Latina

A Firenze la delegazione indigena ha presentato i risultati del Secondo Vertice dei Popoli Indigeni di Abya Yala

Abya Yala: popoli indigeni in America Latina oggi tra spiritualità, giustizia e liberazione

Governi e multinazionali alleati contro le comunità indigene
7 maggio 2005
David Lifodi

"Prima di progettare qualcosa con i popoli indigeni imparate a camminare con loro": è questo il senso dell'incontro organizzato alcuni giorni fa a Firenze dal Centro Orientamento e Iniziative America Latina e intitolato "Abya Yala – Popoli indigeni in Sudamerica oggi: spiritualità, giustizia, liberazione". Aldo Gonzalez Rojas (indigeno Mixe e membro del Consejo nacional Indigena de México) e Jaime Pilatuña Lincango (sacerdote tradizionale indigeno dell'etnia ecuadoregna Kichwa) hanno presentato i risultati del Secondo Vertice dei Popoli Indigeni di Abya Yala (nome con cui gli indigeni kuna chiamavano il loro territorio prima dell'arrivo di Colombo) svoltosi a Quito nel luglio 2004.
Insieme ad Aldo Zanchetta (Direttore della Scuola della Pace della Provincia di Lucca), ed in collaborazione con Arci, Associazione Atahualpa, Circolo Bolivariano, Cospe, Mani Tese, la delegazione indigena ha chiesto con forza l'approvazione della legge sui diritti collettivi dei popoli indigeni, finora non approvata per l'opposizione di alcuni stati: il diritto alla libera autodeterminazione dei popoli e il loro riconoscimento come soggetto politico collettivo continuano a rimanere un'utopia.
In Messico i popoli indigeni sono stati riconosciuti solo formalmente dal governo allo scopo di evitare critiche a livello internazionale, mentre in altri paesi non è stato ottenuto nemmeno un riconoscimento formale. Aldo Gonzalez Rojas ha accusato il comportamento delle multinazionali interessate soltanto allo sfruttamento delle risorse naturali presenti nei territori indigeni e che non possono essere ridotte a puro oggetto di compravendita, denunciando inoltre il tentativo di smantellare tutte quelle comunità che sono ormai rimaste l'ultimo baluardo all'appropriazione indebita delle risorse da parte delle grandi corporations. D'altra parte anche gli stati latinoamericani non fanno granchè per tutelare gli indigeni, ma addirittura varano legislazioni che garantiscono alle multinazionali la possibilità di appropriarsi delle ricchezze delle comunità, dando così il via libera ad un vero e proprio saccheggio.
Un esempio di tutto ciò riguarda la legge sulla proprietà intellettuale approvata in Messico. La legge è stata approvata lo scorso 26 Aprile con il beneplacito dei partiti della destra e della sinistra e con il consenso di alcune comunità indigene facilmente corrotte allo scopo di disgregare i movimenti indigeni stessi. Un tentativo simile è condotto in modo particolarmente subdolo anche dalla Banca Mondiale che sta creando istituzioni in cui sono rappresentati i popoli indigeni, ma in realtà sono cooptati e non espressione delle comunità. La Banca Mondiale crea così l'illusione di consultare gli indigeni prima di prendere decisioni che li riguardano direttamente, ma in realtà l'unica consultazione reale è quella dal basso decisa dalle comunità stessa in base ai meccanismi decisi da loro.
Per questo motivo le comunità indigene hanno cercato di stringere alleanze con tutti quei movimenti popolari che lottano contro la svendita dell'acqua, del gas e dell'energia alle multinazionali affinché i beni comuni non finiscano per essere preda delle multinazionali.
Durante la serata non si può fare a meno di parlare della precipitosa fuga di Lucio Gutierrez da Quito. Jaime Pilatuña Lincango afferma che stavolta gli indigeni sono rimasti in secondo piano, pur partecipando alla cacciata del presidente. La Conaie ha preferito tenere un basso profilo, spiega il sacerdote kichwa, perché in altre circostanze altre forze avevano approfittato della grande capacità di mobilitazione della Conaie per cacciare i presidenti (è il caso di Bucaram e Mahuad) per poi perpetrare di fatto lo stesso sistema corrotto dei precedenti governi. Addirittura, spiega Jaime Pilatuña Lincango, gli indigeni si erano fidati di Gutierrez entrando a far parte del governo con due ministri, per essere poi costretti a ritirare l'appoggio pochi mesi dopo a causa delle politiche liberiste adottate dall'ex presidente, obbediente ai dettami del Fondo Monetario Internazionale.
Il terzo vertice dei popoli indigeni di Abya Yala si svolgerà in Guatemala, ha concluso la delegazione: "voi in Occidente state lottando per un altro mondo possibile, il mondo indigeno invece è un altro mondo che esiste già".

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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