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Soluzioni naturali e ingegnose

Le piante restano il miglior depuratore a ciclo continuo

In Francia un impianto ecosostenibile ha permesso agli agricoltori di rinverdire un’area semidesertica
8 marzo 2004
Carlo Petrini

Il problema delle risorse idriche nel mondo sta raggiungendo dimensioni tali per cui è davvero arrivato il momento di escogitare valide soluzioni. Tra accaparramenti delle fonti da parte delle multinazionali, sprechi irresponsabili nell’occidente ricco, deambulazioni assurde di bottiglie da un angolo all’altro del pianeta, la nostra principale fonte di vita scarseggia in molte zone, costa troppo in altre, comincia a non farsi più vedere anche da noi, d’estate.
La desertificazione è diventata un fenomeno da non sottovalutare e ci riguarda da vicino (penso al nostro meridione e a tutta l’area mediterranea): cambia gli equilibri climatici del nostro pianeta e cancella economie agricole o turistiche. Nel Mediterraneo, proprio il difficile equilibrio tra queste due attività umane sta impoverendo i suoli e le risorse idriche, sta devastando paesaggi, sta favorendo l’inquinamento di mare e terra.

La situazione parrebbe insormontabile, ma come sempre è questione d’ingegno e di piccoli passi. Senza andare sempre a tirare fuori il modus vivendi del bel mondo antico, ci possono essere soluzioni fortemente innovative e al contempo sostenibili. In merito allo sfruttamento e al riciclo delle acque, ho recentemente saputo di un progetto francese da guardare con interesse: nasce tutto dalla storia di un campeggio e del suo patron. Siamo nel 1965, a Sérignan-Plage: una quindicina di chilometri da Bézier, nell’Hérault. La zona litorale è semidesertica e un contadino locale, Etienne Amat, decide di aprire un campeggio. Il problema è che non c’è ombra e, come se non bastasse, la zona non è servita dagli impianti minimi per iniziare un’attività di questo tipo, come i depuratori delle acque utilizzate dai campeggiatori.

Etienne, appassionato ecologista, non poteva affrontare un investimento ingente per installare un depuratore: vista la stagionalità del suo utilizzo non sarebbe stato conveniente. Allora pensò di ricorrere alla geo-bonifica e all’evapotranspirazione delle acque nere. Detta così non dirà proprio nulla ai lettori - che non si spaventino - ma Etienne riuscì con pochi soldi a creare un sistema di depurazione efficace; che oltretutto, in una quarantina d’anni, ha permesso di rinverdire tutta l’area e di mantenere le spiagge e l’acqua del mare tra le meno inquinate d’Europa.

Il funzionamento è semplice: le acque nere dei wc e delle docce sono raccolte in delle fosse dopo essere state filtrate dal suolo (geo-bonifica); quindi vengono incanalate per gravità in un fitta rete di tubi che le rendono sorgente di vita per la vegetazione; infine le piante vengono utilizzate come un ulteriore filtro (assorbono i nitrati) e come un vero polmone atmosferico che pompa l’acqua mediante l’evapotraspirazione, rimettendola in circolo (il classico ciclo vitale delle piante: dall’assorbimento dell’acqua tramite le radici, attraverso i processi di sintesi, fino alla reimmissione di vapore acqueo nell’atmosfera).

In questo modo si sfruttano le capacità del suolo e delle piante di filtrare e drenare le acque senza doverle evacuare in mare e in più si utilizzano i vegetali come pompe naturali per non avere dispersioni. Il sistema funziona benissimo. Basti vedere le foto del sito: nel 1965 era un vero deserto, oggi è tutto ricoperto di verde. Ora Amat e suo figlio posseggono tre camping simili nella zona e un altro centinaio di campeggi in Francia utilizza il loro metodo con successo. È un sistema che può servire in zone aride e mal servite dalla rete idrica; non soltanto per i complessi turistici (si supporta comodamente la massiccia «invasione» estiva dei villeggianti) ma, sostiene Amat, anche per piccole comunità contadine.

Amat ha creato un’associazione per diffondere questa sua invenzione, la «Reevanver» (0033 467326830): il loro scopo principale è quello di compiere studi sull’adattabilità del sistema a diversi suoli (ci sono dei limiti, come i terreni poco sabbiosi e la presenza delle falde acquifere troppo vicine alla superficie) ai diversi climi e alle diverse vegetazioni impiantabili. Il sogno, dopo l’ottenimento di un finanziamento europeo e l’interesse suscitato a Kyoto al Forum mondiale sull’acqua, è quello di tornare utili ai Paesi del sud del mondo alle prese con la scarsità d’acqua e l’inquinamento per mancanza dei servizi essenziali.

Meritano attenzione: non sarà la soluzione definitiva, ma dove applicabile è ecologica, economica e in grado di rinverdire interi territori aridi.

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