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Il riscaldamento globale vanifica gli aiuti per l'Africa

Il più ragguardevole scienziato indipendente britannico avverte: "Se il piano umanitario internazionale per l’Africa uscito da Gleneagles è realmente stato predisposto nell’ottica di raggiungere il miglior risultato possibile, allora deve essere affiancato da una concreta azione di controllo dei gas serra atmosferici"
25 ottobre 2005
Steve Connor

ll più ragguardevole scienziato indipendente britannico ha avvertito che il riscaldamento globale minaccia di mandare in rovina l’iniziativa internazionale finalizzata a salvare l’Africa dalla povertà.

Lord May di Oxford, il presidente della www.royalsoc.ac.uk/"
Royal Society
[un organo affiliato all'Istituto Internazionale di Statistica, importante istituzione per la statistica britannica e mondiale, NdT], ha dichiarato che il prezzo da pagare nell’affrontare le criticità del riscaldamento globale potrebbe assorbire e rendere nulli i flussi di aiuti destinati ai paesi africani.

In una lettera aperta ai ministri dell’ambiente dei paesi del G8, che si incontreranno a Londra l’1 novembre, Lord May ha fatto notare che l’accordo di Gleneagles sugli aiuti e sulla cancellazione del debito estero per l’Africa potrebbe realmente portare a un nulla di fatto.

“Dal momento che le concentrazioni di gas serra continuano e continueranno a crescere, è ragionevole prevedere che ciò che è stato stabilito durante l’ultimo summit del G8 verrà vanificato dal nuovo fardello di effetti avversi del cambiamento climatico in Africa”, ha affermato Lord May.

“In realtà, se da un lato la comunità di Gleneagles ha dato nuova speranza all’Africa con la promessa di ulteriori aiuti, d’altra parte, fallendo nel considerare adeguatamente la minaccia del cambiamento climatico, l’ha fatta ripiombare nel baratro”, ha aggiunto.

Al summit scozzese dello scorso luglio, i leader dei paesi del G8 avevano raggiunto un accordo su un pacchetto di provvedimenti contro la povertà in Africa, mantenendo però su un piano a sè stante le misure necessarie ad affrontare il problema del cambiamento climatico. “Il piano d’azione sul cambiamento climatico rimane piuttosto distante dall’intervenire in modo efficace sul contenimento delle quantità di gas serra presenti nell’atmosfera”, sostiene Lord May.

A Gleneagles George Bush – scettico da sempre sulle teorie del riscaldamento globale – aveva dichiarato di non voler accorpare il tema del cambiamento climatico alle iniziative umanitarie per l’Africa ed era riuscito di fatto a mantenere i due argomenti separati tra loro. Tuttavia Lord May – ex capo consigliere scientifico del governo britannico – ha ricordato la chiara evidenza scientifica che dimostra come il riscaldamento globale costituisca oggi la maggiore minaccia per il mondo intero, ma soprattutto per i paesi poveri e per i paesi in via di sviluppo.

Un ultimo studio effettuato in merito, pubblicato ieri [domenica, NdT], rivela ad esempio che l’innalzamento dei livelli di gas serra nell’atmosfera dovuto alle attività umane avrebbe già contribuito alle nuove siccità, e al conseguente rischio di carestie, verificatesi nell’Africa orientale.

Lord May ha citato inoltre i risultati di una ricerca condotta da James Verdin del US Geological Survey, che illustra come in Etiopia e nei paesi confinanti le precipitazioni siano costantemente diminuite dal 1996 a oggi, un fenomeno che avrebbe coinciso con una corrispondente crescita della temperatura delle acque di superficie nell’oceano indiano meridionale.

“I ricercatori fanno notare che questa riduzione delle pioggie ha seriamente compromesso la crescita dei cereali e degli alberi da frutto, rendendo la necessità di aiuti alimentari sempre più pressante”, ha dichiarato Lord May. “Questa rivelazione ha particolare risonanza dal momento che giunge esattamente vent’anni dopo la prima grave carestia etiope, la calamità che concentrò le attenzioni internazionali attraverso il Live Aid e altre manifestazioni che destarono le coscienze dei più benestanti paesi occidentali”.

“In breve, l’evidenza scientifica presenta ora come ora un caso più impellente che mai riguardo alla necessità di bloccare la crescita del livello dei gas serra nell’atmosfera”, ha aggiunto Lord May. “È precisa responsabilità dei paesi più ricchi iniziare seriamente a fare qualcosa per fermare o per lo meno stabilizzare questa crescita incontrollata: essi ne sono i principali responsabili”.

“Quindi, se il piano umanitario internazionale per l’Africa uscito da Gleneagles è realmente stato predisposto nell’ottica di raggiungere il miglior risultato possibile, esso deve essere affiancato da una concreta azione di controllo dei gas serra atmosferici”, ha ribadito Lord May.

"Un evidente passo falso della comunità internazionale è stato quello di non riconoscere l’importanza di assicurare un accordo per la stabilizzazione dei livelli di diossido di carbonio nell’atmosfera".

Lord May ha avvertito i ministri dell’ambiente dei paesi del G8 del fatto che, senza la definizione di un chiaro obiettivo per il contenimento dei gas serra condiviso a livello internazionale, il dibattito sui singoli obiettivi nazionali risulta niente più che una disputa accademica.

Note: http://news.independent.co.uk/world/science_technology/article321757.ece
Tradotto da Luca Donigaglia per Nuovi Mondi Media
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