La convenzione delle cittadine e dei cittadini d'Europa - Genova, 3 dicembre 2005

La costituzione europea: la battaglia per la ratifica in Francia

Resoconto dell'intervento di Antonio Longo del Mfe nel dibattito sulla costituzione europea tenutosi a Lione il 28 gennaio con Attac. La proposta è di creare una coalizione delle organizzazioni della società civile, delle forze sociali e culturali, dei movimenti e delle forze politiche, da riunire in un’assemblea – chiamata “Convenzione dei cittadini europei” – per rivendicare e domandare al Parlamento europeo più democrazia nell’Unione, più solidarietà economica e sociale, più politiche di difesa dell’ambiente ecc.
22 marzo 2005
Antonio Longo (direzione nazionale del Mfe)
Fonte: Il Dibattito Federalista

Premessa

La cosa più importante è stabilire il punto di vista corretto per esprimere un giudizio sulla Costituzione europea. Se tale punto di vista rimane “nazionale”, è allora chiaro che ogni francese, ogni italiano, ogni tedesco, ecc. sarà spinto a fare un confronto con la propria costituzione nazionale e a tentare di stabilire cosa ci guadagni e cosa ci perda. Ma se il punto di vista è “europeo” o “sovranazionale”, si tenderà piuttosto a vedere questa costituzione come il primo tentativo di costituzionalizzare l’intero processo d’integrazione europea, tutto l’acquis communautaire degli ultimi cinquanta anni, creando istituzioni capaci di far fronte alle sfide del XXI secolo, di portare la democrazia sul piano continentale e di trasformare i rapporti tra stati da rapporti di forza (e di violenza) a rapporti basati sul diritto.

Nel XXI ancor più che nel XX secolo, le sfide che dobbiamo affrontare sono anzitutto sfide mondiali benché di fronte a un
corso degli avvenimenti sempre più accelerato cerchiamo sempre di rimediarvi con mezzi e lotte sindacali o politiche all’interno di quadri statali strettamente nazionali. Perciò i federalisti ritengono che oggi l’obiettivo più importante sia lo sviluppo della democrazia internazionale oltre gli Stati nazionali. E oggi è proprio in Europa che questa battaglia per costruire nuove istituzioni politiche sovranazionali è nel suo stadio più avanzato, sebbene la lotta federalista non potrà terminare prima della creazione della federazione mondiale, condizione della pace perpetua, ed è in corso attualmente con altri mezzi su altri continenti.

Per noi federalisti è dunque giusto il secondo punto di vista, quello che ho qualificato di “europeo” o di “sovranazionale”.
Su questa base fondamentale si spiegano le nostre divergenze dalla Costituzione europea che ci viene proposta e i motivi per cui al contempo rifiutiamo di giudicarla solo da un punto di vista economico. Quindi, per i federalisti, la questione principale è la seguente: questo primo tentativo di costituzionalizzare la democrazia internazionale ha colto nel segno?

Tre risposte alla questione.

Dal punto di vista giuridico e storico.

Questa Costituzione rappresenta il primo sforzo per limitare i poteri del livello “sovrano assoluto” (ossia lo Stato nazionale) e, quando stabilisce che l’Unione Europea ha personalità giuridica, e che il diritto dell’Unione è superiore al diritto nazionale, essa ha ben costituzionalizzato il principio di una “sovranità europea” accanto a quella nazionale. Sotto questo aspetto si è dunque raggiunto l’obiettivo.

Dal punto di vista politico.

La questione dovrebbe essere la seguente: questa Costituzione fa o no un passo avanti sulla strada dell’unificazione federale dell’Europa?
Basandosi sul testo, la risposta deve essere sfumata e si potrebbe formulare nella maniera seguente.
Il Parlamento e la Commissione guadagnano poteri (estensione dei domini subordinati a codecisione legislativa, accresciuto controllo del Parlamento sul Presidente della Commissione il quale deve essere scelto “tenendo conto dei risultati delle elezioni europee”, ecc.).

Gli Stati nazionali mantengono il diritto di veto sulla politica estera, sulla difesa e sicurezza, sulla fiscalità. Su questi punti l’Unione mantiene un grave deficit di democrazia: rimane l’obbligo di decidere all’unanimità.
Ma, come all’inizio di ogni cambiamento veramente rivoluzionario (e senza dubbio il passaggio dalla “democrazia nazionale” alla “democrazia europea” e a quella “mondiale” è una rivoluzione) quando i progressi appaiono minimali, è necessario affermare che:
a) questa Costituzione non segnerà la fine del processo d’unificazione europea; coloro che, anche fra di voi, lo affermano, si sbagliano. Questa Costituzione imperfetta sarà chiamata, speriamo molto presto ed in maniera profonda, ad una revisione ed è falso e disfattista affermare che ciò non potrà avvenire, vista l’assenza di esempi nella storia di costituzioni sempiterne e di trattati internazionali intangibili. Saranno le contraddizioni tra i problemi che l’Europa dovrà affrontare e gli strumenti che oggi ci sono che spingeranno per riaprire il dibattito e lo scontro tra la tendenza federalista e quella souvraniste.
Il Parlamento europeo, nella risoluzione del 12 gennaio 2005 ha annunciato “la sua volontà di servirsi del nuovo diritto d’iniziativa che gli conferirà la Costituzione per proporre dei miglioramenti della stessa”.
Bisogna altresì dire che i governi nazionali nella situazione odierna non saranno più in grado di opporsi al diritto d’iniziativa del Parlamento! Ecco il primo grande risultato di questa Costituzione imperfetta!
b) Questa Costituzione ha suscitato, per la prima volta nel mondo, un grande dibattito pubblico e politico europeo che proseguirà nei prossimi anni senza fermarsi fintantoché gli Europei non avranno ottenuto il potere di nominare, tramite il loro voto, un vero “governo europeo”. Un esempio della nascita di un reale dibattito e di una lotta politica di livello europeo è sotto i nostri occhi già oggi: il gruppo dei Verdi- ALE al Parlamento europeo ha dichiarato che intende raccogliere (assieme ai sindacati) un milione di firme per domandare alcune modifiche al testo costituzionale.
Ecco il secondo grande risultato di questa Costituzione imperfetta!
c) Ancora: grazie a questa Costituzione imperfetta, il Parlamento europeo ha rifiutato, per la prima volta nella storia, di votare “a occhi chiusi” la Commissione Barroso, rivendicando il diritto di giudicarla “politicamente”: e questo passo è “senza ritorno”!

I contenuti principali della Costituzione.

- Un quadro istituzionale unico, attraverso l’unificazione dei tre “pilastri” dell’integrazione europea (unione economica e monetaria; politica estera e di sicurezza;
giustizia e affari interni) in un solo quadro normativo e istituzionale, sempre mantenendo l’acquis communautaire.
- Inclusione della Carta dei diritti fondamentali (Nizza). Tali diritti riguardano direttamente l’individuo, sono diritti per l’uomo, per ciascuno di noi, non essendo in alcun modo legati ad uno Stato, ad un popolo ecc. Inoltre, non si tratta soltanto di valori/principi morali (come nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ad esempio), ma essi possono essere fatti valere attraverso un giudice. Vi sono compresi tutti i diritti “moderni”, non esclusi quelli della bioetica o i diritti dell’infanzia.
- L’introduzione della cittadinanza europea che, per sua natura, taglia il legame tra cittadinanza e nazionalità e apre la strada ad una cittadinanza politica fondata sul concetto di residenza, in linea con quanto propongono i fautori della campagna “un milione di firme per la cittadinanza europea ai residenti”.
- Riconoscimento della personalità giuridica dell’unione.
- Riconoscimento della superiorità del diritto dell’Unione sul diritto nazionale.
- Riconoscimento della democrazia partecipativa nell’Unione.
- Riforma del Consiglio europeo e della Commissione.
- Creazione del Ministro europeo degli affari esteri, anche se su questa materia resta il voto all’unanimità: ciò significa che la contraddizione dovrà esplodere il più presto possibile (la contraddizione è il motore della storia, come diceva Marx) e sarà allora chiaro a tutti che bisognerà cambiare il sistema.
- Rafforzamento del principio di sussidiarietà.
- Nuova regolamentazione delle cooperazioni rafforzate.
- Procedura di revisione della Costituzione da parte di nuove Convenzioni europee.
Si tratta di risultati importanti!
Ci sono anche dei punti negativi, l’abbiamo già detto (diritto di veto nelle materie importanti o in materia di modifica costituzionale ecc.).
C’è anche una “dimenticanza” importante: sebbene la pace sia indicata come primo obiettivo dell’Unione non si parla di “diritto alla pace”. Sarebbe stato molto importante inserire questo diritto assieme agli altri, perché è il diritto che rende chiaro il fine all’origine del processo d’unificazione europea, ossia la garanzia dell’impossibiltà di una guerra tra popoli europei.
Noi – i federalisti europei – abbiamo proposto e ci siamo impegnati fortemente per un articolo costituzionale (simbolicamente, il primo) che dicesse che “l’unione rifiuta la guerra come strumento d soluzione dei conflitti tra gli Stati”. Sapete che le prime volte in cui i federalisti hanno condotto questa azione sotto forma di petizione cittadina indirizzata al Parlamento europeo sono state ad Assisi in occasione di una riunione dell’ONU dei popoli, al Forum sociale europeo di Firenze e a Lione durante i RAM d’inizio 2003? La nostra proposta non è stata accolta, per questa volta. Ma la lotta continua... e noi la sosterremo ancora assieme ad altre, come per esempio la richiesta d’un seggio unico per l’Unione europea al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, o la creazione di un Parlamento mondiale in seno all’ONU.

Una conclusione e uno sguardo al futuro.

Nonostante i limiti che presenta la Costituzione che ci viene proposta, soprattutto riguardo alla prospettiva di un’unione federale dell’Europa, gli aspetti positivi sono superiori ai negativi. Innanzitutto per una ragione politica e strategica fondamentale: gli Stati nazionali sono stati obbligati, in seguito al fallimento del summit dei Capi di Stato e di governo di Nizza nel dicembre 2000, a riconoscere la Convenzione europea come unico strumento legittimo per discutere d’allora in poi le riforme delle istituzioni europee. Ciò significa che, anche in futuro, saranno obbligati a delegare a delle assise legittimate democraticamente le prossime riforme istituzionali. Si apre davanti a noi un ampio spazio per rivendicare tutto ciò che non abbiamo ancora ottenuto, per allargare gli spazi della democrazia, per chiedere un’Europa più sociale, più democratica, più federalista!

A tal fine, bisogna ratificare la Costituzione. La decisione della Francia è la più importante perché la Francia è il paese-chiave del processo d’unificazione europea. Ogni volta che la Francia ha detto SI all’Europa, l’Europa, e con lei la causa della pace, ha avanzato. Se, disgraziatamente, la Francia dicesse NO (e io non lo credo), non sarebbe un NO a questa Costituzione, ma un NO all’intero progetto d’unificazione, un NO alla pace e alla democrazia internazionale. Significherebbe la crisi immediata dell’Unione con conseguenze estremamente gravi per tutti i popoli, non soltanto europei: il nazionalismo avrebbe il sopravvento e la subordinazione all’imperialismo americano sarebbe totale. Una volta nel passato la Francia ha detto NO all’Europa: nel 1954, all’epoca della battaglia per la Comunità europea della difesa e la Comunità politica europea. Come conseguenza, abbiamo avuto 50 anni d’egemonia politica, economica, sociale e culturale americana. Ma sono convinto che questa volta la Francia dirà SI alla Costituzione, per poter dire, domani, SI a una vera federazione europea. Inoltre, bisogna mettere in cantiere una nuova azione (subito dopo la ratifica della Costituzione nei sei paesi fondatori) per correggere gli aspetti negativi di questa Costituzione. Noi – i federalisti – pensiamo di creare una coalizione delle organizzazioni della società civile, delle forze sociali e culturali, dei movimenti e delle forze politiche, che si riunirebbe in un’assemblea – che abbiamo chiamato “Convenzione dei cittadini europei” – per rivendicare e domandare al Parlamento europeo più democrazia nell’Unione, più solidarietà economica e sociale, più politiche di difesa dell’ambiente ecc.
Grazie a delle specie di “cahiers de doléances” (come all’alba della Rivoluzione francese) si potrebbe esercitare una grande pressione sul Parlamento al fine di ottenere “una seconda Convenzione” per modificare la presente Costituzione. Il Parlamento europeo ha già dichiarato, durante la seduta d’approvazione della Costituzione (il 12 gennaio) che intende esercitare il potere di domandare una seconda Convenzione.
È chiaro che una eventuale seconda Convenzione dovrebbe essere una “Convenzione costituente”, con ancor più legittimità democratica della prima, che di per sé era già incomparabilmente superiore e democratica rispetto alle conferenze
diplomatiche e intergovernative del passato. Tale è la sfida dei prossimi anni. Una sfida che i federalisti sperano di condividere con la maggior parte dei movimenti della società civile europea e con la maggioranza di voi e del movimento altromondialista.

Note: Questo contributo è la rielaborazione dell’intervento tenuto da Antonio Longo (membro della direzione del Movimento federalista europeo) nel dibattito-contradditorio con Cristophe Rameaux (Maître de conférences, Università di Parigi, membro del comitato scientifico di ATTAC) a Lione il 28 gennaio.
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