Quelle luci di notte sparate ci rubano anche l'anima
17.10.04
Fosse vissuto ai nostri giorni, il filosofo Immanuel Kant - morto esattamente duecento anni fa - non avrebbe avuto la soddisfazione di vedere incisa sulla propria tomba la frase tratta dalla sua Critica della ragion pratica («Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me»), perché, purtroppo, oggi i cieli sono sempre meno stellati a causa delle luminarie che inquinano la poesia della notte. Così ogni anno - come è successo ieri - l'Unione astrofili italiana tenta disperatamente di portare il problema all'attenzione del popolo della notte promuovendo la "Giornata contro l'inquinamento luminoso" perché se si continua ad illuminare la notte in maniera scriteriata, il cielo stellato diverrà solamente un ricordo. E se non ci credete, alzate gli occhi al cielo mentre di notte camminate lungo una via superaccessoriata e provate a contare le stelle. Sulla nera lavagna del cielo ne individuerete pochissime. I non più giovanissimi ricorderanno sicuramente che negli anni Cinquanta era possibile vedere la Via Lattea, mentre oggi lo spettacolo della Via Lattea sembra non andare neppure in scena nei nostri cieli, e chi ha voglia di avere un incontro ravvicinato con questa affascinante visione notturna deve andare alla ricerca di spazi bui, ovviamente il più lontano possibile dalle città.
Ecco, dunque, quanto s'è guadagnato illuminando a giorno i nostri cieli. Evidentemente a pochi interessa recuperare la magia di un cielo stellato e se gli astrofili protestano, lasciamoli protestare. Risolvere il problema dell'inquinamento luminoso, però, non significa accontentare semplicemente gli astrofili o lo sparuto stuolo dei romantici, vuol dire anche risparmio in termini di denaro e di impatto ambientale. Appositi organismi, l'International Dark-Sky Association in primis, hanno studiato a fondo il problema ed hanno quantificato i notevoli risparmi potenzialmente derivanti da una ridefinizione dei sistemi di illuminazione notturna. E invece, si continua, purtroppo, a sparar e quasi tutta la luce verso il cielo e così addio stelle. Poi ci si lamenta che pochi guardano il cielo. L'inquinamento luminoso ha ricadute anche sui millenari equilibri naturali. Alcune specie di uccelli, ad esempio, che erano solite salutare il giorno al primo apparire del crepuscolo mattutino, ora si trovano indotte a fischiare per tutta la notte perché scambiano il chiarore dell'illuminazione notturna come una lunghissima alba. Purtroppo scopriamo la magnificenza del cielo stellato solamente quando andiamo in vacanza in qualche paesino sperduto o quando si fa l'esperienza del deserto o di paesi lontanissimi dalla nostra cosiddetta civiltà. E ci accorgiamo, magari solo per un momento, che l'inquinamento luminoso allontana veramente il cielo stellato dal nostro quotidiano. Un tempo gli antichi osservavano il cielo per determinare il mese e l'ora e tenevano sempre presente la volta celeste per l'orientamento. Adesso abbiamo orologi in ogni stanza e l'orientamento non ci interessa più perché abbiamo strade, ferrovie e linee aeree che ci portano a destinazione. E inconsciamente pensiamo di poter fare a meno del cielo. La "Giornata" celebrata ieri vuole far rinascere dentro a ognuno di noi il desiderio del cielo stellato per farci rivivere antichi stupori. Gli astrofili e gli astronomi, dunque, per vederci chiaro pretendono più buio. Meno luce e più stelle! Altrimenti dovremo salutare per sempre il cielo stellato e i suoi spettacoli.
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