La Comunità Mondiale del XXI Secolo e il Declino delle Nazioni (Risposta all'editoriale di Galli della Loggia)
Il ministro Giuliano Amato ha rilanciato con determinazione un tema che non poteva non essere contenuto nell'agenda di un Governo democratico del XXI secolo.
Lo ha fatto con la consueta prudenza, ma non con lo stile provocatorio che è poi destinato a rimanere lettera morta, almeno così io in questo momento credo e voglio sperare, pur essendo consapevole che Amato non è un federalista europeo e tanto meno un federalista mondiale.
La cittadinanza a cinque anni per i residenti nel territorio italiano è una misura giusta e da fare approvare con rapidità e l'ideale sarebbe che proprio l'ambito dell'Unione Europea trovasse la forma del diritto utile a rendere permeante sul piano della legge quello che afferma, sia pure astrattamente, nei suoi principì ispiratori anche su questo terreno cruciale.
La classificazione diritti e doveri del mero ambito nazionale, tra l'altro, è ormai - cosa che Galli Della Loggia sembra intenzionalmente ignorare - influenzata dagli interventi sovralegislativi, costituzionalizzanti sia dell'Unione Europea sia degli organismi Governativi delle Nazioni Unite in una serie crescenti di ambiti che attenevano una volta alla singola sfera nazionale: ambiente, salute, consumatori, economia pubblica, sistemi bancari, telecomunicazioni. E' proprio lo strumento conservatore della "governance", giustamente contestata dal rigore ideale dei federalisti europei, ad essere divenuto un "cavallo di Troia" rispetto alla tradizione nazionalistica. Questo è avvenuto in senso contrario, a mio personale giudizio, a quanto i teorici della "governance globalista" intendevano...avevano pensato a un disegno ultraelitario, controllabile, razionalizzabile, gestibile secondo le contingenze politiche dell'asse politico ed economico più importante del mondo, degli Usa innanzitutto, ma via via il Regno Unito, poi persino distanziati la Russia, il Giappone...la Cina. Solo che la domanda politica e culturale che è sottesa all'ideale federalistico europeo e mondiale non è una materia soltanto derivata da una sofisticata teoria delle idee tradotta in una dottrina politica significativa ma ancora minoritaria...è contenuta nel Dna della politica dell'evoluzione delle democrazie moderne e contiene alcuni dei germi degli universalismi di carattere religioso come il cristianesimo, sia pure depurato dalla pretesa di conciliare la propria visione teocratica sovrapposto a quella di uno Stato laico multiconfessionale e libero nei culti.
La forza dell'Islam, che pure mantiene nei suoi tratti politici del fondamentalismo un'inaccettabile contrapposizione anche con gli ideali dell'illuminismo, del liberalismo, della ragion critica e della ragion pura, consiste proprio nel sottrarsi alla "delusione" di rappresentanza di tipo nazionale. La perdita di consenso interno ai regimi iracheno e siriano, per esempio, al di là della guerra dichiarata dal governo Usa guidato da Bush non è soltanto un evento militare, ma una sconfitta del sogno del nazionalismo arabo impostato alla metà degli anni Cinquanta da Nasser...in un mondo che era bipolarizzato non c'era spazio per i "non allineati" e in un mondo "unilateralizzato" non c'è spazio per comunità nazionali, a meno che non intendano assumere i ruoli di media-grande superpotenza come sta facendo l'Iran...che non ha tutti i requisiti per essere considerata una forza moderatrice di pace per il Medio Oriente, sempre secondo un personale giudizio.
Dunque la superficiale contestazione del professor Galli Della Loggia è il risultato di un cinico conteggio dei rapporti di forza nel quale sono esclusi i sentimenti di fiducia nell'evoluzione della democrazia in senso planetario, di riformismo degli istituti sovranazionali già esistenti, di federalismo europeo e mondialismo federalista nelle forme che generazioni di militanti hanno pensato in oltre sessanta anni di azioni politiche, di elaborazioni critiche, di approfondimenti intellettuali, di documentazioni saggistiche, campagne d'informazione, comunicazioni, congressi, manifestazioni. Il problema è che non ha sottovalutato soltanto un piccolo movimento o un ancora più piccolo club mondiale, ma il giudizio storico sul Novecento e i suoi non piccoli fallimenti. Proprio chi ha condannato fascismo, nazismo e cosiddetto socialismo realizzato dovrebbe evitare di trascurare che alla base delle aspirazioni dei popoli c'è anche un "trascendente" che si vuole vedere incarnato nelle istituzioni non solo regolatrici degli interessi materiali fra gli individui, i ceti e i poteri di una società. Le comunità del XXI secolo sono "già" sovranazionali: in America, in Europa, in Asia...persino in Africa...solo che i popoli nazionali sono tenuti, per gran parte all'oscuro, dal conoscere l'ipotesi di una prospettiva che, senza miracoli ma neppure guerre, sarebbe in grado di offrire un criterio più razionale e meno sanguinoso alla forma del loro governo. Sarebbe cioè una riflessione che uno scienziato politico moderno non solo non dovrebbe più ignorare, ma ritenere un possibile sbocco, questo sì realistico, ai mali che avvelenano gli uomini, le donne, il presenta ma anche il destino di questo pianeta.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/08_Agosto/18/galli.shtml
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