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Una task force per la biodiversità

L'azione del Lusaka Agreement Task Force:una sorta di forza di polizia intergovernativa che cerca di contrastare la piaga del commercio illegale della flora e della fauna africane.
5 maggio 2004
Pupa Brunori
Fonte: www.ilmanifesto.it
4.05.05

Una vera manna, il Viagra, per tanti animali a rischio di estinzione. Già: il farmaco che «stimola le facoltà sessuali virili» ha tolto mercato a preparati e farmaci considerati più o meno afrodisiaci a base di parti di animali che guardacaso sono tra i più minacciati. Il rinoceronte, sia quello africano che quello asiatico, la renna, la foca della Groenlandia, il pesce ago, il cavalluccio marino, il geco, la tartaruga verde, per secoli sono stati uccisi e fatti oggetto di commercio, clandestino o meno a seconda dei tempi, per fare prodotti afrodisiaci. E però non basta. La domanda per queste e molte altre specie minacciate resta alta e così il bracconaggio e il traffico illegale, soprattutto nel continente africano. E' proprio per affrontare questo traffico che a Lusaka, nel dicembre 1992, otto paesi dell'Africa australe hanno siglato un accordo di cooperazione, il Lusaka Agreement Task Force (Latf): si tratta di una sorta di forza di polizia intergovernativa in grado, attraverso uno sforzo congiunto, di combattere il commercio illegale della flora e della fauna africane. La difficoltà maggiore infatti è stata sempre quello di perseguire i bracconieri che operano attraverso le frontiere: cacciano in una certa zona per poi fuggire nel paese limitrofo per non essere arrestati. Numerosi gli attori che hanno collaborato con gli otto paesi in occasione del meeting di Lusaka: dal Cites (l'accordo internazionale che vieta o limita il commercio di flora e fauna protetta, sponsorizzato dalle Nazioni unite) all'Interpol al servizio di polizia ambientale degli Stati uniti, agli avvocati ambientali di Londra della Field (Foundation for international environment law development).

Diverse le tappe che hanno segnato il work in progress africano: nel 1993 sono cominciati i negoziati intergovernativi sfociati, l'8 settembre 1994, nella firma dell'«Accordo di Lusaka per il rafforzamento della cooperazione per combattere il commercio illegale della fauna e della flora protette», alla presenza dell'Onu che ne è divenuto il depositario. Sei degli otto paesi, Congo (Brazzaville), Kenya, Tanzania, Uganda, Zambia e Lesotho, nel 1996 hanno ratificato l'accordo rendendolo operativo, mentre Sudafrica, Etiopia e Swaziland sono in attesa di ratificarlo. Perno dell'efficacia e dell'operatività dell'«Accordo di Lusaka» è la cooperazione tra gli stati partecipanti, attraverso le rispettive polizie e un National Bureau che in ciascun paese coordina le attività di investigazione e di cooperazione della Task force.

Lo scorso anno ad il National Bureau e la polizia nazionale del Congo Brazzaville hanno condotto un'operazione congiunta di intelligence per seguire i movimenti di persone sospette tra la cittadina litoranea di Pointe Noir e Brazzaville: in agosto sono riusciti ad arrestare un gruppo che commerciava illegalmente l'avorio, in una zona vicino all'Odzala National Park e il 30 ottobre, a Brazzaville, sono riusciti a recuperare 47 pezzi di avorio per un peso totale di 22 chilogrammi in aggiunta alle otto tonnellate di avorio confiscate fino ad oggi. Proficua anche la collaborazione a livello internazionale: a Shanghai, coordinandosi con le autorità cinesi, la Task force è riuscita a recuperare tre tonnellate di avorio.

Un'attività, quella dei sei paesi africani, che richiede personale qualificato per le attività investigative e funzionari esperti di diritto. Occorrono uomini preparati (hanno collaborato e collaborano le stesse forze del Corpo forestale italiane tenendo corsi di formazione) e mezzi sofisticati per poter combattere un crimine che si avvale di alta tecnologia e che opera a livello internazionale. L'intera attività della Latf, però, non può consistere solo in attività di polizia e di responsabilizzazione degli stati, ma fondamentale è il coinvolgimento e la collaborazione delle comunità locali nel difendere fauna e flora in pericolo di estinzione. E ciò deve avvenire migliorando le loro condizioni economiche, magari con la redistribuzione del reddito derivante da attività turistiche.







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