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Paraguay: lavoro infantile, la lotta è appena agli inizi

la giornata di Derlis inzia alle cinque del mattino quando sua madre lo sveglia per andare a lavorare: con i suoi 12 anni è uno dei pilastri economici della famiglia che si completa con i suoi fratelli di 2, 7 e 9 anni
26 settembre 2005
Alejandro Sciscioli
Fonte: IPS

ASUNCION - "Anche la mia mamma lavora e i miei fratelli rimangono con la nonna. Mio papa' non lo conosco", spiega Derlis, che percorre ogni giorno 25 chilometri da Capiata', un sobborgo a est della capitale del Paraguay, per lavorare come lustrascarpe presso il centrale Palazzo di Giustizia.

Derlis e' uno dei 241.954 lavoratori tra i 10 e i 17 anni nel paese, secondo l'ultima proiezione realizzata dall'esperto Roberto Cespedes, basata sui dati ufficiali della Encuesta Permanente de Hogares (Sondaggio Permanente delle Famiglie) realizzata nel 2001 dalla Direzione Generale di Sondaggi, Statistiche e Censimenti.

Nel libro "Seguimiemto de indicadores sobre la niñez trabajadora de Paraguay", pubblicato con il sostegno dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), Cespedes puntualizza che la cifra equivale al 4,2 percento della popolazione paraguaiana di quell'anno (5.830.583 persone) e che bambini, bambine e adolescenti lavoratori nelle citta' erano allora 118.562.

La fascia d'eta' che va dai 15 ai 17 anni costituisce quasi il 60 percento dell'infanzia e dell'adolescenza lavoratrice, il che significa che a una maggiore eta' corrisponde un maggior inserimento nel mercato lavorativo.

"Rispetto ad anni passati, la cifra dei lavoratori di eta' minore mostra un comportamento irregolare anche se in discesa: 395.453 nel 1995, 260.633 nel
998 e 233.175 nel 1999", mostra l'indagine.

Il punto e' che la societa' civile ha cominciato a lavorare su questa problematica all'inizio degli anni '90, ma la politica statale per lo sradicamento del lavoro infantile e' appena agli inizi.

La Segreteria dell'Infanzia e dell'Adolescenza e' stata creata nel 2001, dopo l'approvazione parlamentare del nuovo codice in materia, come conseguenza della ratifica della Convenzione sui Diritti del Bambino deliberata nel 1989 in seno all'Organizzazione delle Nazioni Unite.

L'anno successivo, assunta la prima titolare, il compito primario e' stato quello di definire le politiche nazionali in materia e il suo programma d'azione, ma "soltanto alla fine del 2004 queste misure sono state approvate", dichiara a IPS l'avvocato Maria Teresa Sanchez, capo del Dipartimento di Consulenza Legale del nuovo organismo.

Aggiunge che, in questo poco tempo, la Segreteria si e' vista costretta a soddisfare diversi fronti contemporaneamente, compiendo dei progressi specialmente nella concretezza dell'ambito giuridico e nella creazione di istituzioni preposte a questo scopo.

Esiste una Coordinazione Nazionale di Sradicamento del Lavoro Infantile (Conaeti), creata nel 2002 e costituita da istituzioni pubbliche, tra le quali la stessa Segreteria dell'Infanzia e il Ministero della Giustizia e del Lavoro, e organizzazioni non governative.

E' anche in atto un piano nazionale di sradicamento progressivo del lavoro infantile e di protezione per gli adolescenti.

Ugualmente, "in conformita' con gli accordi 138 e 182 dell'OIL, che, rispettivamente, stabilisce l'eta' minima per il lavoro a 14 anni ed elenca le peggiori forme di lavoro infantile, il Potere Esecutivo ha emanato in marzo un decreto con la lista dei lavori considerati pericolosi", precisa Sanchez.

E' questo il contenuto anche di un'altra legge del 2001, che sancisce l'obbligo dello Stato nel determinare i lavori che possano recare danno alla salute, alla sicurezza o alla moralita' di bambini, bambine e adolescenti. Al suo interno sono incluse 26 voci indicanti attivita' espressamente proibite ai minori di 18 anni.

Tra le altre, sono contemplate in questo divieto la manipolazione e la vendita di agrochimici e altre sostanze, "il lavoro infantile domestico (servitu'), la moda con un'erotizzazione dell'immagine" e incarichi che implichino un rischio di abuso sessuale, e ancora impieghi da svolgere tra le 19 e le 7. Viene incluso anche lo sfruttamento sessuale.

All'elaborazione di questa lista hanno partecipato enti ufficiali, organizzazioni della societa' civile, medici e bambini lavoratori.

"E' permesso il lavoro di un adolescente a partire dai 14 anni", ma si stabiliscono determinate restrizioni, come ad esempio che lavori meno di sei ore e che questo impiego non ostacoli la sua educazione, prosegue Sanchez.

"Ma partiamo dal punto che il lavoro dev'essere strettamente necessario", puntualizza.

Benche' non esista una proiezione statistica, le autorita' riconoscono che l'attivita' che piu' svolgono i bambini nelle citta' e' la vendita non autorizzata per la strada di ghiottonerie, stampe con immagini religiose, oltre all'esercizio dell'accattonaggio.

Nelle zone rurali, la maggior incidenza si ha nei lavori di agricoltura e raccolta, cosi' come l'aiuto obbligatorio nelle faccende domestiche.

"Il piano nazionale in attuazione e' progressivo", spiega Facundo Salinas, avvocato specializzato in minori e assessore della Segreteria dell'Infanzia.

"Innanzitutto dobbiamo identificare ogni bambino e la sua situazione personale, e a partire dalla sua realta' dare la risposta necessaria, perche' tutti i casi sono differenti", aggiunge.

A Coronel Oviedo, la capitale della provincia orientale di Caaguazu', l'istituzione sta lavorando con un progetto pilota. "Si facilita alle famiglie di bambini lavoratori la creazione di piccole imprese affinche' i piccoli non debbano uscire di casa", spiega Sanchez.

"Per esempio, essendo una zona ricca di legno, si ha una buona risposta nelle mini-imprese distributrici di carbone. In cambio delle facilitazioni, i genitori devono impegnarsi perche' i figli non lavorino", indica Salinas.

Le organizzazioni non governative lavorano su questa problematica da diversi anni prima che lo Stato affrontasse la lotta per lo sradicamento del lavoro infantile.

Con il sostegno finanziario dell'ente Save the Children, con sede in Svizzera, l'ente paraguaiano Global Infancia (GI) attua dal 1999 un programma sul lavoro infantile domestico, "la forma piu' invisibile del lavoro infantile nel paese", dice a IPS Fautina Alvarenga, responsabile del progetto.

E' comune in Paraguay che le famiglie povere mandino alcuni dei propri figli a vivere con parenti, amici o padrini che si trovino in una migliore situazione economica.

Inoltre, "molte bambine in questa situazione sono mandate dalle madri presso case di estranei perche' sono in pericolo imminente di abuso sessuale all'interno delle proprie famiglie, da parte di patrigni, cugini, zii, fratelli e da parte degli stessi padri", spiega Alvarenga.

In questi casi, "il problema piu' grande e' lo svincolamento. La famiglia allontana la creatura e si disinteressa. Il nostro lavoro e' fare in modo che il legame tra il bambino e la propria famiglia sia mantenuto, e' qualcosa di importante nello sviluppo della sua vita futura", indica.

Secondo uno studio dell'OIL, nella zona di Asuncion e della sua area metropolitana ci sono circa 11.000 "piccole colf" che hanno meno di 14 anni.

All'interno del piano nazionale in attuazione e dell'attivita' degli enti della societa' civile, il decentramento del lavoro agricolo con i bambini lavoratori e le loro famiglie ha un ruolo fondamentale.

In questo senso, Global Infancia ha iniziato nel 1995 un lavoro che contemplava l'entrata in vigore del Codice dell'Infanzia. Dopo la sua promulgazione, il passo successivo e' stato quello di creare servizi municipali permanenti e gratuiti di promozione e difesa dei diritti dell'infanzia. Cosi' sono nati gli Assessorati per i Diritti Umani del Bambino (Codeni), che operano nell'attenzione diretta di tutti i problemi relativi a questa fascia d'eta', incluso il lavoro infantile.

"Attualmente ci sono piu' di 110 Codeni nel paese", spiega a IPS Mabel Benegas, responsabile dell'area Incidenza nella Legislazione e nelle Politiche Pubbliche di Global Infancia.

La specialista segnala che tra le funzioni di questi enti c'e' quella della rilevazione statistica e dell'assistenza ai bambini lavoratori.

Derlis percepisce ogni giorno tra i 10.000 e i 20.000 guarani' (tra 1,6 e 2,3 dollari), che sono investiti nella sua educazione. Quello che avanza, lo da' per il sostentamento della famiglia. Dice che e' deciso a continuare gli studi, anche se frequenta appena la terza.

E, mentre suo fratello di nuove anni si prepara ad essere avviato al lavoro di lustrascarpe, come lui, riflette: "Mi piace lavorare e mi piace studiare, spero di poter studiare medicina un giorno".

Note:
Traduzione di Silvia Corbatto per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando le fonti, l'autore e il traduttore.

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