Mongolia, la steppa privatizzata
14.09.04
La Mongolia davvero è un caso da manuale della «transizione all'economia di mercato», con conseguente «apertura all'economia globale» - da manuale, si intende, di cosa non bisognerebbe fare. Si pensi: un paese di steppe fredde e semiaride, che vive di agricoltura e soprattutto di pastorizia nomade, produceva abbastanza cibo da essere autosufficente fino alla fine degli anni `80 (fino al crollo del sistema sovietico), mentre ora importa l'80 percento del suo fabbisogno di cibo da Cina, Russia e qualche altro paese... Non è frequente ricevere notizie da questo paese nel cuore dell'Asia, decisamente fuori dal circuito dell'informazione mondiale. L'occasione questa volta è il passaggio della «Carovana per la sovranità alimentare», partita il 31 agosto dalla Malaysia per concludersi a fine mese in Nepal (www.panap.net/caravan; vedi terraterra del 5 settembre). Ebbene, un convoglio è passato dalla Mongolia e ne ha tratto una foto catastrofica. Dunque: a fine anni `80 qui c'erano 53 aziende agricole di stato, 255 cooperative di stato e venti unità di produzione di fieno. Non che la Mongolia sovietica fosse un luogo di ricchezza, ed è sempre stata una terra difficile: una serie di altopiani di steppe che si alzano in catene montuose a nord e ovest e digradano a sud nel grande deserto del Gobi, con circa 2 milioni e mezzo di abitanti su un territorio grande cinque volte l'Italia. E però le aziende e cooperative di stato producevano latte e carne secca e altro cibo per tutti, i pastori nomadi facevano la loro vita più o meno inquadrati nei «soviet dei clan» (li chiamavano così), lo stato provvedeva un sistema di raccolta e trasporto dei loro prodotti - formaggi, pelli, carne - nelle città, c'era la scuola per tutti. La «transizione all'economia di mercato» negli anni `90 ha travolto tutto questo, ma ormai anche i più accaniti liberisti riconoscono che per la maggiporanza dei mongoli il cambiamento è stato in peggio. Immaginate la «ricetta Fondo Monetario Internazionale», riassunta nella parola «privatizzare», applicata alle steppe e alla pastorizia nomade. Smantellata la rete di raccolta e distribuzione dei prodotti della pastorizia, privatizzate le aziende agricole e le cooperative, il bestiame delle aziende collettive è stato redistribuito: bovini, pecore, capre e anche yak, capre cashmere, cammelli. La parola d'ordine «mettetevi in proprio» dapprincipio ha attratto molti: è aumentato il numero degli allevatori, ma la difficoltà dei trasporti rende poco redditizio l'allevamento nelle steppe più remote (e rende molto costoso portare là ogni merce necessaria e ogni servizio pubblico essenziale): così la gran parte degli allevatori è concentrata nella regione attorno alla capitale Ulan Bator, su terreni perciò erosi dall'eccesso di pascolo. Non solo: il bestiame è stato distribuito, ma non le terre, rimaste di proprietà pubblica. Fino al 2002, quando il governo ha approvato una legge per privatizzare la terra, incluse le praterie dove i pastori nomadi hanno sempre pascolato le loro mandrie. Secondo le cifre raccolte dalla «Carovana», su poco più di 76.500 famiglie di ex operai agricoli di stato, 31 hanno ottenuto 12 ettari ciascuno. Agli altri resta l'opzione di comprare terra arabile a 1.000 dollari l'ettaro, che per persone che guadagnano circa 35 dollari in 120 giorni di lavoro è un proibitivo.
A questo si aggiunga il «libero commercio globale». Nel 1997 la Mongoloa ha aderito all'Organizzazione mondiale del commercio, quindi cominciato il graduale processo per smantellare le tariffe sull'import - tra l'altro anche di cibo. «Ora cibo importato a basso prezzo, compresi anche i prodotti latticini, arrivano in Mongolia con tariffe quasi zero e questo manda in rovina i produttori locali», si lamenta N. Dashzeveg, capo dell'Unione di sostegno ai produttori nazionali, un sindacato rurale mongolo. «Paesi con un'agricoltura arratrata come la Mongolia non possono competere con gli Stati uniti o l'Unione europea». Forse la nuova «libertà del mercato» ha favorito parte della popolazione urbana, dicono gli interlocutori della Carovana, ma il 40 percento della popolazione vive sotto la soglia di povertà ufficiale.

Sociale.network
#spesemilitari #sondaggi
Italia: la maggioranza (57 per cento) si è dichiarata "in parte" o "fortemente" contraria all'aumento delle spese militari.
#Ucraina #UK
Il Regno Unito ha trasferito ulteriori missili da crociera #StormShadow all'#Ucraina, aumentando la capacità di attacco a lungo raggio contro obiettivi in profondità nella #Russia, ha riferito #Bloomberg il 3 novembre, citando fonti anonime.
https://kyivindependent.com/uk-supplies-ukraine-with-additional-storm-shadow-missiles-for-deep-strikes-into-russia-bloomberg-reports/
#Sudan
Ormai sono numerose le prove (riportate da ricerche, esperti ONU, da inchieste di media internazionali come Reuters, BBC, Associated Press, da ONG) che sottolineano con estrema chiarezza il sostegno diretto degli Emirati Arabi Uniti alle Rapid Support Forces (#RSF). Cioè alla milizia che sta devastando il Sudan con attacchi a civili, a infrastrutture di base, ai convogli di aiuti umanitari e che sta anche utilizzando la fame come arma di guerra.
https://retepacedisarmo.org/2025/rete-pace-disarmo-stop-armi-italiane-agli-emirati-arabi-basta-complicita-con-chi-alimenta-guerra-in-sudan/
"Aumentate i salari, non le #spesemilitari". A #Milano, un migliaio in piazza contro la #guerra
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/11/05/salari-spese-militari-protesta-piazza-milano-guerra/8185144/
#cappellanimilitari
#4Novembre – Mons. Saba: “Scrigno prezioso che custodisce il generoso impegno di sacerdoti, religiosi e religiose” – Ordinariato Militare per l'Italia
https://www.ordinariatomilitare.it/2025/11/04/4-novembre-mons-saba-scrigno-prezioso-che-custodisce-il-generoso-impegno-di-sacerdoti-religiosi-e-religiose/
#cappellanimilitari
Pusillanime a chi?
L'opinione di don Renato Sacco
Commento all’intervento dell’ordinario militare sul #4novembre.
“Il cristiano non è un pusillanime, non indietreggia di fronte alle sfide della storia, non evade dalla condizione del proprio tempo indossando maschere artificiose”. Mi hanno molto colpito le parole del Vescovo ordinario Militare, riportate dal SIR, in occasione del 4 novembre. Leggi tutto in: https://www.mosaicodipace.it/index.php/rubriche-e-iniziative/rubriche/l-opinione-di/5475-pusillanime-a-chi
La radiotelevisione svizzera racconta con un po' più di libertà la realtà a #Pokrovsk. E la notevole distanza fra l'#Ucraina della #propaganda e quella drammatica di soldati intrappolati in una zona di morte.
#Ucraina #Pokrovsk
Kiev continua a mettere in rilievo la tenace resistenza delle sue truppe, ma ora ci sono pesanti timori che un eventuale ritiro dalle aree particolarmente sotto attacco possa rivelarsi già tardivo. Come avvenuto in passato in altre zone, con esito drammatico per i soldati.
https://www.rsi.ch/info/mondo/Si-complica-per-l%E2%80%99Ucraina-la-situazione-a-Pokrovsk-e-Kupyansk--3257138.html
#Ucraina #Russia
#Putin ha firmato una legge che prevede la possibilità di chiamare i cittadini riservisti volontari delle forze armate per partecipare a "esercitazioni speciali per proteggere le strutture critiche", che comprendono "infrastrutture energetiche e di trasporto", comprese #raffinerie di petrolio. Lo riportano le agenzie russe Tass e Interfax, secondo cui la norma "non prevede la loro coscrizione al servizio militare" e "non si parla di mobilitazione".
Tgcom24
Il Cremlino ha accusato Kiev di avere respinto la proposta russa di fare accedere #giornalisti stranieri alle aree di #Pokrovsk e #Kupyansk per nascondere "la difficile situazione" delle sue truppe in queste località, dove Mosca afferma che i soldati ucraini sono circondati. "L'interesse è molto grande - ha detto il portavoce, Dmitry #Peskov, citato dall'agenzia Interfax -. Sappiamo che un gran numero di giornalisti occidentali vorrebbe andarci".
Tgcom24
#Ucraina, #Bild: i russi hanno preso l'80% della città di #Pokrovsk
L'esercito ucraino avrebbe perso l'80% della città di Pokrovsk, secondo quanto rilevato dal quotidiano tedesco Bild dopo aver parlato con soldati e ufficiali ucraini al fronte. Il giornale tedesco ha rilevato oggi che un soldato di stanza vicino a Pokrovsk ha dichiarato che "la situazione è estremamente grave".
Tgcom24
Possiamo avere i dettagli di queste operazioni della #Russia?
L'infografica è stata pubblicata su Tgcom24 ed è frutto dell'agenzia WITHUB che così si presenta:
"WITHUB è un aggregatore di eccellenze al servizio della trasformazione e valorizzazione dei contenuti.
Questa capacità è garantita dalla combinazione unica di expertise nei seguenti ambiti: Giornalisti, Grafici, infografici, videografici, Data Jounalist,
Data Analyst".
Troppe domande su #Gaza, giornalista licenziato - Articolo21
https://www.articolo21.org/2025/11/troppe-domande-su-gaza-giornalista-licenziato/
Terzo step della procedura attivata per richiedere a #Facebook una revisione del proprio comportamento sul post #pacifista sul #4novembre
Secondo step della procedura attivata per richiedere a #Facebook una revisione del proprio comportamento sul post #pacifista sul #4novembre
Ed ecco la procedura attivata per richiedere a #Facebook una revisione del proprio comportamento sul post #pacifista sul #4novembre
Ecco come #Facebook reagisce alla pubblicazione di un post sul #4novembre