I broker del carbonio
1.03.05
I trader spingono verso nuove operazioni di mercato. I nuovi scambi di carbonio promettono miliardi di profitti potenziali, ma salveranno il pianeta?
Nelle Montagne Rocciose del Colorado, la scorsa settimana, la cittadina di Aspen è stata imbiancata da 60cm di neve. Questo ha permesso un’esplosione di profitti per una società di 60 anni che vende stanze di albergo e ski pass per le attrazioni locali come la Hanging Valley Headwall.
La compagnia sciistica di Aspen non godrà sempre di tali benedizioni. In un futuro non troppo distante, quando il cambiamento di clima comincerà ad avere effetti significativi, inverni più caldi e minor neve potrebbero causare l’implosione dei profitti. Per questo motivo in settimana Pat O’Donnell, presidente della società, ha deciso di partecipare a un progetto volontario per ridurre il riscaldamento globale.
Martedì O’Donnel ha annunciato che la sua società entrerà a far parte della Chicago Climate Exchange (CCX, Borsa del Clima di Chicago) e commercializzerà riduzioni di gas serra, un mercato che offre ai suoi membri l’opportunità di impegnarsi a ridurre volontariamente l’impatto sul clima del pianeta.
Il sistema funziona così: i membri del CCX si accordano per ridurre le emissioni di gas serra del 4% entro il 2006. Questa percentuale deriva da una percentuale base di emissioni verificatesi nel periodo 1998-2001. I membri che avranno riduzioni oltre quanto richiesto potranno vendere in borsa concessioni di emissioni. I membri che non raggiungeranno il loro scopo dovranno comprare concessioni per rientrare nella conformità.
“Il business dello sci deve mettere ordine a casa nostra, altrimenti siamo finiti, “ ha detto a CorpWatch Auden Schendler, direttore del reparto ambientale della società. “Qualsiasi uomo d’affari sensibile sa che i crediti di carbonio sono il futuro.”
Alla società non è stato richiesto legalmente di commercializzare “crediti di carbonio” perché gli Stati Uniti non hanno firmato la Climate Change Convention, ma al di là dell’Atlantico, in Europa, le più potenti compagnie sono diventate parte di un progetto legalmente vincolante, divenuto effettivo questa settimana, per la riduzione delle emissioni di gas serra.
Il progetto dell’Unione Europea è il primo sistema multinazionale al mondo comprendente i 25 stati membri che commercializza emissioni. Il Canada e il Giappone stanno programmando un loro mercato di carbonio che sarà probabilmente legato al progetto dell’Unione Europea.
Nel marzo 2003, prima che entrasse in vigore la legge, fu fatto il primo “scambio di carbonio” tra la Shell, compagnia petrolifera mondiale, e la Nuon, una multinazionale olandese di sei anni che fornisce energia anche a utenti in Belgio e Germania, in cui la Nuon ha comprato un significativo volume di concessioni dalla Shell per il 2005.
La commercializzazione del carbonio è un termine omnicomprensivo che include la commercializzazione di crediti per la riduzione di gas serra definiti nel 1997 dal Protocollo di Kyoto della Climate Change Convention, redatto per la prima volta nel 1992. Due sono i maggiori sistemi di commercio su cui ci si è accordati – Joint Implementation (JI) e Clean Development Mechanism (CDM). Il JI dà la possibilità a due paesi di versi di ricommercializzare i crediti di emissioni. Il CDM permette alle compagnie di guadagnare crediti pagando riduzioni di emissioni e progetti di energia pulita nei paesi in via di sviluppo.
I paesi hanno assegnato limiti di gas serra per le società emettitrici, dando a tali compagnie quello che il Protocollo di Kyoto chiama “Assigned Amount Units” (AAUs). Se una compagnia produce meno del suo limite può commercializzare le porzioni restanti a compagnie che hanno superato il limite.
Ogni paese deciderà come suddividere le assegnazioni di carbonio – per esempio la Danimarca ha annunciato questa settimana che ai 235 produttori di elettricità e calore saranno distribuite 65,1 milioni di tonnellate, mentre ai produttori industriali e petroliferi saranno distribuiti 27,6 milioni di tonnellate. Inoltre il paese ha già messo da parte 0,9 milioni di tonnellate per nuovi membri e crescita significativa.
L’incentivo al commercio si basa sul fatto che per ogni tonnellata di CO2 che supera l’obiettivo, le compagnie sono passibili di una multa di 40 euro per un periodo di transizione di 3 anni. Dal 2008 al 2012 la multa aumenta fino a 100 euro per tonnellata di CO2.
Come già detto, a circa 13.000 compagnie in Europa è stato richiesto di partecipare al progetto, come ad esempio ai generatori di elettricità e calore che superano i 20 megawatt, ai produttori di cemento, ceramica, metalli ferrosi, vetro, legno e carta, che emettono le maggiori quantità di gas serra.
Le industrie che emettono le maggiori quantità di biossido di carbonio secondo il progetto della UE sono rispettivamente: i gruppi energetici tedeschi RWE AG e E.ON, la compagnia energetica Vattenfall, la spagnola Endesa, seguita dalla compagnia anglo-tedesca del ferro e dell’acciaio Corus Group, Royal Dutch Shell Group, Thyssen Krupp, il gruppo energetico estone Eesti Energia e l’inglese Drax Power.
L’attuale prezzo di mercato di una tonnellata di carbonio è 7,92 euro (all’incirca $11), ma ha fluttuato tra i 6 ai 13,20 euro alla tonnellata. Sono sei le borse che aiutano le compagnie a comprare e vendere i crediti di carbonio – CCX (che possiede anche la European Climate Exchange con sede ad Amsterdam) appena costituita e Climax e Sendeco2, più le tre compagnie di energia elettrica già esistenti – Nord Pool, EEX e Powemext.
Nel solo 2004 sono passate di mano nove milioni di tonnellate di CO2, una frazione dei 2,2 miliardi di tonnellate annuali che potenzialmente si possono commercializzare all’interno dell’Unione Europea, a partire da quest’anno. I costi di commercializzazione, addebitati dai brokers, sono scesi drasticamente da 16 centesimi a tonnellata fino a 2,5 centesimi.
La Point Carbon, una società norvegese di analisi e consulenza, prevede che il business potrebbe valere decine di miliardi di euro entro pochi anni e che la sola Russia potrebbe guadagnare fino a 10 miliardi di dollari perché gli obiettivi fissati da Kyoto erano stati settati a livelli che toccarono il picco poco dopo il collasso dell’Unione Sovietica. La produzione energetica della Russia odierna è diminuita di circa il 30%, rendendola il maggior possidente di crediti di carbonio al mondo, cosa che le permette di avvicinare i prezzi riducendo il rifornimento.
Ma la sfida maggiore è quella di portare il sistema a ridurre i gas serra, cosa che può avvenire solo se i governi taglieranno drasticamente il numero di concessioni. Proprio ora gli esperti affermano che sono state assegnate troppe concessioni al progetto per spingere l’industria europea a una maggiore pulizia.
“Dobbiamo accettare che la prima fase del commercio di emissioni (2005-2007) non porterà riduzioni di emissioni,” ha detto alla BBC Russell Marsh, Head of Policy alla Green Alliance, un think tank ambientale. “E’ chiaro che, al momento, il modo in cui è stato settato, il prezzo del carbonio non è abbastanza elevato per fare la vera differenza, ora o nei prossimi tre anni.”
Se davvero sono state assegnate troppe concessioni il prezzo del carbonio crollerà e potrebbe anche toccare lo zero, facendo collassare l’intero progetto. Ma Andreas Arvanitakis della società di consulenza Point Carbon UK, crede che un prezzo fino a 20 euro sia “perfettamente possibile”. “Un inverno freddo e secco in Scandinavia significherebbe una minore disponibilità di energia idroelettrica, e un maggiore utilizzo di carbone, cosa che potrebbe aumentare il prezzo del carbonio,” ha detto alla BBC. “Nei fatti l’inverno è stato mite e umido, motivo per cui il prezzo è crollato di oltre un euro dall’inizio dell’anno.”
Traduzione di Elena Mereghetti (elena_m72@yahoo.it) per Nuovi Mondi Media
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