Latina

L'America Latina protegge le imprese più irresponsabili del mondo

Il premio quale impresa "più irresponsabile" è stato assegnato alla
Nestlé, per i suoi conflitti sul lavoro in Colombia e le aggressive
politiche di marketing dei sostituti del latte materno, che
pregiudicano l'allattamento materno specialmente nei Paesi in via di
sviluppo, mettendo in pericolo milioni di lattanti
10 aprile 2005
Fonte: Adital
Ecoportal


Imprese multinazionali presenti in diversi Paesi dell'America Latina
-Nestlé (alimentare), Dow Chemical (chimica), Shell (petrolio), KPMG
(consulenza finanziaria) e Wal-Mart (distribuzione) - sono state
considerate le più irresponsabili del pianeta da un punto di vista
sociale ed ambientale. I partecipanti al Controvertice (o Foro
Alternativo) di Davos, in Svizzera, lo scorso mese, hanno selezionato
queste cinque imprese, tra le 24 proposte da ONG di tutto il mondo.
L'evento ha avuto luogo parallelamente al Foro Económico de Davos, che
ha visto riunite - anche quest'anno - le grandi potenze economiche del
pianeta.

Il premio consiste in una piccola scultura di legno scuro, che
rappresenta il pianeta come un occhio circondato da due archi di
metallo dorato. La piattaforma "Occhio Pubblico di Davos" è incaricata
di selezionare i "vincitori", ossia il lato peggiore della
globalizzazione economica".

La Dow Chemical, Stati Uniti, è risultata vincitrice nella categoria
diritti umani, per non essersi assunta le proprie responsabilità nella
catastrofe della città indiana di Bhopal, dove si ricorderà un
problema nelle proprie installazioni causò la morte di venti mila
persone nel 1984.
La Royal Dutch/Shell, invece, ha ottenuto il riconoscimento perché
ritenuta responsabile di attenzione praticamente nulla verso i
problemi dell'ambiente in Nigeria, dove brucia gas senza poi ripulire
le aree colpite, da ormai quasi cinquant'anni.
Un premio "punitivo" per l'impresa finanziaria KPMG, conseguenza del
proprio comportamento e delle tecniche aggressive di evasione fiscale,
risparmiando denaro che dovrebbe essere versato al Fisco. Le precarie
condizioni di lavoro, il mancato pagamento degli straordinari ed i
salari scandalosi in Africa ed Asia sono invece valse a Wal-Mart il
primo premio nella categoria "irresponsabilità in diritto del lavoro".

Ma il premio più importante è stato concesso alla Nestlé, che continua
ad agire in maniera del tutto irresponsabile in diversi Paesi
dell'America Latina. Il premio quale impresa "più irresponsabile",
concesso dal pubblico a mezzo di votazione via Internet, è risultato
essere conseguenza dei conflitti sul lavoro che la multinazionale
gestisce in Colombia e delle aggressive campagne di
commercializzazione dei sostituti del latte materno, che non solo
pregiudicano l'allattamento materno nei Paesi in via di sviluppo (e
non solo, ndr), letteralmente "staccando" i bebé dal seno delle madri
ma, ben più grave, espongono milioni di lattanti a rischio di gravi
conseguenze epidemiologiche, sociali ed economiche.

In Bolivia, la Nestlé è accusata di contribuire indirettamente alla
morte di almeno ventottomila lattanti. L'impresa continua indisturbata
a vendere i propri prodotti in Bolivia, per esempio il NAN 1, con
etichette che riportano "dalla nascita". Ciò significa che Nestlé
viola ogni regola e si pone contro quella corretta alimentazione e
adeguata nutrizione che si possono ottenere unicamente
dall'allattamento al seno.

In Brasile, Nestlé è accusata di estrarre acqua minerale senza debita
autorizzazione. Leader mondiale nella vendita di acqua in bottiglia,
la multinazionale ha accumulato tutta una serie di irregolarità a
partire dal lancio delle proprie attività nel Parque des Aguas, a São
Lourenço, nello Stato di Minas Gerais. Le denunce arrivano dal
Movimiento Amigos de los Circuitos de Aguas Minerales (MACAM).

Oltre ad estrarre l'acqua senza autorizzazioni, l'impresa sta
provocando la demineralizzazione dell'acqua - "proibita dalla legge
brasiliana" - e sta costruendo uno stabilimento senza aver effettuato
nessuno studio di impatto ambientale, né averne permesso alcuno.

Note: http://www.ecoportal.net/content/view/full/41882

tradotto da Vincenzo Puggioni
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