Latina

Messico: la sesta dichiarazione della Selva Lacandona lanciato dall' EZLN

di come vedono il mondo
1 luglio 2005

Questa è la nostra semplice parola che cerca di toccare il cuore della gente umile e semplice come noi e, proprio come noi, degna e ribelle. Questa è la nostra semplice parola per raccontare quale è stato il nostro cammino e dove ci troviamo ora, per spiegare come vediamo il mondo ed il nostro paese, per dire quello che pensiamo di fare e come pensiamo di farlo, e per invitare altre persone ad incamminarsi con noi in qualcosa di molto grande che si chiama Messico e qualcosa di più grande che si chiama mondo. Questa è la nostra semplice parola per far sapere a tutti i cuori onesti e nobili, quello che vogliamo per il Messico e per il mondo. Questa è la nostra semplice parola, perché la nostra idea è chiamare quelli come noi ed unirci a loro, in qualsiasi parte vivano e lottino.

I.- QUELLO CHE SIAMO

Noi siamo gli zapatisti dell'EZLN, benché ci chiamino anche "neo zapatisti". Noi, gli zapatisti dell'EZLN, ci siamo sollevati in armi nel gennaio del 1994 perché vedevamo le troppe malvagità che fanno i potenti capaci solo di umiliarci, derubarci, metterci in prigione e ammazzarci, e niente e nessuno che dice né fa nulla. Per questo motivo dicemmo "Ora Basta! ", in pratica, non avremmo più permesso che ci umiliassero e ci trattassero peggio degli animali. Allora, dicemmo anche di volere la democrazia, la libertà e la giustizia per tutti i messicani, anche se ci siamo concentrati più sui popoli indios. Perché noi dell'EZLN siamo quasi tutti puri indigeni di qua del Chiapas, ma non vogliamo lottare solo per il nostro bene o solo per il bene degli indigeni del Chiapas, o solo per i popoli indios del Messico, ma vogliamo lottare insieme a tutte le persone umili e semplici come noi, che hanno grandi bisogni e che subiscono lo sfruttamento e le ruberie dei ricchi e dei loro malgoverni qui nel nostro Messico ed in altri paesi del mondo.

Dunque, la nostra piccola storia è che ci stancammo dello sfruttamento dei potenti e quindi ci organizzammo per difenderci e per lottare per la giustizia. All'inizio non eravamo molti, solo qualcuno, e andavamo da un posto all'altro a parlare ed ascoltare altre persone come noi. Per molti anni abbiamo fatto questo e lo abbiamo fatto in segreto, senza chiasso. Abbiamo raccolto le nostre forze in silenzio. Abbiamo trascorso così 10 anni e poi siamo cresciuti e siamo diventati molte migliaia. Allora, ci siamo preparati bene con la politica e con le armi ed improvvisamente, mentre i ricchi stavano festeggiando l'anno nuovo, siamo piombati sulle loro città e le abbiamo occupate ed abbiamo così fatto sapere a tutti che siamo qui, che ci devono prendere in considerazione. Allora i ricchi si presero un bello spavento e ci mandarono contro i loro grandi eserciti per annientarci, come fanno sempre ogni volta che gli sfruttati si ribellano, li mandano per eliminare tutti. Ma non ci eliminarono per niente, perché noi ci eravamo preparati molto bene prima della guerra e ci facemmo forti dentro le nostre montagne. E qui sono arrivati gli eserciti a cercarci e gettarci le loro bombe e pallottole, e ormai pianificavano di ammazzare in una volta tutti gli indigeni perché non sapevano esattamente chi era zapatista e chi no. E noi a correre e combattere, combattere e correre, come hanno fatto i nostri antenati. Senza consegnarci, senza arrenderci, senza sconfiggerci.

Allora, la gente delle città uscì per le strade ed incominciò a gridare di fermare la guerra. Così, noi abbiamo fermato la nostra guerra ed abbiamo ascoltato quei fratelli e sorelle della città che ci dicevano di tentare di giungere ad un accordo, cioè un accordo con i malgoverni per risolvere il problema senza carneficine. E noi abbiamo ascoltato la gente, perché quella gente è come si dice "il popolo", cioè il popolo messicano. Cosicché abbiamo messo da parte il fuoco ed abbiamo tirato fuori la parola.

Ed i governi dissero di essere ben disposti e che avrebbero dialogato e fatto accordi e che li avrebbero rispettati. E noi dicemmo che sta bene, ma pensammo anche che sarebbe stato bene conoscere quella gente che era uscita per le strade per fermare la guerra. Allora, mentre dialogavamo con i malgoverni, abbiamo parlato anche con queste persone ed abbiamo visto che la maggioranza era gente umile e semplice come noi, ed entrambi sapevamo bene perché lottavamo, cioè loro e noi. Questa gente la chiamammo "società civile" perché la maggioranza non faceva parte di partiti politici, ma era gente comune, come noi, gente semplice ed umile.

Ma risulta che i malgoverni non volevano un buon accordo, era solo un loro stratagemma quello di voler parlare e stringere accordi mentre stavano preparando i loro attacchi per eliminarci definitivamente. E diverse volte ci hanno attaccato ma non ci hanno vinto perché noi abbiamo resistito bene e molta gente in tutto il mondo si è mobilitata. Allora i malgoverni hanno pensato che il problema era che molta gente stava vedendo quello che succedeva a proposito dell'EZLN e di proposito hanno iniziato a comportarsi come se non stesse accadendo nulla. Nel frattempo, ci circondarono per bene, cioè ci accerchiarono, sperando che, siccome le nostre montagne sono remote, la gente si dimenticasse perché la terra zapatista è lontana. E di volta in volta i malgoverni hanno provato e tentato di ingannarci o attaccarci, come nel febbraio del 1995 quando ci scatenarono addosso una gran quantità di soldati ma non ci sconfissero. Perché, come poi si disse, non eravamo soli e molta gente ci appoggiò e resistemmo bene.

Allora i malgoverni hanno dovuto fare accordi con l'EZLN e questi accordi si chiamano "Accordi di San Andrés" perché "San Andrés" è il nome del municipio dove sono stati firmati questi accordi. Durante quei dialoghi non eravamo soli a parlare con quelli del malgoverno, ma avevamo invitato molta gente ed organizzazioni che lottavano o lottano per i popoli indios del Messico, e tutti dicevano la loro parola e tutti insieme si concordava che cosa dire ai malgoverni. Così si svolse quel dialogo, non c'erano solo gli zapatisti da una parte ed i governi dall'altra, ma con gli zapatisti c'erano i popoli indios del Messico e quelli che li appoggiavano. Ed in quegli accordi i malgoverni dissero che avrebbero riconosciuto i diritti dei popoli indios del Messico e rispettato la loro cultura, e che avrebbero fatto diventare il tutto, legge della Costituzione.

Ma, subito dopo aver firmato, i malgoverni si sono comportati come se se ne fossero dimenticati e sono trascorsi molti anni senza che questi accordi fossero rispettati. Invece, il governo attaccò gli indigeni per farli desistere dalla lotta, come quel 22 dicembre del 1997, data in cui Zedillo fece ammazzare 45 uomini, donne, anziani e bambini nel villaggio del Chiapas che si chiama ACTEAL. Questo grave crimine non si dimentica tanto facilmente, ed è la dimostrazione di come i malgoverni non si fanno scrupolo di attaccare ed assassinare coloro che si ribellano contro le ingiustizie. Mentre succede tutto questo, noi zapatisti facciamo di tutto affinché si rispettino gli accordi e resistiamo sulle montagne del sudest messicano. E incominciammo a parlare con altri popoli indios del Messico e le loro organizzazioni e concordammo con loro di lottare insieme per la stessa cosa, cioè per il riconoscimento dei diritti e della cultura indigeni. Ci appoggiò anche molta gente di tutto il mondo e molte persone stimate per la loro parola perché sono importanti intellettuali, artisti e scienziati del Messico e di tutto il mondo. Abbiamo fatto anche incontri internazionali, cioè ci siamo trovati insieme a parlare con persone dell'America e dell'Asia e dell'Europa e dell'Africa e dell'Oceania, ed abbiamo conosciuto le loro lotte ed i loro modi, e li abbiamo chiamati incontri "intergalattici" per fare gli spiritosi e perché avevamo invitato anche quelli di altri pianeti che però non sono arrivati, o forse sono venuti ma non l'hanno fatto sapere.

Poiché i malgoverni non rispettavano gli accordi, allora pensammo di parlare con molti messicani affinché ci sostenessero. Così, per prima cosa nel 1997 abbiamo fatto una marcia su Città del Messico chiamata "dei 1,111" perché vi partecipava un compagno o una compagna per ogni comunità zapatista, ma il governo non ci fece caso. Poi, nel 1999, abbiamo realizzato una consultazione in tutto il paese ed abbiamo così verificato che la maggioranza era d'accordo con le richieste dei popoli indios, ma neppure a questa fecero caso i malgoverni. Per ultimo, nel 2001, abbiamo fatto la "marcia per la dignità indigena" che ha trovato il sostegno di milioni di messicani e di altri paesi, ed è arrivata fino a dove siedono i deputati e i senatori, cioè al Congresso dell'Unione, per esigere il riconoscimento degli indigeni messicani.

Ma niente, i politici del partito PRI, il partito PAN ed il partito PRD, si misero d'accordo tra loro e non riconobbero i diritti e la cultura indigeni. Questo accadde nell'aprile del 2001, e in quell'occasione i politici hanno dimostrato chiaramente di non avere un minimo di decenza, di essere svergognati e di pensare solo a guadagnare i loro bei soldi come malgovernanti quali sono. Questo bisogna ricordarlo perché vedrete che adesso diranno che riconosceranno i diritti indigeni, ma è una bugia per far sì che si voti per loro, ma hanno già avuto la loro opportunità e non hanno fatto il loro dovere.

Ci siamo dunque resi conto di quanto siano stati vani il dialogo e la negoziazione con i malgoverni del Messico. Loro non badano se stiamo stiamo parlando con i politici perché né il loro cuore né la loro parola sono retti, ma distorti e mentono dicendo che rispetteranno gli accordi, ma non è così. Quel giorno, quando i politici del PRI, PAN e PRD hanno approvato una legge inutile, con un colpo solo hanno ucciso il dialogo e detto chiaramente che non ha importanza quello che concordano e firmano perché non mantengono la parola. Quindi, non abbiamo più cercato nessun contatto con i poteri federali perché abbiamo compreso che il dialogo e la negoziazione erano falliti a causa di quei partiti politici. Abbiamo capito che non gli importava il sangue, la morte, la sofferenza, le mobilitazioni, le consultazioni, gli sforzi, i pronunciamenti nazionali ed internazionali, gli incontri, gli accordi, le firme, gli impegni. In questo modo, la classe politica non solo ha chiuso un'altra volta la porta ai popoli indios; ha dato anche un colpo mortale alla soluzione pacifica, dialogata e negoziata della guerra. E non si può più credere che rispetterà gli accordi presi con qualcuno. Guardate bene e fate esperienza di quanto ci è accaduto.
Ci siamo resi ben conto di tutto questo e nei nostri cuori abbiamo pensato che cosa avremmo fatto. La prima cosa che abbiamo inteso era che il nostro cuore non era più come prima, quando avevamo iniziato la nostra lotta, ma era più grande perché avevamo toccato il cuore di molta gente buona. Ed abbiamo capito anche che il nostro cuore era ancora più ferito. Ma non per l'inganno subito dai malgoverni, ma perché quando abbiamo toccato i cuori di altri, abbiamo sentito anche i loro dolori. Era come se ci fossimo guardati in uno specchio.

II.- DOVE SIAMO ADESSO.

Dunque, come zapatisti, abbiamo pensato che non bastava smettere di dialogare con il governo, ma che era necessario continuare la lotta nonostante quei parassiti fannulloni dei politici. L'EZLN decise allora l'applicazione, solo da parte sua (si dice "unilaterale" perché solo da una parte) degli Accordi di San Andrés per la parte dei diritti e cultura indigeni. Per 4 anni, dalla metà del 2001 fino a metà del 2005, ci siamo dedicati a questo e ad altre cose che diremo.

Bene, abbiamo allora cominciato ad avviare i municipi autonomi ribelli zapatisti, che è la forma in cui si sono organizzati i popoli per governare e governarsi, per rendersi più forti. Questa forma di governo autonomo non è stata inventata dall'EZLN, ma viene da molti secoli di resistenza indigena e dalla stessa esperienza zapatista, è l'autogoverno delle comunità. Cioè, non è che viene qualcuno da fuori a governare, ma i popoli stessi decidono, tra di loro, chi e come governa, e se non obbedisce lo rimuovono. Cioè, se quello che comanda non obbedisce al popolo, lo rimuovono dall'incarico, non è più autorità e subentra un altro.

Ma ci siamo accorti che i municipi autonomi non erano tutti alla pari, ce n'erano alcuni più sviluppati e che avevano maggiori aiuti da parte della società civile, mentre altri erano più abbandonati. C'era quindi bisogno di organizzazione perché ci fosse più parità.
Ci siamo anche accorti che l'EZLN, con la sua parte politico-militare si intrometteva nelle decisioni che spettavano alle autorità democratiche, come si dice "civili". Il problema è che la parte politico-militare dell'EZLN non è democratica, perché è un esercito, ed abbiamo visto che non è un bene che la parte militare stia sopra e la parte democratica sotto, perché non deve essere che quello che è democratico si decida militarmente, ma deve essere il contrario: cioè, che sopra la parte politica democratica comanda e sotto la parte militare obbedisce. O forse sarebbe meglio che niente sia sotto ma che tutto sia allo stesso livello, senza parte militare, per questo gli zapatisti sono soldati, affinché non ci siano soldati. Bene, allora, per risolvere questo problema abbiamo cominciato a separare la parte politico-militare dalle forme di organizzazione autonome e democratiche delle comunità zapatiste. Così, azioni e decisioni che prima faceva e prendeva l'EZLN, a poco a poco sono state passate alle autorità democraticamente elette nelle comunità. Sembra facile a dirsi, ma nella pratica è costato molto perché sono molti anni, prima di preparazione alla guerra e poi di guerra, e si fa l'abitudine alla cosa politico-militare. Ma l'abbiamo fatto perché questo è il nostro modo di fare, quello che diciamo poi lo facciamo, perché altrimenti perché lo dovremmo dire se poi non lo facciamo.
Così sono nate le Giunte di Buon Governo, nell'agosto del 2003, e con queste si è continuato l'apprendistato e l'esercizio del "comandare obbedendo".

Da allora e fino alla metà del 2005, la dirigenza dell'EZLN non ha più dato ordini sulle questioni civili, ma ha accompagnato ed appoggiato le autorità elette democraticamente dalle comunità, inoltre, ha vigilato che le comunità e la società civile nazionale ed internazionale fossero opportunamente informate sugli aiuti ricevuti e sul loro utilizzo. Ed ora stiamo trasferendo il lavoro di vigilanza del buon governo alle basi di appoggio zapatiste, con incarichi temporanei a rotazione, in modo che tutti e tutte imparino e svolgano questo compito. Perché noi pensiamo che un popolo che non vigila sui suoi governanti, è condannato ad essere schiavo, e noi combattiamo per essere liberi, non per cambiare padrone ogni sei anni.

L'EZLN, durante questi 4 anni, ha trasferito alle Giunte di Buon Governo ed ai Municipi Autonomi, gli appoggi ed i contatti che, in tutto il Messico e nel mondo, sono stati raccolti in questi anni di guerra e resistenza. Inoltre, in questo periodo, l'EZLN ha costruito un supporto economico e politico che permettesse alle comunità zapatiste di andare avanti con meno difficoltà nella costruzione della loro autonomia e migliorare le loro condizioni di vita. Non è molto, ma è molto di più di quanto si aveva prima dell'inizio della sollevazione, nel gennaio del 1994. Se si legge qualcuno degli studi che fanno i governi, si vede che le uniche comunità indigene che hanno migliorato le proprie condizioni di vita, cioè la loro salute, educazione, alimentazione, abitazione, sono quelle che si trovano in territorio zapatista, come diciamo noi, dove si trovano le nostre comunità. Tutto questo è stato possibile grazie allo sviluppo dei popoli zapatisti ed al sostegno molto grande ricevuto da persone buone e nobili che chiamiamo "società civili", e dalle loro organizzazioni di tutto il mondo. Come se tutte queste persone avessero reso reale quella cosa del "un altro mondo è possibile", ma nei fatti, non nelle chiacchiere.

Quindi, le comunità hanno fatto buoni progressi. Adesso ci sono più compagni e compagne che stanno imparando ad essere governo. E, anche se poco a poco, più donne si stanno inserendo in questi lavori, anche se continua ad esserci mancanza di rispetto per le compagne e necessità di una maggiore partecipazione nelle attività di lotta. Inoltre, con le Giunte di Buon Governo è migliorato il coordinamento tra i municipi autonomi e la soluzione dei problemi con altre organizzazioni e con le autorità ufficiali. Si è migliorato molto anche riguardo ai progetti presenti nelle comunità ed è più equa la ripartizione di progetti ed aiuti forniti dalla società civile di tutto il mondo: è migliorata la salute e l'educazione sebbene manchi ancora molto per essere quello che dovrebbe essere, la stessa cosa riguardo alla casa e l'alimentazione, ed in alcune zone è migliorato molto il problema della terra perché si sono suddivise le terre recuperate dai proprietari delle fincas, ma ci sono zone che continuano a soffrire per mancanza di terre da coltivare. Inoltre, è migliorato molto l'appoggio della società civile nazionale ed internazionale, perché prima ognuno andava dove gli garbava ed ora le Giunte di Buon Governo li indirizzano dove è più necessario. Dovunque, ci sono più compagni e compagne che stanno imparando a relazionarsi con le persone di altre parti del Messico e del mondo, stanno imparando a rispettare e a esigere rispetto, stanno imparando che ci sono molti mondi e che tutti hanno il loro posto, il loro tempo ed i loro modi, quindi bisogna rispettarsi reciprocamente.

Noi zapatisti dell'EZLN abbiamo dedicato questo tempo alla nostra forza principale, cioè ai popoli che ci sostengono. La situazione in qualche cosa è migliorata e non si può dire che l'organizzazione e la lotta zapatiste sono state vane, ma, anche se ci elimineranno completamente, la nostra lotta é servita a qualcosa.

Non sono cresciuti solo i popoli zapatisti, ma è cresciuto anche l'EZLN. Perché in questo tempo è successo che le nuove generazioni hanno rinnovato tutta la nostra organizzazione. Hanno portato nuova forza. I comandanti e le comandanti che raggiungevano la loro maturità all'inizio della sollevazione nel 1994, posseggono ora la saggezza di quanto appreso nella guerra e nel dialogo di 12 anni con migliaia di uomini e donne di tutto il mondo. I membri del CCRI, la direzione politico-organizzativa zapatista, ora consigliano ed orientano i nuovi che continuano ad unirsi alla nostra lotta e che vanno ad occupare incarichi direttivi. Da tempo ormai i "comitati" (come li chiamiamo noi) hanno preparato tutta una nuova generazione di comandanti e comandanti che, dopo un periodo di istruzione e prova, incominciano ad apprendere i compiti di comando organizzativo e a svolgerli. E succede anche che i nostri insurgentes, insurgentas, miliziani, miliziane, responsabili locali e regionali, così come le basi di appoggio che erano giovani all'inizio della sollevazione, sono ora uomini e donne maturi, veterani combattenti e leader naturali nelle proprie unità e comunità. E chi era bambino quel gennaio del '94, ora è un giovane cresciuto nella resistenza e formato nella degna ribellione condotta dai suoi genitori in questi 12 anni di guerra. Questi giovani hanno una formazione politica, tecnica e culturale che non avevano i fondatori del movimento zapatista. Questa gioventù alimenta ora, sempre di più, tanto le nostre truppe quanto i ruoli direttivi nell'organizzazione. Tutti noi abbiamo visto gli inganni della classe politica messicana e la distruzione che le sue azioni provocano nella nostra patria. Ed abbiamo visto le grandi ingiustizie e carneficine che compie la globalizzazione neoliberista in tutto il mondo. Ma di questo parleremo in seguito.

Così l'EZLN ha resistito a 12 anni di guerra, di attacchi militari, politici, ideologici ed economici, di accerchiamento, di vessazioni, di persecuzione, ma non ci hanno sconfitto, non ci siamo venduti né arresi, e siamo andati avanti. Molti altri compagni di molte parti sono entrati a far parte della lotta, cosicché, invece di indebolirci dopo tanti anni, siamo diventati più forti. Ci sono indubbiamente problemi che si possono risolvere separando di più la parte politico-militare dalla parte civile-democratica. Ma ci sono cose, le più importanti, come le nostre richieste per cui lottiamo, che non sono ancora state raggiunte completamente.

Secondo il nostro pensiero e quello che sentiamo nel nostro cuore, siamo arrivati ad un punto in cui non possiamo più andare oltre, in aggiunta, è possibile che perdiamo tutto quello che abbiamo se restiamo dove siamo arrivati adesso e non facciamo nient'altro per avanzare. Quindi, è arrivata l'ora di rischiare un'altra volta e compiere un passo pericoloso ma che vale la pena. Perché, forse uniti con altri settori sociali che hanno i nostri stessi bisogni sarà possibile ottenere quello di cui necessitiamo e meritiamo. Un nuovo passo avanti nella lotta indigena è possibile solo se l'indigeno si unisce con operai, contadini, studenti, insegnanti, impiegati... cioè i lavoratori della città e della campagna.
(Continua...)

Dalle montagne del Sudest Messicano
Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Messico, nel sesto mese dell'anno 2005

Note: Traduzione: Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo

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