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La disoccupazione , con la violenza e' in principale problema sociale dell' America Latina

indagine del Cepal ( commissione economica per l'america latina e i Caraibi) indica che per la prima volta nella storia dell'america latina, la disoccupazione è diventato , con la violanza, il principale problema
10 maggio 2005
PATRICIA MUÑOZ RIOS
Fonte: La Jornada

Reporte de la Cepal sobre la agenda social en la zona
Desempleo y violencia, principales retos de AL

Solecito Señala que en México el fenómeno fluctúa entre 2 y 3%

El desempleo abierto se ha convertido por primera vez en la historia de América Latina en uno de los principales problemas de la región junto con la violencia, señala un informe de la Comisión Económica para América Latina y el Caribe (Cepal), el cual precisa que la falta de empleos y de seguridad, son los puntos prioritarios en la agenda social de la zona.

En el informe titulado El desempleo en América Latina desde 1990 esta organización indica que, a pesar de la cierta estabilización económica que logró la región latinoamericana desde los años 90, el desempleo se ha elevado en la última década casi 10 por ciento en promedio, no obstante en algunas naciones sudamericanas este indicador "se disparó" más.

El documento señala que actualmente en países como México y Guatemala el desempleo fluctúa entre 2 y 3 por ciento, en otras como Chile y Perú, el porcentaje se elevó a entre 9 y 10 puntos porcentuales, mientras que en Uruguay y Argentina, este indicador se proyecto hasta 17 o 19 por ciento. Esta disparidad presenta un patrón geográfico definido ya que mientras los países sudamericanos registraron incrementos importantes en el desempleo, en las naciones centroamericanas el comportamiento de esta problemática fue más mesurada.

El desempleo urbano en la región era de 8.8 por ciento en promedio y se elevó a 10.4 entre 1990 y 2002, siendo las naciones más afectadas por esta tendencia Ecuador, Costa Rica, Brasil, Bolivia, Chile, Perú, Nicaragua, Paraguay, Venezuela, Colombia, Uruguay y Argentina, según indica el informe.

La investigación, elaborada por Jaime Ros, quien fue precisamente consultor de la Cepal en México y es profesor de la Universidad de Notre Dame en Estados Unidos, detalla que en toda América Latina se ha producido una notable disminución del empleo formal, debido básicamente al descenso del capital y una desaceleración industrial.

Explica que esta reducción de los niveles productivos se debe a factores como la liberalización comercial, la reorientación del patrón comercial hacia actividades intensivas en recursos naturales y los flujos masivos de capital, ya que los dueños del dinero han preferido apostar a la especulación antes que a la inversión productiva.

Factores de riesgo

Así, además de los tradicionales problemas de informalidad y subempleo, el desempleo abierto se ha convertido por primera vez en la historia de la región en uno de los dos factores de riesgo más importantes de la zona, puntualiza el informe de la instancia dependiente de la Organización de Naciones Unidas.

Concluye que el surgimiento del desempleo masivo en varios países sudamericanos y la persistencia de alto desempleo en otras naciones del hemisferio, sería el resultado del lento proceso de acumulación del capital en la región, de una tendencia a privilegiar la situación del tipo de cambio y de un patrón comercial de América Latina orientado hacia los productos intensivos en recursos naturales y no en mano de obra, es decir, a la exportación de materias primas antes que de productos procesados.

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I poveri ci dicono chi siamo, i profeti ci dicono quello che potremmo essere. Per questo nascondiamo i poveri e uccidiamo i profeti.

Phil Berrigan

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