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A caccia di geni nei mari del sud

«Recitare il ruolo di dio nelle Galapagos»

1 aprile 2004
Fabio Massimo Parenti


Playing God in the Galapagos («Recitare il ruolo di dio nelle Galapagos») è il titolo di un ampio comunicato realizzato dall'Erosion, Tecnology and Concentration (Etc, un gruppo d'azione internazionale sui temi della diversità biologica che ha base in Canada). «Dio» sarebbe il famoso scienziato J. Craig Venter, già noto per il lavoro che ha portato a decodificare il genoma umano: attualmente a capo di una spedizione nei mari del mondo finalizzata alla caccia di microrganismi da ingegnerizzare, sembra stia operando con leggerezza e poca trasparenza. La necessità del comunicato dell'Etc si basa sulle proteste sollevate da Ong e associazioni ecuadoriane circa le pratiche, i fini e l'organizzazione della spedizione in corso, anche alla luce dell'inquietante curriculum vitae di Venter. Genetista all'avanguardia nella codificazione di genomi di varie forme di vita e fondatore nel 2002 di società private no profit di ricerca (tra cui l'Insitute for Biological Energy Alternatives, Ibea, che è una delle promotrici e finanziatrici della spedizione), nel 1991, il «signor genoma» è già stato al centro di accese polemiche per aver raccolto, mentre lavorava per l'Istituto Nazionale per la Salute degli Stati uniti, migliaia di geni dal cervello umano al fine di richiedere dei brevetti. Peraltro, l'Ibea ha ricevuto 12 milioni di dollari nell'ambito del progetto federale «Genomics to life» per creare nuove forme di vita proprio a partire da materiale microbico. Si tratta di esperimenti sui cui avanzamenti ha informato, nel novembre del 2003, il Dipartimento per l'Energia del governo statunitense, che ha annunciato infatti come l'Ibea sia vicina all'obiettivo di creare nuovi virus artificiali di dimensioni da 100 a 1000 volte più grandi di quelli finora prodotti dall'uomo.
Seppure dal punto di vista scientifico-sperimentale il «viaggio» di questo scienziato/imprenditore è molto importante, come già rilevato il 12 marzo in questa stessa rubrica da Gabriella Zipoli, tuttavia ci sono problemi non trascurabili di metodo e di scopo. Ad esempio, Acciòn Ecologica e altre importanti organizzazioni ecuadoriane hanno denunciato di recente l'operato della squadra di Venter alle Galapagos come pratica di «biopirateria», chiedendo di conseguenza il rimpatrio dei materiali biologici prelevati. Questi infatti sono già stati esportati, in violazione della Costituzione e di altre leggi nazionali sulla protezione e sull'accesso alle risorse naturali. E, per di più, non c'è niente che li tuteli dall'essere privatizzati, cioè trasformati in tanti bei brevetti, una volta giunti velocemente nei laboratori degli Usa.
Solo alcune cose sono certe. Dal 1999 imprenditori privati hanno destinato più di 450 milioni di dollari alle nanobiotechologies, cui vanno sommati altri 800 milioni di dollari stanziati dal governo Usa per le nanotechologies nel 2003. Inoltre, la recente scoperta di microbi in grado di convertire la luce del sole (fotorecettori) o di sopravvivere in ambienti ostili - realizzata nell'ambito della «caccia» di Venter, che dopo aver lasciato le Galapagos è ora diretta verso gli arcipelaghi della Polinesia - ha attirato gli interessi delle imprese agricole, chimiche e farmaceutiche, oltre ad essere in sintonia con gli obiettivi del progetto del Dipartimento per l'Energia Usa a cui Venter partecipa.
Il risultato è che fra i vari interessi pubblici/privati, sembra stiano rimanendo in ombra le questioni di democrazia legate alla biopirateria, di etica e di conoscenza inerenti agli sviluppi scientifici e, soprattutto, di ordine pubblico, visto che tali ricerche non sono estranee ai pericoli di terrorismo biologico (come dichiarato in passato dallo stesso Venter).
E' necessario sviluppare dibattiti pubblici su questioni tecnologiche, tanto rivoluzionarie quanto pericolose, che riguardano la tendenziale convergenza fra nano e biotecnologie. Tra l'altro, l'Etc ci ricorda che, mentre una nuova scienza è in movimento dagli organismi geneticamente modificati a quelli atomicamente modificati, non esiste a oggi nessun organismo internazionale di monitoraggio e valutazione su tali tendenze.

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