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Una decina di stabilimenti e discariche italiane compaiono nella lista nera dei grandi inquinatori europei.

La lista nera degli "Euroinquinatori": Ecco le aziende italiane

25 ottobre 2004
Sarah Pozzoli

Ilva di Taranto Una decina di stabilimenti e discariche italiane compaiono nella lista nera dei grandi inquinatori europei. E il triste primato tra gli italiani spetterebbe a una discarica gestita da Hera. E’ quanto emerge dal registro Ue delle emissioni (Eper, acronimo di European pollutant emission register), messo a punto dalla commissione di Bruxelles con i dati raccolti nel 2001 da oltre 10mila impianti e fabbriche dei 15 “vecchi” stati membri più Ungheria e Norvegia. Ecco, secondo quanto pubblicato dall’organo comunitario, chi sono le aziende italiane grandi inquinatrici.

1. La "Discarica di rifiuti urbani e speciali non pericolosi" di Baricella (Bologna) che produrrebbe il 21,9% del totale delle emissioni di metano (CH4) nella Ue;

2. Lo stabilimento di Taranto Ilva, secondo l’Eper produrrebbe il 10,2% del totale delle emissioni di monossido di carbonio (CO);

3. La “Radici Chimica” di Novara, sarebbe responsabile del 17,6% del totale delle emissioni di protossido di azoto;

4. La “Magnesium Products of Italy” (Verres) del 25,2% del totale di fluoruro di zolfo;

5. Lo Stabilimento Syndial di Porto Torres del 14,3% del totale delle emissioni di diossine e di furani;

6. L’impianto di trattamento chimico-fisico-biologico del depuratore di Lugo (Ravenna) che produce il 12% del totale delle emissioni di azoto;

7. Il depuratore consortile di Olbia (Sassari) che produce il 10,1% delle emissioni di fosforo e il 18,4% di TOC;

8. Lo stabilimento brindisino Enipower per il 13,7% del totale delle emissioni di zinco;

9. Il Centro ecologico di Ravenna per il 14,4% del totale delle emissioni di dicloroetano (DCE);

10. Lo stabilimento di Porto Marghera per il 25,1% del totale di Hcbd;

11. Industrie International (Valduggia) per il 25,9% dei composti organostannici.

Scorrendo il registro della Ue, che è ordinato per sostanza inquinante, si scopre infatti che gli stabilimenti responsabili della maggior parte delle emissioni in Europa sono poco più di 60. In pole position troviamo la Francia che figura per ben 19 volte (tra le aziende citate ci sono: Atofina per diverse sostanze e Aluminium Pechiney), segue la Gran Bretagna citata 12 volte (compaiono nomi come Bp Chemicals, Glaxo, Edf Energy, Basf) e subito dopo arrivano l’Italia con 12 (come si può leggere sopra, gli stabilimenti però sono 11 perché il depuratore di Olbia è indicato per due sostanze) e la Spagna con 11 (tra le aziende: Solvay Fluor Iberica e Solvay Quimica, Aceros, Siderurgica Sevillana).

Grecia, Ungheria, Norvegia, Germania, Belgio e Portogallo sono indicate tre volte ciascuna.

Le informazioni raccolte sono state introdotte nel Registro Europeo delle Emissioni (Eper, European pollutant emission register) una "carta d'identità" delle aziende inquinanti che ha permesso a Bruxelles di scoprire, per esempio, che 2.700 allevamenti europei di suini e pollame sono i responsabili, da soli, del 76% delle emissioni atmosferiche di ammoniaca.

Grazie al Registro, consultabile online sono state individuate anche le industrie che sporcano di più, in termini percentuali, rispetto a un singolo agente. Una lunga "lista nera" nella quale compaiono anche una decina di stabilimenti italiani, fra discariche e industrie che, da sole, immettono nell'aria o nell'acqua più del 10% di un determinato inquinante, sul totale rilevato nell'Eper.

La Commissione europea, dopo aver pubblicato su web le aziende di tutta Europa che causano emissioni inquinanti nell'acqua e nell'aria, lancia ora la proposta di costituire un registro ancora più accurato che prenda in considerazione fino a 90 sostanze dannose per l'ambiente e la salute contro le 50 attuali. In attesa di questo nuovo rapporto che potrebbe entrare in vigore dal 2007, dopo la ratifica degli stati membri, già il primo registro europeo delle emissioni inquinanti (Eper) consente a tutti gli interessati - compresi i singoli cittadini - di venire a conoscenza del livello di inquinamento di numerose aziende con un monitoraggio realizzato finora nei quindici vecchi stati membri, ma che da quest'anno fornirà la fotografia dei venticinque, oltre alla Norvegia che ha aderito volontariamente.

Bruxelles invita inoltre gli stati membri ad armonizzare i loro metodi di misurazione e calcolo dell'inquinamento, prendendo in considerazione anche le emissioni delle discariche che non tutti i Paesi oggi rilevano.

A dimostrazione del successo, il registro degli inquinatori sul web in pochi mesi ha avuto, rileva l'esecutivo europeo, più di centomila visitatori. Come l'attuale, anche il nuovo rapporto, che dovrebbe comprendere anche altre fonti di inquinamento come il traffico stradale e aereo, i trasporti marittimi e l'agricoltura, sarà aggiornato ogni tre anni.

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