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Ma cos’è un organismo transgenico, una cosa che si mangia? Siiiiì!

Ecco a Voi il Cinghiale Cangurato

26 settembre 2005
Beppe Grillo

. Ma cos’è un organismo transgenico, una cosa che si mangia? Siiiiì! Dicono alcuni. Fossi matto! dicono altri. Io faccio fatica a capire, c’è confusione. Voglio documentarmi. Ho chiesto a un mio amico professore come stanno le cose. Mi ha detto che un transgenico è un organismo ottenuto in laboratorio dagli ingegneri molecolari. Prendono una cellula di canguro, di lumaca o di carciofo, tirano fuori certi pezzi di certe molecole e le sparano in una cellula di patata, di pettirosso o di cinghiale.

Poi cercano di farla crescere. Quasi sempre la cellula muore, vorrei vedere voi se vi cangurassero il Dna, anche solo un pochettino... Però una su mille di queste cellule di pettirossocarciofate sopravvive. Se è sfigata si sviluppa e diventa un esserino. Il risultato è un organismo transgenico. La natura da sola non lo farebbe nemmeno in miliardi di anni. Loro lo fanno in tre mesi. Sono vere e proprie creazioni. Siamo passati dai creatori di moda alla Armani, alla moda della creazione alla Monsanto. A volte gli ingegneri molecolari cercano di fare cose che sembrano sensate. Sembrano. Per esempio un riso transgenico con vitamina A, quella che normalmente sta nelle carote e nei pomodori. Ma non è più semplice farsi un bel risotto con le carote o i pomodori, piuttosto che un riso in bianco con la vitamina A incorporata dagli ingegneri? E non ci avrà i suoi buoni motivi il riso per non avere la vitamina A? Il buon motivo degli ingegneri è che mentre gli indonesiani il riso e le carote naturali ce li hanno già, le sementi artificiali del riso vitaminizzato dovrebbero comprarle ogni anno dagli ingegneri statunitensi. Ma poi durerà? Hanno inventato eucalipti transgenici con il legno fatto su misura per le cartiere. Peccato che sono così smidollati che non stanno più in piedi da soli e sono così deboli che se li pappano le formiche. Altro che le cartiere! Insomma se la natura ottimizza un organismo in milioni di anni, siamo sicuri di fare meglio noi in tre mesi? Gli ingegneri potrebbero anche accontentarsi di poco. Dai, un trapiantino di due genietti da una carota a una rapa... non si nega a nessuno. No, si vuole strafare. Geni di antigelo di merluzzo nei pomodori, per coltivare i Sanmarzano sull’Adamello. Geni di lucciola nel tabacco, per trovare le sigarette anche al buio. Insomma ci siamo un po’ montati la testa. E se uno di questi scarraffoni gli scappa? Se è un cinghiale cangurato è facile beccarlo. Boing, boing, boing.... Pum! Ma se è un branzino viperato? Chi lo becca più? Chi fa più il bagno? Se è un insettino, un microbino, un’amebuccia con qualche vizietto nuovo, chi li trova più? Non ci sono limiti alla fantasia degli ingegneri. L’unico limite è la sopravvivenza. Non tutti gli Ogm creati sopravvivono. O la va o la spacca. Per questo è più giusto parlare di manipolazioni che non di modificazioni genetiche. Secondo un recente studio dell’Eurobarometro, il 95% dei consumatori europei vuole avere il diritto di non mangiare Ogm. Ormai a queste aziende la gente non crede più nemmeno quando dicono la verità.

Eppure molti giornali conducono una campagna militante a favore dei cibi transgenici. Usano però argomenti che gli stessi pubblicitari delle multinazionali transgeniche hanno abbandonato perché controproducenti. Negli articoli a favore degli Ogm si attribuisce la diffidenza verso i cibi transgenici alla «paura», alla «irrazionalità» e alla «fobia». Forse non ci si rende conto che è proprio la confusione il terreno più favorevole per la irrazionalità. A volte sono stati definiti «innocui» i cibi transgenici e ci è stato assicurato che questi ridurranno l’uso dei pesticidi e sfameranno il mondo. Ma come si fa ad affermare cose che gli stessi scienziati e le stesse multinazionali transgeniche ammettono di non sapere? Lo hanno scritto anche in Internet: nessuno - nemmeno loro - può ancora accertare se una pianta o un cibo transgenico siano innocui oppure no. Le due speranze «meno pesticidi» e «più cibi per gli affamati» sono già state smontate da numerosi biologi e agronomi. E comunque non è mica solo Greenpeace a dire queste cose. Ce lo diceva nel 1998 anche Phil Angell, direttore della comunicazione della Monsanto: «Monsanto non dovrebbe garantire per la sicurezza del cibo biotech. Il nostro interesse è di venderne il più possibile. Assicurarne la sicurezza spetta alla Food and Droug Administration».

Le stesse multinazionali sono ora più «prudenti» con questi argomenti. Ora parlano di coesistenza e di libera scelta per i contadini di coltivare Ogm, dimenticandosi di dire che le piante transgeniche andranno a contaminare anche i campi biologici e convenzionali, con buona pace della libera scelta di chi gli Ogm non li vuole ne mangiare ne coltivare.

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