SCOOP! Ken si confessa, e svela i retroscena della crisi.

Perche' ho lasciato Barbie

I media hanno parlato di "separazione consensuale" tra la bamboletta bionda e il suo fidanzato storico, ma la realta' e' ben diversa, e dietro il candore di Barbie si nascondono storie di tradimenti, sfruttamento dei minori, militarismo e inquinamento chimico. Dopo 43 anni di fidanzamento, Ken si scopre pacifista e "no-global", e non riesce piu' a vivere con una donna di plastica senza ideali.
16 febbraio 2004
Una confessione di Ken raccolta da Carlo Gubitosa

Ken, l'ex-fidanzato di Barbie Mi chiamo Ken, e sono un pupazzo di plastica, uno dei tanti che compaiono sui vostri giornali e sui vostri teleschermi. A differenza di Maurizio, Gad, Bruno e Giuliano, io SO di essere un pupazzo, e questa autocoscienza mi da' un vantaggio in piu' sui pupazzi che si credono uomini. Anche se noi pupazzi non siamo molto credibili, datemi fiducia per un momento: vi garantisco che sto per raccontarvi solo cose vere.

Dopo quarantatre' anni ho lasciato la mia fidanzata Barbie, e all'inizio non credevo che la cosa avrebbe fatto tanto scalpore. Poi ho visto la mia faccia in televisione, perfino telegiornali importanti come il Tg1 e il Tg5 hanno parlato della mia vita privata, come se non avessero cose piu' interessanti da dire. L'agenzia Reuters, una delle piu' prestigiose al mondo, ha scritto che io e Barbie "abbiamo deciso di trascorrere del tempo separati", ma "continueremo ad essere buoni amici". Nulla di piu' falso. [1]

Quella che sto per raccontarvi e' una storia dolorosa, che mi ha portato a scegliere tra l'amore e la mia coscienza, tra una bella bugia e una brutta verita'. Ho lasciato Barbie perche' non potevo piu' assistere in silenzio alle malefatte che circondavano il nostro rapporto. Non potevo piu' girare la testa dall'altra parte, illudendomi che tutto fosse perfetto, e che davanti a me ci fosse ancora la persona pulita e onesta che avevo conosciuto quarantatre' anni fa.

La mia non e' stata una scelta improvvisa, ma un lungo tormento durato quasi tre anni. Tutto comincia nel luglio del 2001, quando io e Barbie decidiamo di fare vacanze separate: lei mi aveva tradito con Big Jim alla fine di giugno e io l'avevo perdonata, ma avevo bisogno di stare un po' da solo per rimettermi in sesto dopo quell'esperienza. Non riuscivo a capire come avesse potuto invaghirsi di Jim, cosi' intollerante, razzista e militarista, tutto impregnato di retorica sulle "guerre umanitarie", come se non avesse visto anche lui l'orrore del Vietnam. Credevo che la mia Barbie fosse un angelo della pace, e mi risultava incredibile immaginarla accanto ad un uomo con le mani sporche di sangue, anche se solo per un'avventura estiva.

Quell'anno, per la prima volta nella storia, noi pupazzi avevamo una grande opportunita' per immergerci nel mondo e capire la realta' complessa e articolata che ci aspettava fuori dalla scatola dei giocattoli. Centinaia di migliaia di persone si erano date appuntamento a Genova per ragionare assieme sui problemi del mondo, chiedendo l'attenzione di otto governanti che invece avevano scelto di decidere da soli il destino del mondo, rinchiusi dietro le grate di una citta' blindata.

I giocattoli non avevamo mai potuto partecipare a eventi del genere, perche' fino a quel momento le manifestazioni di protesta erano popolate solamente da adulti, mentre a Genova quell'anno le strade si riempiono anche di famiglie, gruppi parrocchiali, studenti e bambini che avevano deciso di portare con se' i loro giocattoli preferiti. Tra quei bambini c'era anche Luigino, e c'ero anch'io che sporgevo dal suo zainetto multicolore, stordito da tutti quegli striscioni, quei colori e quelle persone che sfoggiavano il piu' vario campionario di slogan, acconciature, magliette e cartelli che avessi mai visto in vita mia. Oggi qualcuno vorrebbe proibire ai bambini di partecipare alle manifestazioni, ma senza Luigino io non avrei mai potuto entrare nel mondo reale, e lui sarebbe rimasto in casa a subire gli effetti devastanti della televisione. Molto meglio l'esperienza di un corteo, ve lo dico io che di pubblicita' per bambini me ne intendo.

Io ero cresciuto in un mondo felice, dove non esistevano vecchiaia e tristezza, poverta', malattie, manipolazioni genetiche, guerre e ingiustizie. Affacciato allo zainetto di Luigino ho scoperto che lui viveva in un mondo dove quarantamila bambini al giorno muoiono di fame. La cosa piu' utile che avevo fatto fino a quel momento era cambiare una ruota al camper di Barbie durante una delle nostre eterne vacanze. Le bambole non sono costrette a lavorare, e quindi io e Barbie eravamo sempre in giro, senza conoscere l'esistenza e il significato di parole come precariato, licenziamento, flessibilita', caporalato, carovita e svalutazione.

Dopo essere stato a Genova ho deciso che la situazione del mondo era talmente grave da richiedere anche il mio aiuto, e quello di tutti gli altri pupazzi. Le bambole come me sono i migliori amici dei bimbi piccoli, e noi avremmo potuto aiutarli a diventare degli adulti responsabili e coscienti, che non avrebbero tollerato la morte per fame di altri bambini come Luigino.

Ma non ero ancora abbastanza preparato, volevo capire di piu' la realta' che mi circondava, e allora ho provato a cercare informazioni su Internet, e quello che ho trovato mi ha cambiato la vita per sempre.

Ho scoperto che qualcuno stava usando me e Barbie per lanciare dei messaggi che avrebbero potuto danneggiare le giovani generazioni. Nel libro "Adios, Barbie", scritto da Ophira Edut e Rebecca Walker, le autrici hanno raccolto le storie di alcune giovani donne che hanno scelto di contrastare il messaggio "se vuoi essere amata allora devi essere bianca, magra, abbronzata e bella". Ma il libro e' stato oggetto di una azione legale portata avanti da Barbie o chi per lei, e adesso e' pubblicato con il titolo "Body Outlaws". [2]

Non mi ero mai fermato a riflettere sulla provenienza dei miei vestiti e di quelli di Barbie, ma dopo essermi interessato ai problemi del mondo di Luigino ho scoperto che qualche anno fa a Medan, in Indonesia, un gruppo di avvocati per i diritti del lavoro ha indagato sulle modalità di impiego del lavoro minorile nell’industria locale di giocattoli. Nelle fabbriche indonesiane che producevano i nostri vestiti c'erano dei bambini come Luigino, che avrebbero dovuto giocare con noi anziche' cucire i miei abiti con le loro piccole dita. Chi si occupava del nostro guardaroba stava violando tutti gli standard internazionali sul lavoro minorile e delle stesse leggi indonesiane sul lavoro. In quella fabbrica lavoravano bambini sotto i quindici anni, divisi in due turni: dalle 8 alle 15.30 e dalle 16 alle 23. Ognuno dei due turni aveva solamente 30 minuti di pausa durante il lavoro. [3]

Quando ho scoperto questa cosa mi sono sentito sporco e colpevole, e mi sono chiesto come mai fino a quel momento nessuno mi aveva fatto aprire gli occhi sulla violenza che c'era fuori dall'innocente mondo dei pupazzi.

I nostri vestiti nascondevano anche un altro pericolo: in un articolo pubblicato sul sito di informazione medica webmd.com ho scoperto l'esistenza di un rapporto di Yvonne Shashoua, una scienziata di Copenhagen, che nell'agosto 2000 ha analizzato gli abiti di Barbie presentando i risultati alla American Chemical Society. Secondo Yvonne alcuni vecchi vestiti di Barbie contengono PVC (cloruro di polivinile), un polimero plastico che puo' rilasciare sostanze chimiche pericolose, in grado di danneggiare l'apparato riproduttivo dei bambini molto piccoli. [4] Sono andato nell'armadio e ho bruciato tutti i vecchi abiti, e mi sentivo in colpa per il rischio inutile a cui avevo sottoposto Luigino. Perche' nessuno ci aveva avvisato? [4]

Navigando su Internet ho anche scoperto perche' Barbie mi aveva tradito con Big Jim. I militari stavano cercando di entrare nella nostra vita, e Barbie cercava nuove emozioni, ricchezza e successo che io non ero in grado di offrirle. L'azienda che costruisce me e Barbie ha affidato a Ralph Osterhout il compito di progettare nuovi giocattoli per bambini, ma i messaggi di guerra e di morte portati da questi giocattoli erano totalmente diversi da quelli che io cercavo di trasmettere a Luigino.

Osterhout non e' ne uno psicologo, ne' un pediatra, ne' un esperto di giocattoli. Prima di farsi assumere dai miei costruttori progettava e realizzava equipaggiamento "hi-tech" per l'esercito statunitense, utilizzato con successo anche durante la Guerra del Golfo. La sua esperienza in questo campo e' stata giudicata fondamentale dai produttori di giocattoli per creare i giochi dei bambini di oggi e di domani, giochi che sappiano unire capacita' distruttiva e nuove tecnologie.

La rivista "New Scientist" ha intervistato Osterhout, e dopo aver letto questa intervista, la rabbia che provavo verso questo progettista di giocattoli malvagi si e' trasformata in tenerezza. Probabilmente anche lui da bambino ha subito l'effetto di giochi cattivi, e non era colpa sua se adesso voleva inventarne altri. Parlando con i giornalisti, Osterhout ha descritto un'infanzia trascorsa a costruire pistole, bombe e missili, e la sua ambizione di offrire ai bambini strumenti simili a quelli utilizzati oggi dai militari. [5]

Dopo aver scoperto l'infamia del mondo dei grandi, ho deciso di fuggire: non volevo piu' essere uno strumento utilizzato per danneggiare bambini e bambine come Luigino, e volevo che Barbie fuggisse con me, ma ormai c'erano troppe cose che ci separavano. Lei era sempre piu' accecata dal successo, ed e' arrivata a dirmi che io volevo strapparla dalla sua vita perche' ero invidioso di essere un personaggio secondario, mentre lei era la vera star. Ho cercato di spiegarle come stavano le cose, ma lei e' diventata sempre piu' fredda e distante. Fino a pochi giorni fa mi ero illuso di poterla riconquistare, ma piu' io le parlavo di Pace, di diritti dei bambini, di rispetto dell'ambiente, e piu' lei mi urlava in faccia che queste erano cose per gli illusi e gli utopisti, che la pace si costruisce con le guerre umanitarie degli "uomini veri" come Big Jim, e non con le mie fantasie astratte sull'educazione dei bambini. Piangeva, e mi diceva che la gente come me avrebbe rovinato tutto e che lei meritava qualcosa di meglio per la sua vita di un sognatore senza arte ne' parte.

Non ce l'ho fatta piu'. Mi sono sentito come se mi strappassero un pezzo di cuore, ma alla fine ho accettato il fatto che le persone cambiano, e che era meglio dividere le nostre strade. Con Barbie ho passato quarantatre' meravigliosi anni di fidanzamento, e sognavo che un giorno ci saremmo sposati per dare ancora piu' gioia a Luigino e agli altri bambini che avrebbero giocato con noi. Ma anche questo faceva parte dei sogni che ho abbandonato quando mi sono affacciato sul mondo reale.

Qualche giorno fa ho visto Barbie in televisione. Si e' rifatta una vita in California, era bellissima e abbronzata, ora la chiamano "Cali girl". Ma io la conosco da tempo, e nei suoi occhi non c'e' piu' la stessa gioia ingenua di quando ci siamo conosciuti. Spero che anche lei stia pensando ai bambini dell'Indonesia, e forse un giorno trovera' il coraggio di lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita per raggiungermi nel mondo reale, piu' faticoso ma anche piu' bello.

Quanto a me, non cercatemi piu' negli scaffali dei negozi di giocattoli, gli "ex" e i "perdenti" non sono molto quotati sul mercato, e temo che ben presto usciro' fuori produzione. Luigino ormai e' cresciuto, e gli ho chiesto di mettermi in un sacco della Caritas, per poter giocare con i bambini poveri. Se avro' fortuna mi spediranno dai missionari in Indonesia, e li' potro' farmi perdonare da tutti quei bimbi che cucivano i miei vestiti. Giochero' con loro, gli raccontero' tutte le cose belle che ho visto nel mondo assieme a Luigino e gli diro' che non sono soli: a Genova ho visto tante persone di buona volonta' che si interessavano a loro.

Prima di partire, pero', ho voluto mettere i miei ricordi nero su bianco per smentire tutte le menzogne che ho sentito dire in giro sulla storia tra me e Barbie. Non so a cosa servira' questo sfogo, e temo di scatenare l'ira dei miei costruttori sul giornalista che ha deciso di raccogliere questa confessione. Ma davanti a tutte queste menzogne e a questa violenza nascosta ho deciso che non potevo piu' continuare a fare il pupazzo, e se fossi stato zitto sarei stato anch'io complice di tutte le malefatte compiute a nome del mio amore biondo con l'anima nera, plagiato da commercianti senza scrupoli.

Oggi e' tempo di morire per rinascere. Ciao Barbie, abbi cura di te.

Tuo Ken

Note: Fonti:
[1] Cfr, http://www.reuters.com/locales/newsArticle.jsp?locale=it_IT&storyID=4348797
[2] Cfr. http://www.amazon.com/exec/obidos/ASIN/1580050433/sorehandscom-20
[3] Cfr. http://www.promiseland.it/inchieste/giocattoli.php - Cfr. anche "Boycott", suppl. al n. 343 di "Mani Tese" (ottobre ’97).
[4] Cfr. http://my.webmd.com/content/article/27/1728_60731
[5] Cfr. http://www.ttivanguard.com/sjreconn/childplay.pdf

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