Latina

Una marea rojinegra e un salotto sul palco

Nicaragua: celebrato il XXVI Anniversario della Rivoluzione

Come tutti gli anni, il 19 luglio si è celebrato in Nicaragua un nuovo anniversario della Rivoluzione Popolare Sandinista.Quest'anno aveva un sapore particolare, data la grave crisi istituzionale che sta attraversando il paese e gli sforzi da parte di quei settori della popolazione che si oppongono al Patto o Alleanza (a secondo di come la si vuol vedere) tra i due principali partiti del paese (Frente Sandinista e Partido Liberal Constitucionalista) che si sono espressi in due marce piuttosto partecipate.
21 luglio 2005
Giorgio Trucchi

Più che il discorso di Daniel Ortega, Segretario nazionale del Fsln e nuovamente candidato alle prossime elezioni presidenziali del 2006 (sarà la quinta volta), gli elementi che caratterizzavano questa manifestazione che incarna il ricordo dell'ultima rivoluzione del ventesimo secolo erano, quindi, quanto il Frente Sandinista fosse ancora un partito capace di muovere enormi masse di gente e quale sarebbe stata la strategia mediatica e scenografica impostata dalla moglie, la poetessa Rosario Murillo, per riproporre la figura di Ortega come appetibile anche per quei settori stanchi della politica quotidiana, delle faide tra istituzioni e classificati tra "gli indecisi", che da sempre in Nicaragua spostano l'ago della bilancia nelle elezioni presidenziali..
La manifestazione era anche una chiara risposta a quei mezzi di comunicazione (la maggior parte) che da mesi appoggiano in modo aperto l'opposizione all'alleanza libero-sandinista e quindi il governo di Enrique Bolaños.
Con questo non si vuol dire che non fossero importanti le parole di Daniel Ortega, ma che il discorso bene o male era già stato anticipato in varie tappe del percorso che il leader sandinista aveva intrapreso durante l'intero mese in tutto il Nicaragua, per celebrare l'anniversario della liberazione delle varie città.

Alla fine la risposta è venuta.
Se i settori legati all'impresa privata, al governo e ad alcuni piccoli partiti sono riusciti a convogliare un considerevole numero di persone durante le due marce (molto meno nella seconda svoltasi a Granada), il Frente Sandinista ha sicuramente dimostrato di avere ancora una grande capacità di mobilitazione, riempiendo la Plaza de la Fe con decine di migliaia di persone che si sono ammassate all'inverosimile, con una strategia che da una parte esalta la figura di Ortega come leader indiscusso del partito e dall'altra ripropone sempre più senza mezzi termini la tematica della Riconciliazione nel paese e di un Fsln moderno e che non deve più far paura.
L'intero evento mediatico, durato circa 3 ore (ma la gente aveva riempito la piazza già da molto prima), è stato studiato nei minimi termini per proiettare tra la gente (anche quella a casa visto che erano tre i canali che hanno passato la diretta dell'evento) questi due elementi, dove non esisteva la benché minima immagine di aggressività od ostilità nei confronti dell'avversario politico, ma solo un grande desiderio di pacificazione, riconciliazione, festa.
Il contrasto tra il palco, una rappresentazione di Rosario Murillo di tutti quegli elementi che rappresentano la nicaraguensità, la tradizione popolare (chiesa compresa) e l'assenza di simboli del partito, e la folla, un'enorme marea di bandiere rossonere, visi del Che, di Sandino e di Carlos Fonseca, era fin troppo evidente e colpiva come non mai.
Anche l'organizzazione dell'evento ha ripercorso questa strategia.
Negli anni passati la manifestazione ha toccato punti d'esasperazione per le ore d'attesa, i ritardi di Ortega, l'infinito numero di personalità che prendevano la parola, le interminabili poesie di Rosario Murillo e il lento procedere, fino a che non faceva buio, della manifestazione.
Alla fine erano in pochi quelli che restavano ad ascoltare il discorso finale di Ortega.
Quest'anno, in quest'atmosfera ovattata del palco, Daniel Ortega è stato tra i primi ad arrivare e sono stati rispettati i tempi previsti.
Ha passeggiato in lungo e in largo per l'ampio palco, andando a canticchiare e a ringraziare i musicisti che si alternavano sul palco degli artisti, abbracciando anziani e bambini e sedendosi con i suoi ospiti in un salottino dalle poltrone color violetto. A tratti ha ricordato un "Maurizio Costanzo Show" sotto il sole tropicale.
L'alternanza di balli e canzoni è stata studiata approfonditamente per allietare la gente, ma anche per non rendere troppo lunga l'attesa e per mantenere sempre un clima di festa e serenità, dove Ortega era il vero "padrone di casa" e dove era difficile intravedere cosa c'entrasse tutto questo con un anniversario tanto importante come la sconfitta del somozismo e l'inizio dell'esperienza rivoluzionaria degli anni 80.
Anche i discorsi sono stati limitati: un membro della Convergencia (Jarquín Anaya) e il discorso di Ortega di poco più di un'ora e gli invitati appositamente scelti per ricalcare il bisogno di Pace e Riconciliazione.
Erano presenti l'ex padrino di Alemàn e a suo tempo negoziatore della Contra, il deputato Jaime Morales Carazo (quello diventato famoso anche perché proprietario della casa dove ancora vive Ortega ed espropriato da quest'ultimo quando Morales Carazo scappò negli Stati Uniti), Brooklyn Rivera e Stedman Fagoth rappresentanti delle fazioni indigene miskito che si unirono alla Contra, Jarquín Anaya della Convergencia e due preti della Diocesi di Managua.

Il palco dell'evento e il salottino degli invitati

Se la scenografia e tutto lo "spettacolo" aveva l'obiettivo di lanciare l'immagine di Daniel Ortega per le future presidenziali, la bilancia è stata in parte "raddrizzata" dal discorso di quest'ultimo che in effetti ha ripreso tematiche attuali, con vibranti attacchi ai settori che si sono uniti nel Movimiento para Nicaragua (quelli delle ultime marce già citate) e ai mezzi informativi.
"Quei gruppi che si dicono rappresentanti del popolo nicaraguense hanno tutta la libertà e il diritto di camminare, organizzarsi, marciare, di arrivare alla presidenza, di applicare misure politiche che vanno contro la Costituzione, la sovranità del nostro paese. Questo lo possono fare grazie alla Rivoluzione. Senza la Rivoluzione, questi che si autodenominano "democratici" sarebbero nascosti a casa loro, arricchendosi come hanno fatto a suo tempo durante la dittatura somozista.
Molti di loro furono funzionari del governo somozista, ma quando si avvicinava il trionfo della Rivoluzione cercarono di rubare la vittoria del popolo e cospirarono fino all'ultimo minuto con los yankee e volevano solo togliere Somoza e mantenere intatto il potere economico e militare, ma non hanno potuto farlo.
Grazie alla Rivoluzione hanno potuto partecipare ad elezioni, non libere per l'ingerenza del governo nordamericano che ha giocato con la paura della gente, ma sempre elezioni che erano il male minore rispetto a una prospettiva di guerra.
Il grande capitale che promuove adesso le "marce bianche" guardi bene questa che è la marcia de los descalzos, la marcia della gente povera, dei contadini. Che i mezzi di comunicazione e chi partecipa a queste marce e che si vuole far passare come una pacifica colomba, ascoltino bene ...Qui ci sono gli sporchi, i poveri, gli straccioni, mentre da voi marciano i pulitini, los limpiecitos".

Ha poi ripercorso quanto successo dalle elezioni presidenziali del 1990 ad oggi, quando ci furono numerose frodi elettorali e quando, nel 1996, lo stesso capitale e i mezzi d'informazione che oggi finanziano e sostengono le "marce bianche" osannavano Arnoldo Alemàn chiamandolo Gordoman, richiamando l'immagine del super-eroe nordamericano Superman.
Ha rimproverato a questi settori di voler cambiare il Consejo Supremo Electoral (praticamente lo stesso del 2001) perché, dopo che il Fsln ha vinto 87 comuni durante le ultime elezioni amministrative del 2004, dicono che è corrotto, mentre andava benissimo quando lo stesso CSE dava la vittoria ai candidati della destra e del capitale nonostante le frodi elettorali.
Ha attaccato direttamente questi settori e lo stesso Alemàn per la gestione economica e sociale degli ultimi 15 anni.
"E' importante ricordare perché abbiamo vinto l'anno scorso e perché vinceremo il prossimo anno. La ragione è semplice.
Stiamo commemorando il 26 anniversario della rivoluzione e il 25 anniversario della Cruzada de Alfabetización. Abbiamo avuto 15 anni di governo autodenominato "democratico" e che cosa ha dato al popolo?
Gli ha offerto lavoro, sanità, istruzione, finanziamenti ai produttori e alla piccola impresa e non hanno fatto nulla. Si sono dedicati a fare più ricchi i ricchi e più poveri i poveri in un mondo globalizzato e globalizzato dalla forza degli interessi egoistici.
E' la globalizzazione della morte, della fame, della disoccupazione, in America Latina più di sette milioni di bambini minori di 5 anni sono denutriti e esposti alla morte per malattie che sarebbero curabili facilmente.
Questa globalizzazione lascia 25 milioni di cittadini in America Latina in stato di povertà e di fame. Quello che viviamo in Nicaragua lo vivono in tutto il continente.
Dicono che in Nicaragua c'è crescita economica, che c'è progresso, che crescono le esportazioni. E' tutto vero, ma è anche vero che cresce la fame, la disoccupazione, la mortalità infantile, l'analfabetismo e l'ingiustizia perché la ricchezza si concentra in poche mani.
Bisogna fare un censimento in tutte le case del Nicaragua per chiedere quanti bambini, ragazzi, adulti e anziani sono morti durante questi 15 anni di democrazia per il fatto di non aver soldi per le medicine e gli esami clinici e perché questo governo ha privatizzato la sanità.
E' un crimine di lesa umanità.
Non è terrorismo solo lanciare bombe come hanno fatto los yankee su Hiroshima e Nagasaki, o quelle lanciate su di noi negli anni 80 o quelle lanciate sul popolo iracheno.
Terrorismo non è solo collocare bombe come hanno fatto a Madrid, a Londra o nell'attacco a New York dove sono morte persone innocenti, molte delle quali contro questa guerra ingiusta. Terrorismo non è solo proteggere un terrorista come Posada Carriles, ma esiste anche il terrorismo economico, sociale che uccide i popoli, i produttori, che toglie l'alimento ai cittadini. Lo si vuole sviluppare attraverso la globalizzazione e invece di promuovere un mondo in cui la ricchezza si distribuisca in modo giusto, in cui i paesi possano avere le risorse per svilupparsi senza chiedere l'assistenzialismo e l'elemosina, si impegnano a concentrare ricchezza e rubare al popolo.

La Plaza

Non hanno rispetto per i popoli e si chiama terrorismo economico e sociale e il Nicaragua ne è vittima perché gli hanno rubato 100 milioni di dollari, come ha ammesso lo stesso Presidente della Repubblica che ai tempi era Vicepresidente di Arnoldo Alemàn.
Quante medicine avremmo potuto comprare e quante vite si sarebbero potute salvare con questi soldi?
Tutta questa gente non dimentica, come non può dimenticare, nonostante la guerra, come durante il nostro governo si garantiva la salute e l'istruzione gratuita e come si dava finanziamento ai contadini e ai produttori".

Ha poi fatto un appello ai nicaraguensi che stanno marciando con quelle che ha chiamato le "marce bianche", con una poco velata minaccia ed ha ricordato gli sforzi fatti fino ad oggi per riconciliare il paese con il passato di guerra e scontri. Ha inoltre accusato questi settori di fomentare un odio di classe.
"I nicaraguensi che stanno scendendo in strada a marciare, cosa che è nel loro pieno diritto, non hanno però il diritto di cercare di polarizzare il paese, di provocare lo scontro. Che non dimentichino che i ricchi sono pochi, mentre i poveri sono la maggioranza.
Se si inizia una battaglia tra poveri e ricchi quelli che hanno da perdere sono quest'ultimi, che sono quelli che stanno provocando, stanno aizzando e polarizzando il paese.
Noi non discutiamo il fatto che possano fare le loro marce, di avere canali di televisione che gli fanno propaganda fin dai giorni precedenti alla marcia e che invece oggi, mentre la gente riempiva la piazza, non dicevano una sola parola e che poi diranno che tutti voi siete stati portati qui con la forza.
Se il popolo non è qui, vorrei capire dov'è!
Quello che non accettiamo e che cerchino di portare lo scontro e che promuovano l'odio di classe. Promuovere l'odio di classe in un popolo che vive nella disperazione è pericoloso per loro e non è buono per il paese.
Che facciano le loro marce, che propongano quello che vogliono, che dicano che hanno riunito un milione di persone, ma che non si lancino ad attaccare le forze politiche e il tentativo di riconciliazione che è costato così tanto.
Sono qui oggi membri della Contra, che sanno quanto abbiamo sofferto nella guerra civile passata e anche membri della Chiesa cattolica, con cui ci siamo scontrati e alla quale alla fine abbiamo chiesto perdono per gli errori commessi.
Dobbiamo ritrovarci e riconciliarci e che questa gente non si metta a cercare di rompere questa pace e riconciliazione che è costata tanta fatica.
E che si ricordino che se questo popolo è stato così paziente, se il Frente Sandinista è stato così paziente in tutti questi anni e non ha voluto buttare giù i governi che sono passati in questi 15 anni, in Nicaragua continua ad esserci un popolo combattivo, valoroso, che non ha perso il suo spirito di lotta e la morale.
Che non confondano la nostra attitudine di cooperazione con questi governi con il fatto di credere che il popolo sandinista abbia perso questo spirito di lotta o che abbia rinunciato alla propria bandiera.
Qui c'è una generazione adulta che continua a tenere in alto i nostri valori e sta crescendo una nuova generazione che ha lo stesso spirito di lotta e forza e combattività.
Possiamo risolvere tutto con il dialogo, come con il dialogo abbia messo fine alla guerra.
Dobbiamo dialogare per risolvere i problemi attuali che non possono aspettare le elezioni del prossimo anno".

Ortega ha concluso il suo intervento di oltre un'ora accennado al proprio programma di governo già presentato nelle scorse settimane e garantendo la vittoria nel 2006.
"Cosa manca a questo paese? Un governo a favore dei lavoratori, dei contadini, dei poveri. Bisogna aspettare quindi il 2006, affinché il 5 novembre questo popolo si decida per un governo veramente popolare, democratico e perché vogliamo il governo e la presidenza?
Non vogliamo tutto questo per arricchirci e per concentrare il potere, ma vogliamo funzionari pubblici che guadagnino salari che siano in linea con le possibilità del paese e per cedere questo potere al popolo stesso. Un governo al servizio della gente per riscattare il Nicaragua dalla povertà.
Abbiamo vinto la dittatura e ora vinceremo la povertà.
Chi ha detto che la ricchezza è a beneficio di pochi? Deve essere distribuita in modo morale, etico, con un senso di solidarietà, senza dare elemosina e assistenzialismo, ma dando gli strumenti ai popoli per potersi sviluppare.
Questo popolo non vuole più guerra, non vuole più scontri, ma vuole pace, solidarietà e riconciliazione.

Que viva nuestros Heroes y Martires.
Sandino Vive la Lucha Sigue
Patria Libre o Morir".

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