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«Una rivoluzione mancata per l'Ue»

Il piano dell'Unione europea per applicare KyotoL'agenda energetica per l'Europa del XXI secolo di Jeremy Rifkin: puntare sulle rinnovabili, sole, vento e acqua, e sull'idrogeno. Solo così l'energia può essere sviluppata e condivisa localmente, senza essere proiettata dall'alto. Invece il piano Ue è tradizionale e pieno di zone d'ombra
11 gennaio 2007
Alberto D'Argenzio
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Ha le corde vocali rovinate ma non si risparmia Jeremy Rifkin. Per lui l'Europa deve abbracciare l'idrogeno e le fonti rinnovabili se vuole veramente uscire dalla tenaglia del surriscaldamento del globo e della dipendenza energetica. Per questo il piano presentato ieri dalla Commissione europea non è all'altezza, «raccoglie solo degli elementi» positivi, ma non rappresenta un reale cambiamento di filosofia energetica. E giusto mentre Barroso presenta la sua strategia per la Ue nella sede della Commissione, Rifkin illustra la sua Agenda energetica per l'Europa del XXI secolo in un seminario al Parlamento europeo. Tra i due edifici ci sono sì e no 500 metri in linea d'aria.
Barroso parla di un piano energetico per una nuova rivoluzione industriale, ma si tratta di vera rivoluzione?Usa questa espressione perché l'ha letta in un mio libro che ha avuto un certo successo in Europa. Lì parlavo di terza rivoluzione industriale e certamente noi ne abbiamo bisogno. Questa rivoluzione deve basarsi sulla convergenza tra un nuovo modello di comunicazione e un nuovo modello energetico. Per realizzare quest'ultima dobbiamo puntare sulle fonti rinnovabili in modo da creare una società dell'energia rinnovabile, una società però impossibile da realizzare senza un vettore in grado di immagazzinare l'energia: l'idrogeno. Questo perché le fonti rinnovabili sono dappertutto ma sono intermittenti. Immagazzinando l'energia con la tecnologia dell'idrogeno possiamo risolvere questo problema e creare una produzione e distribuzione decentrata dell'energia in modo che ogni regione sia autonoma, in grado di generare l'energia di cui ha bisogno. Nella terza rivoluzione industriale dovremmo produrre e far circolare l'energia allo stesso modo in cui ora circolano le informazioni attraverso internet, non avremo più un'energia generata in maniera centralizzata e poi distribuita ma un'energia diffusa. La Commissione ha colto solo alcuni elementi di questa rivoluzione ma non il disegno generale: parlano di efficienza e indipendenza energetica ma manca il quadro generale. Quello che consiglio alla Commissione europea è di capire l'intero quadro della terza rivoluzione industriale, non fermarsi ad alcuni capitoli. Ciò significa che il progetto deve essere definito in maniera molto più chiara. Il piano della Commissione è invece pieno di debolezze e di zone d'ombra.
Il piano di Barroso è legato al rilancio del carbone tramite lo sviluppo del cosiddetto carbone pulito. E' un reale progresso?Il carbone, il petrolio, il gas e l'uranio sono tecnologie energetiche del XX secolo e non sono diffuse in tutto il mondo come lo sono invece il sole, il vento e l'acqua. Per questo motivo le fonti classiche richiedono un grande sforzo economico per assicurarsi strategicamente o militarmente il loro controllo e per estrarle e distribuirle. Questo crea degli enormi centri di potere, dei giganti che controllano la distribuzione dell'energia o combattono per il loro controllo. Nella terza rivoluzione industriale, per come la intendo, le cose vanno esattamente nella maniera opposta: l'energia viene sviluppata e condivisa localmente. Questo vuol dire conferire il potere alle persone, perché è energia distribuita orizzontalmente e non dall'alto verso il basso. È giunto il momento per le nuove generazioni di scegliere un nuovo tipo di energia che deve essere diffusa, trasparente, proprio come una open source.
Il conflitto tra Russia e Bielorussia ripropone il tema dell'approvvigionamento e dell'insicurezza energetica, come uscire da questa dipendenza?Leggiamo tutti i giorni di notizie come questa della Russia o della distruzione di un gasdotto in Azerbaijan o di un'esplosione in Nigeria. Non puoi basare il futuro delle prossime generazioni su degli eventi così poco prevedibili. L'Europa ha tutta l'energia di cui ha bisogno, ha le fonti rinnovabili, il sole, il vento, le biomasse, bisogna trovare la via giusta per utilizzare al meglio queste risorse ed immagazzinare l'energia attraverso l'idrogeno in modo che sia una fonte utilizzabile in qualsiasi momento e dappertutto. Così l'Europa diventerà la prima società con una capacità di autonomia energetica sostenibile, ma questo non è il cammino che la Commissione propone.
L'accusano di essere un visionario, di promuovere una rivoluzione che appare ancora lontana.Nelle prossime settimane lanceremo una grande coalizione per una dimensione sociale dell'energia. Lo annunceremo a breve, ma già ci sono grossi gruppi industriali che hanno fatto importanti investimenti sull'idrogeno e alcune regioni, come la Toscana, che stanno investendo in questo nuovo modello energetico.

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