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Una lettera al "Manifesto"

Le realtà dei rifiuti

Gentile redazione, in merito alla questione rifiuti di cui tanto si legge sui giornali, vuoi per le vicende di cronaca che sul problema ambientale, la nostra associazione ha elaborato una visione che vorremmo condividere con voi.
8 settembre 2004
Federico Valerio (presidente della sezione di Genova di Italia Nostra)
Fonte: www.ilmanifesto.it
7.09.04

Il nostro paese non uscirà dall'emergenza rifiuti fino a quando non ci sarà la consapevolezza collettiva di quattro semplici realtà:

1. i rifiuti non si possono distruggere. La legge della conservazione della massa (nulla si crea, nulla si distrugge) è ineludibile.

2. Il rifiuto che si gestisce meglio è quello che non si produce. Questo obiettivo si raggiunge - oltre che adottando una lungimirante politica di diminuzione dei consumi e non, come avviene attualmente, di incoraggiamento dissennato - realizzando beni di consumo di lunga durata e reintroducendo il vuoto a rendere.

3. La termovalorizzazione è un imbroglio. L'energia che si recupera bruciando giornali, imballaggi, contenitori di plastica è nettamente inferiore a quella necessaria per produrre gli stessi oggetti a partire dalle materie prime.

4. Il riciclaggio dei materiali post consumo, raccolti in modo differenziato, richiede una quantità di energia nettamene inferiore a quella necessaria per la produzione ex-novo di questi stessi materiali. Scelte governative, basate su queste «realtà»,. hanno permesso agli Stati uniti di raggiungere, negli ultimi dieci anni (1990-2000), questi risultati: a. la produzione pro-capite di rifiuti è rimasta stabile (2 kg al giorno); b. le politiche di riduzione alla fonte, nel 2000, hanno fatto «risparmiare» 55 milioni di tonnellate di rifiuti; c. il riciclaggio è passato dal 16,2 per cento al 30,1 per cento; d. sette stati hanno raggiunto tassi di riciclaggio superiori al 40 per cento; e. il numero di discariche è passato da 6.326 a 1.967; f. nel 2000, solo il 14,5 per cento dei rifiuti era «termovalorizzato» (fonte Epa: www.epa.gov/osw).

Perché non aprire un serio dibattito su questo argomento?

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