Latina

Ecuador: resistenza alle misure dittatoriali

La mobilitazione della popolazione di Quito, in sei giorni consecutivi, è stata uno dei fattori chiave che ha permesso di far revocare lo stato d'emergenza e ha costretto il Congresso a ratificare lo scioglimento della Corte Suprema di Giustizia.
20 aprile 2005
Eduardo Tamayo G.
Fonte: ALAI, América Latina en Movimiento

La mobilitazione della popolazione di Quito, durata per 6 giorni consecutivi, è uno dei fattori principali che ha permesso di far revocare lo stato d'emergenza, imposto dal governo di Lucio Gutiérrez.
Altra conseguenza importante è stata l'obbligo, per il Congresso, di sciogliere la Corte Suprema di Giustizia, nominata lo scorso 8 dicembre del 2004 da una maggioranza legislativa vicina alle posizioni del governo.

Il governo di Luicio Gutiérrez, in seguito allo sciopero provinciale del 13 aprile, indetto dalle assemblee di Quito e Pichincha con il preciso scopo di ottenere la "restituzione dello stato di diritto", aveva già cantato vittoria e annunciato, la sera stessa, che la pessima organizzazione era stata la causa della scarsa partecipazione della cittadinanza. Evidentemente, il governo aveva pensato che la militarizzazione e l'impiego della forza contro i manifestanti avevano raggiunto il loro scopo e che non ci sarebbero stati ostacoli per il proseguimento di questa politica autoritaria.

Gli assessori governativi, senza dubbio, non hanno contemplato l'idea di una possibile rivolta popolare, repressa fino al momento in cui, a causa della concessione dell'impunità ad Abdala Bucaram, tale tensione è divenuta incontenibile.

Un mezzo di diffusione della rivolta è stata Radio Luna, che aveva già giocato un ruolo importante in relazione alla caduta di Bucaram nel 1997 e di Mahuad nel 2000. La protesta, creativa e piena di novità, è iniziata la notte del 13 aprile: con dei pentolini in mano donne, giovani, bambini, adulti, intere famiglie si sono concentrate nel parco Shyris, a nord della città. Da qui, si sono spostati alla Corte di Giustizia Suprema, dove sono stati violentemente attaccati e respinti dalla polizia. Nonostante questo, la gente ha effettuato escraches (proteste pubbliche, attuate durante delle manifestazioni di piazza in diversi modi: invio di materiale cartaceo, telefonate, interviste concesse ai mezzi di informazione; ndt) sia davanti ai domicili di Gutiérrez che in un hotel di lusso, nel quale si trovava Guillermo Castro, il presidente della Corte che aveva annullato i processi contro Bucaram.

Il movimento cittadino, riunitosi in maniera del tutto spontanea, ha dei chiari obbiettivi: esige delle risposte dai partiti politici, che, durante 25 anni di democrazia, si sono dimostrati tutti incapaci di risolvere i problemi dello stato, limitandosi a perseguire solo i propri interessi; chiede le dimissioni della Corte, del Governo e del Congresso, divenuto un mercato delle coscienze.

Il 14 e il 15 aprile il movimento è cresciuto, sia per il numero di partecipanti, sia per le attività organizzate: la protesta pacifica ha cambiato spazi e tempi di attuazione. Le azioni sono divenute meno centralizzate, estendendosi a vari punti della città e sono state effettuate soprattutto di notte, quando la gente aveva già finito di lavorare.
Nel tentativo di schiacciare questa mobilitazione civile, la notte del 15 aprile Gutiérrez ha decretato lo stato d'emergenza del Distretto Metropolitano e la dissoluzione della Corte di Giustizia Suprema: decisioni, queste, che implicano limitazioni ai diritti e alle libertà individuali. Tuttavia, quella notte i militari non sono usciti nelle strade per compiere le operazioni di controllo e di repressione richieste loro durante lo stato d'emergenza e il popolo, dal canto suo, non se n'è curato, agendo come se Gutiérrez si fosse proclamato dittatore. Da quel momento, la popolazione di Quito ha continuato a protestare e manifestare con ancora più convinzione.

La mattina di sabato 16 aprile, con la riunione di un gruppo di persone nel parco Scyris, è stato annullato di fatto lo stato d'emergenza. Secondo quanto affermano diverse agenzie di stampa, alcuni membri dell'alto comando militare si sono opposti alla misura del governo, che prevedeva anche la chiusura dell'emittente Radio Luna. Alla testa del gruppo si è posto il Comandante delle Forze Armate di Terra, generale Luis Aguas. Per questo motivo Kristy Kenny, l'ambasciatrice degli Stati Uniti, che ha avuto sempre molta influenza sul governo di Gutiérrez, ha espresso il proprio disaccordo al presidente, secondo quanto ha riferito il quotidiano El Comercio.

Qualche ora dopo che un giudice, accettando un'istanza di difesa presentata da organizzazioni per i diritti umani, aveva annullato nella pratica lo stato d'emergenza, il colonnello Gutiérrez lo ha infine annullato formalmente alle ore 16:00. Nel frattempo, però, come per dare una boccata d'aria al regime, il presidente del Congresso, Omar Quintana, in seguito ad una riunione con lo stesso Gutiérrez, ha deciso di convocare una riunione straordinaria il 17 aprile per la ratifica dello scioglimento della Corte.

Ormai il presidente ha perso tutta la sua credibilità.

Di notte sono continuate le manifestazioni, durante le quali si udivano forte i colpi incessanti battuti sui tamburi, sui pentolini e anche sulle bottiglie di plastica. Mentre carovane di gente andavano dal nord e dal sud di Quito verso il centro della città, altre risalivano dalle valli vicine.
Quando i manifestanti sono arrivati in centro, per raggiungere il Palazzo, le bande armate del governo hanno colpito carri e aggredito persone, al fine di bloccarne l'avanzata.
La gente è rimasta nelle strade fino al tramonto, nonostante fosse attaccata dalla polizia con i lacrimogeni, che colpiscono soprattutto donne e bambini. Fino ad ora sono state 29 le persone detenute e liberate il giorno successivo, dopo che le vittime si erano rivolte al sindaco Paco Moncayo, facendo ricorso all'Habeas Corpus (provvedimenti dettati per evitare le carcerazioni illegali; ndt ).

Per protesta contro i mezzi d'informazione, in particolare contro la TV, che non ha trasmesso le immagini delle manifestazioni e delle repressioni governative, la gente spesso si è rifiutata di guardare i telegiornali, o, in alcuni casi, si è recata direttamente alle sedi delle emittenti televisive.
Quando, di pomeriggio, Radio Luna ha avuto delle interferenze, molte sono state le radio che si sono offerte per continuare la trasmissione, nel caso l'emittente fosse stata chiusa.

In seguito la protesta si è estesa a Cuenca, Ibarra, Otavalo e Riobamba, dove spesso hanno avuto luogo altre manifestazioni accompagnate dal suono dei pentolini percossi dalla gente.

La sera e la notte del 18 aprile, la gente si è concentrata nelle vicinanze del Congresso, dove si teneva la sessione straordinaria per trattare il tema della Corte di Giustizia: qui ha chiesto non solo le dimissioni di Gutiérrez, ma anche di tutti i deputati.
A causa di tanta pressione da parte della popolazione civile, che ha portato ad incidenti e anche a minacce di aggressioni, i deputati hanno infine approvato all'unanimità la proposta dell'opposizione. Essa prevede che la decisione dell'8 dicembre scorso, che ha portato alla nomina di magistrati vicini a Bucaram e al governo, resti senza conseguenze.

Nonostante quest'ultima decisione del Congresso, la crisi è ancora lontana dal risolversi.
Infatti i procedimenti necessari per l'elezione dei nuovi magistrati saranno tema di controversia, dato che a loro spetterà la revisione dei provvedimenti attuati dalla Corte uscente, tra cui anche l'annullazione del processo indetto contro Abdala Bucaram.

Il movimento cittadino di Quito ha già annunciato nuove mobilitazioni per richiedere le dimissioni di Gutiérrez e di tutti i politici corrotti, mentre a Guayaquil il sindaco socialcristiano Jaime Nebot ha convocato una marcia per la serata di lunedi 18 allo scopo di richiedere delle rettifiche al governo attuale.


Note: Tradotto da Roberta Casillo per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
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