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Può un fiume essere inghiottito dal deserto?

Se il deserto si beve il Niger

Sembra proprio che così stia succedendo al Niger, il terzo fiume d'Africa per lunghezza
7 maggio 2004
Marina Forti
Fonte: www.ilmanifesto.it
6.04.04


Può un fiume essere inghiottito dal deserto? Sembra proprio che così stia succedendo al Niger, il terzo fiume d'Africa per lunghezza: 4.200 chilometri di percorso che disegnano un'ampia curva tra i monti Loma dove nasce, in Guinea Conacry, su verso nord-est attraverso il Mali dove bagna la capitale Bamako, si divide in una sorta di «delta interno», scorre attraverso Timbuctù e Boutem - siamo in pieno Sahel - e poi piega verso sud-est in Niger, riceve affluenti dal Burkina Faso, costeggia il Benin e entra in Nigeria dove finisce in un enorme delta nel golfo di Guinea. Qualcosa come 11 milioni di persone vivono lungo il fiume, e dipendono dalla sua acqua sia per bere e irrigare i campi, sia per spostarsi - sia nel tratto centrale, dove il fiume è la barriera contro il deserto, sia più a valle. Ebbene, il fiume Niger è in gravissima crisi, minacciato dal clima che cambia e dall'aumento della popolazione lungo le sue rive - ed è di questo che ha trattato l'Autorità del Fiume Niger, l'ente che riunisce i nove paesi del suo bacino (a quelli citati bisogna aggiungere Cameroon, Ciad e Costa d'Avorio, che come il Burkina Faso non sono toccati dal fiume ma dai suoi affluenti). Riunita a Parigi la settimana scorsa, l'associazione di cooperazione regionale ha concordato di definire entro la fine di quest'anno un piano d'azione per «l'uso sostenibile» del Niger. La prima minaccia è proprio il deserto. Dagli anni `70 il regime delle precipitazioni nel Sahel è cambiato in modo drastico: la portata del fiume si è ridotta di un terzo, con punte di secca a metà degli '80 e nel 1990 e di nuovo di recente. L'anno scorso, in agosto, gli abitanti della capitale del Niger, Niamey, guardavano dai ponti un fiume in secca: era successo già nell'84, in piena siccità. Le famiglie di pescatori nomadi che ogni anno risalgono il fiume dalla Nigeria fino al Mali, con le loro grandi piroghe - alla fine della stagione tornano a vendere il pesce seccato in Nigeria - fanno sempre più fatica a navigare per i banchi di sabbia e le rocce affioranti; le carovane si bloccano, spesso devono scaricare le imbarcazioni e portare il carico a piedi per superare l'ostacolo. I mercati fluviali vanno in crisi perché la navigazione ora si interrompe per oltre quattro mesi. Le dune che si alzano sempre più spesso sulle rive del fiume ricordano che il deserto avanza. I bracci laterali del fiume diventano spesso acquitrini chiusi e fangosi - vivaio di malattie. Nella sua parte centrale del resto, nel Sahel, il Niger è l'unica fonte d'acqua per l'agricoltura e per bere: e sono sempre di più le comunità umane ad attingere. A Niamey l'88% dell'acqua potabile è tratta dal fiume, ricordava Le Monde, in occasione della conferenza dell'Autorità di bacino: non ci sono altre falde freatiche da sfruttare, se il fiume scompare la città è in crisi.
Un altro problema pressante è l'inquinamento. Bamako, la capitale del Mali, è la prima grande città sul fiume - e scarica quasi tutti i reflui urbani, domestici e commerciali, nel Niger - senza nessun trattamento. Lo stesso vale per le città successive, e poi per Niamey in Niger. A quel punto le acque del fiume sono inquinate e di sicuro non potabili, eppure gran parte della popolazione rivierasca beve proprio quelle: tra le altre cose, i governi parlano di campagne di educazione popolare. D'altra parte, più diminuisce la portata del fiume, più sale la concentrazione degli inquinanti. E poi: nelle acque stagnanti si diffonde l'invasione dei giacinti acquatici, pianta di origine amazzonica che fu importata in Africa a scopo ornamentale ma è diventata un'infestante che soffoca gli specchi d'acqua togliendo ossigeno. L'inquinamento e la diminuita portata dal fiume hanno fatto crollare la pesca, anche perché il letto del Niger è invaso da sedimenti e sabbia e i pesci non trovano più le belle pozze fonde in cui deporre le uova. In settembre il Fondo per lo Sviluppo Africano (Adf) ha approvato un prestito di 20 milioni di dollari per un programma di controllo dei sedimenti - si tratterà di dragare il fondo per liberare il corso qua e là ostruito, e costruire dune. Interventi urgenti, prima che il Niger si disperda nelle sabbie del Sahel.

 

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