero» (ovvero l'ex professore di filosofia Sebastian Guillen, 47 anni, 22 dei quali trascorsi nella Selva Lacandona, nello Stato meridionale del Chiapas) con un casco sull'immancabile passamontagna nero, ha abbandonato la Selva in motocicletta, lo stesso mezzo utilizzato dal giovane Ernesto Chè Guevara per un memorabile viaggio in America Latina. Sul davanti della moto, che Marcos ha chiamato «Sombraluz», ombraluce, c'è una targa con stampata la sigla Ezln (Esercito zapatista di liberazione nazionale) in rosso e dietro la bandiera nazionale. Alla testa di un convoglio di camion e vecchi autobus affollati di altri compagni in passamontagna, Marcos ha dato così il via allo «Zapatour». O, più specificatamente «alla campagna nazionale per costruire un altro modo di fare politica», con la quale, per i prossimi sei mesi, in coincidenza con la campagna elettorale per le presidenziali del prossimo 2 luglio, toccherà i 31 Stati del Paese e Città del Messico. La suggestiva carovana, tra due ali di migliaia di contadini zapatisti e curiosi, è approdata a San Cristobal de la Casas, la capitale del Chiapas. Nella città dove 12 anni fa il subcomandante guidava l'insurrezione armata, ora, l'ormai «Delegato Zero» - pur se al suo arrivo si è visto spegnere le luci della via principale («I signori lì sopra cercheranno di oscurare tutto quello che è nostro») - nel suo primo comizio ha subito contrapposto la Sesta Dichiarazione da lui scritta nel settembre scorso al Patto di Chapultepec. Cioè l'accordo siglato in novembre dai tre principali partiti del Paese, dai loro candidati alle presidenziali e da imprenditori, sindacati e dirigenti civili. «Il grande potere del denaro - ha tuonato Marcos - ha firmato un dichiarazione contro la nostra Sesta e l'hanno fatto in un castello, dove si sono riuniti quanti ci chiedono di dimenticare le nostre necessità, le nostre lotte e di metterci a loro servizio». Insomma tutti. Non solo l'establishment politico-economico di destra ma anche Andres Manuel Lopez Labrador, il leader del Partito della rivoluzione democratica (Prd), di sinistra ed in testa ai sondaggi per le presidenziali. Anzi, il principale obiettivo di Marcos sembra proprio lui.

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