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Con i rincari record dei prezzi del petrolio si riparla di nucleare.

Saluggia, il paese delle scorie

23 agosto 2004
Marco Mostallino

immagini Google "La riapertura del dibattito sul nucleare deve essere compiuta in modo bipartisan" e "senza paraocchi". Le parole del viceministro dell'Economia, Adolfo Urso (di An), fanno eco ai concetti del responsabile per le Attività produttive, Antonio Marzano (FI). Frasi appena battute dalle agenzie, frasi pronunciate nella calura del post-Ferragosto. L'intenzione del Governo Berlusconi di riportare in Italia le centrali atomiche, cancellate dal referendum popolare del 1987, è ormai dichiarata ed evidente. Oltre che inquietante. I fatti lo dimostrano. In Gazzetta Ufficiale è stato appena pubblicato il decreto del commissario per l'emergenza nucleare (emergenza auttentica o presunta), Carlo Jean, il quale ha deciso di costruire un nuovo deposito per circa 240 metri cubi scorie liquide ad alta radioattività. Sede della costruzione sarà Saluggia, assai poco ridente cittadina della provincia di Vercelli.

A due chilometri dal centro abitato di poco più di duemila anime, in una serie di depositi realizzati in riva alla Dora Baltea, già oggi sono ospitati i combustibili esausti delle centrali - spente - di Trino Vercellese e di Caorso, oltre ad altri materiali la cui radioattività sarà un pericolo per un arco di tempo che varia fra i trecento e i tremila anni. Il Governo italiano conserva le barre di plutonio e uranio a bagno nell'acqua e in altri liquidi, al fine di favorire il raffreddamento del combustibile.

I depositi però si trovano a poche decine di metri da un'ansa della Dora, tra l'altro in un avvallamento della pianura coltivata in prevalenza a riso. Nel 2000 un alluvione portò l'acqua a pochi passi dalle scorie liquide. " Se il livello del fiume fosse salito ancora di pochi centimenti - disse il Nobel per la fisica Carlo Rubbia - avremmo inquinato la Dora, il Pò e l'Adriatico, con un disastro di proporzioni assai maggiori rispetto a Chernobyl".

I depositi di Saluggia sono vecchi e l'autorizzazione di sicurezza per la conservazione delle scorie scadrà nel 2005. L'esigenza di un nuovo bunker per le sostanze radioattive liquide - le più pericolose in assoluto - è dunque reale.

Il Comune di Saluggia ha però negato la concessione edilizia.

Il commissario Jean, tuttavia, forte dei poteri speciali - in deroga aoltre trenta leggi sulla tutela dell'ambiente, le costruzioni e gli appalti - ha emesso un provvedimento con il quale scavalca il Municipio e autorizza comunque i lavori. L'investitura di Palazzo Chigi gli permette tutto ciò.

Questa è oggi la maniera con la quale si gestisce il nucleare in Italia, con una filosofia rovesciata rispetto al passto. Fino a qualche anno fa il concetto di fondo era quello di proteggere i cittadini dai metriali radioattivi. Oggi lo Stato punta invece a tutelare le scorie nucleari - che alimentano un costosissimo business di trasporto e riciclo con la Gran Bretagna - dalle possibili interferenze delle popolazioni le quali domandano garanzie per la salute.

Ed è in questo scenario che i ministeri economici, usando la leva della presunta carenza di energia elettrica, mirano a riaprire in Italia quelle centrali che gli elettori nel 1987 dissero chiaramente di non volere più.

Note: Marco Mostallino
m.mostallino@reporterassociati.org
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