Latina

Brasile: la politica estera di Lula, tra Rumsfeld, Chavez e Haiti

Haiti e Venezuela sono due fonti di tensione che mettono a dura prova la politica estera del Brasile, alla ricerca di una leadership continentale e un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza dell'ONU
25 marzo 2005
Mario Osava
Fonte: IPS

RÍO DE JANEIRO, 23 mar (IPS)

Questo mercoledi Haiti e il Venezuela si sono dimostrate due fonti di tensione che mettono alla prova la politica estera del Brasile, orientata alla leadership dell'America Latina e ad un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza.

Il segretario di Stato alla Difesa degli Stati Uniti, Donald Rumsfeld, ha elogiato nella sua rapida visita a Brasilia la politica militare brasiliana nel paese caraibico, mentre una relazione di alcuni difensori dei diritti umani ha criticato duramente il disimpegno della Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti (Minustah), le cui truppe sono ora sotto il comando del Brasile.

La Minustah ha come capo l'ex cancelliere cileno Juan gabriel Valdés.

"I brasiliani possono ritenersi orgogliosi della leadership che il loro paese esercita nella regione e in altre parti del mondo", specialmente in seguito all'invio di truppe ad Haiti, ha dichiarato Rumsfeld.

Ha inoltre definito come "impressionante" il Sistema di Vigilanza della Amazzonia, un insieme di radar, aerei ed altre tecnologie di comunicazione, il cui centro ha visitato nel pomeriggio dello scorso mercoledi a Manaos, capitale dello stato nord-occidentale dell'Amazzonia.

Rumsfeld ha manifestato la sua preoccupazione, invece, per l'acquisizione da parte del Venezuela di 100.000 fucili russi AK-47. Tale decisione "non contribuisce alla sicurezza di questo emisfero", ha detto, sollevando il dubbio sul destino di "tante armi", giacché il paese non ne ha bisogno, secondo la sua opinione. Il governo venezuelano di Hugo Chavez ha annunciato un rafforzamento programmatico delle sue Forze Armate, il quale prevede anche l'acquisto di 41 elicotteri di attacco e trasporto e di decine di aerei militari da bombardamento MIG, tutti apparecchi russi.

Il Brasile stesso può diventare fornitore di aerei militari, a quanto ha detto Chavez al suo corrispettivo Luiz Inácio Lula de Silva. La partita sarà costituita da due aerei della Impresa Brasiliana dell'Aereonautica, il bombardiere AMX, di tecnologia italiana e 24 Supertucani predisposti al controllo dello spazio aereo e di quello terrestre.

I commenti di Rumsfeld possono essere interpretati come indicativi del fatto che Washington non vede di buon occhio nessuna vendita di armi al Venezuela, benché gli Stati Uniti siano interessati al ruolo di "moderatore" che sta esercitando il Brasile col suo avvicinamento a Chavez e ad altri governi considerati di sinistra nel Sud America, come quello argentino e quello uruguayano.

Il vicepresidente e Ministro della Difesa brasiliano Josè Alencar, anfitrione di Rumsfeld, ha precisato alcune differenze durante la conferenza stampa congiunta che si è tenuta questo mercoledi a Brasilia. "Il Brasile continua a difendere l'autodeterminazione e il principio di non intervento", ha dichiarato. L'interesse a far sì che l'America del Sud acquisisca un'importanza rilevante negli equilibri internazionali ha portato Lula e il suo governo a mettersi in gioco per evitare una crisi istituzionale in Venezuela, così come si è impegnato ad attutire l'attrito che si era venuto a creare tra Caracas da una parte e gli Stati Uniti e la Colombia dall'altra. Fino a questo momento la diplomazia brasiliana si è mossa bene su un terreno difficile. Il passo successivo sarà l'incontro di martedi 29 tra Lula, Chávez, il Presidente della Colombia Alvaro Uribe e il capo del governo spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, incontro che avrà luogo nella città venezuelana di Guayana. L'altra ossessione della politica estera brasiliana è il motivo principale della spinosa missione accettata dal governo di sinistra del Partito dei Lavoratori (PT) ad Haiti, Paese il cui Presidente leggittimo, Jean-Bertrand Aristide, è stato deposto il 29 febbraio 2004.

Conquistare un posto all'interno del Consiglio di Sicurezza dell'ONU richiede dal Brasile una certa presenza militare mondiale, sostengono alcuni esperti. Il Brasile ha assunto il comando delle forze militari della Minustah inviando 1.200 soldati a questo Paese quasi senza uno Stato, il più povero dell'emisfero sud, all'interno del quale militano diversi gruppi armati. Inoltre, ha messo in dubbio la legittimità dell'intervento militare internazionale ad Haiti, in quanto Aristide ha denunciato di essere stato costretto a lasciare la sua carica e il suo Paese dai marines statunitensi che lo hanno aereotrasportato nella Repubblica Centrafricana. La Comunità dei Caraibi ha difeso tale denuncia, richiedendo all'ONU una inchiesta indipendente che non ha mai avuto luogo.

A nove mesi dall'inizio della missione che coinvolge più di 7.400 soldati e poliziotti di una trentina di Paesi, sette dei quali sudamericani, Haiti continua ad essere uno scenario di combattimenti mortali e di violazioni dei diritti umani senza che ci siano misure effettive di contenimento a tale violenza, ha detto James Cavallaro, direttore del Corso dei Diritti Umani della Facoltà di Diritto di Harvard, negli Stati Uniti. Cavallaro ha visitato Haiti ed ha coordinato l'elaborazione della relazione "Mantenere la pace ad Haiti?", realizzata in collaborazione con il suo Corso di Studi e il Centro di Giustizia Globale, organizzazione non governativa brasiliana. La relazione è stata divulgata questo mercoledi a Rio de Janeiro.

La Minustah non sta mettendo in pratica il "mandato chiaro e forte" di disarmare gli ex militari e le altre milizie illegali, di appoggiare il processo politico di preparazione alle elezioni (previste per novembre), di normalizzare la situazione dei diritti umani, presentando relazioni sul rispetto di essi- così ha assicurato il documento.

Tale relazione continua sostenendo che le forze di pace stanno, in tutti i casi, "dando il loro appoggio" alla Polizia Nazionale di Haiti in numerose esecuzioni sommarie, detenzioni arbitrarie, "sparizioni", omicidi di persone ricoverate negli ospedali, sepolture di gruppo in cimiteri clandestini.

Portando numerosi esempi, il documento mette in luce la "mancanza di volontà" delle forze armate che rispondono al comando del generale brasiliano Augusto Heleno Pereira di contrastare ed indagare le cause delle violenze rivolte verso gli abitanti poveri di Porto Principe, la capitale, i quali sono in linea di massima sostenitori dell'ex presidente Aristide. Esistono punti di vista contrastati sulla missione di pace. Il generale brasiliano ha respinto le accuse contro le sue truppe, sostenendo che il compito della Minustah è quello di "appoggiare il governo provvisorio e la Polizia Nazionale, unica forza legale all'interno del Paese", secondo quanto risulta ufficialmente dall'Agenzia Brasiliana di Stampa.

Secondo Pereira, " sarà impossibile disarmare il Paese" senza progetti sociali ed economici che facciano parte di un programma di sviluppo sociale, "soluzione più efficace per 'disarmare lo spirito'", ha aggiunto.

Infatti, Valdés, a capo della Minustah, ha ricordato agli Stati Uniti e agli altri Paesi ricchi che non hanno rispettato l'impegno di destinare più di 1.000 millioni di dollari a progetti di ricostruzione per Haiti, finanziamenti che costituiscono una parte delle promesse che la Comunità Internazionale ha sostenuto nei confronti di questo Paese.

Un possibile fallimento o un comportamento ambiguo e parziale della Minustah potrebbe ledere l'immagine internazionale del Brasile, ma sicuramente la strada verso il Consiglio di Sicurezza sarà più accessibile se la missione è ben vista da Washington

Note: Tradotto da Roberta Casillo per www.peacelink.it
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