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La Maddalena: 32 anni di “convivenza” con la base USA di S. Stefano

Intervento di Maia Maiore, del Comitato Cittadino Spontaneo de La Maddalena
12 dicembre 2004
Maia Maiore

Nel 1972 Andreotti e Nixon stipulano un accordo segreto per istituire un punto di approdo per una nave appoggio per sommergibili a propulsione nucleare.
Attenzione: non esiste in tutto il mediterraneo un caso analogo a quello di S. Stefano.
Un accordo internazionale può essere stipulato solo in forma provvisoria…32 anni non sono un periodo provvisorio!
Deve presupporre un gentlemen’s agreement: formula in base alla quale solo chi sottoscrive l’accordo è tenuto a rispettarlo. Questo significa che solo i sottoscrittori possono subire degli obblighi. Non esiste, nel diritto internazionale, che un accordo segreto imponga obblighi e limitazioni a un intero Stato perché quest’ultimo dovrebbe rinunciare al “principio della sovranità territoriale”.
Non è un accordo segreto che può disporre tale rinuncia. Infatti, l’accordo segreto del ’72 non è mai stato deliberato in Parlamento, come dispone l’art.80 Cost. per gli accordi politici anche segreti.
Infine, non si può istituire una base militare mediante un accordo segreto nel contenuto, ma solo mediante un accordo internazionale che viene chiamato trattato in forma semplice (segreto nella forma).

Ma torniamo al punto di approdo di S. Stefano che viene concesso in un’area usata dalla marina militare italiana, dove si trova un deposito di munizioni a copertura NATO. Questo ha fatto credere a diversi maddalenini che S. Stefano fosse stata concessa alla NATO.
Nel 1973 viene istituito a La Maddalena l’NSO (Navy Support Office), che comprende una serie di servizi di supporto ai militari USA e famiglie: dentista, cinema, circoli, strutture ricreative…anche nella nave appoggio ci sono, ma si continua a parlare di punto di approdo a S. Stefano.
Nel 1978 la marina USA comincia a espandersi a terra usando container, prefabbricati e bettoline a terra appartenenti alla marina italiana. Non risulta alcuna autorizzazione per questa espansione, tant’è che si continua a parlare di punto di approdo per nave appoggio…Noi la chiameremo, per capirci meglio, occupazione abusiva.
Nel 1986 scoppia la guerra fra USA e Libia. Da S. Stefano partono sommergibili armati con missili Cruise. Partono anche nel 1991 per la guerra del golfo, partono nel 2002 per l’Afghanistan e nel 2003 per l’ultima guerra in Iraq.
A S. Stefano ci sono i sommergibili e vengono armati (non riparati, badate bene) da lì…ma si continua a parlare di punto di approdo per nave appoggio.

Nel frattempo, il contingente è passato da 1000 unità nel 1972 a 3000 nel 1993 (fino alle circa 5000 unità attuali), così un giorno è spuntato un residence per militari USA con la sbarra all’entrata, militari con il mitra di guardia e il divieto di accesso per gli italiani. Poi è spuntato un villaggio di villette per famiglie. Lì si poteva entrare…fino all’11 settembre 2001.
Adesso tutte le strade sono chiuse con una catena con su scritto “strada privata”.
Poi ci sono quelli che abitano sparsi qua e là, in appartamenti vari, in mezzo agli italiani, che forse sono civili che lavorano nelle strutture di supporto.
Zitti zitti, in 10 anni si sono espansi come una macchia d’olio, ma ufficialmente sono tutti nel punto di approdo di S. Stefano!!!

Quando è che sentiremo chiamare le cose con il loro nome?
Più o meno il 30 settembre 2003, quando Martino (Ministro della Difesa) autorizza il progetto di ampliamento del punto di approdo e lo chiama ufficialmente “base militare USA di S. Stefano”.
Più o meno perché si chiude una bugia durata 29 anni e se ne apre un’altra: il progetto di ampliamento così come viene presentato dagli USA si chiama ufficialmente “migliorie infrastrutturali”. Certo, a S. Stefano tutte le strutture sono vecchie, fatiscenti e pericolanti. I container, le bettoline e i prefabbricati sono arrugginiti. Ma interessano un’area di 16000 metri cubi che diventeranno, grazie alle migliorie infrastrutturali, 52000 metri cubi di cemento in riva al mare, con due palazzi lunghi 10 metri e alti 11.
Vi ricordo che La Maddalena è un SIC (Sito di Interesse Comunitario) e che, assieme al resto delle isole che ne compongono l’arcipelago, è un Parco Nazionale…anche se il suo presidente, Cualbu, sostiene che i sommergibili a propulsione nucleare non intralcia le attività di tutela del parco poiché erano già presenti quando questo fu istituito nel 1996. Recentemente ha anche affermato che La Maddalena non ha altre prospettive se non quella di mantenere il suo carattere di luogo geopolitico strategico di interesse militare.
Vi lascio immaginare quanto stia simpatico ai maddalenini questo parco che impedisce loro di circolare liberamente in barca, di pescare dove vogliono, ma non impedisce la circolazione dei sommergibili. Persino a quelli che non sono contrari alla base dà fastidio questo atteggiamento.
Pensate: se un turista vuol visitare l’arcipelago deve pagare un biglietto d’ingresso…i sommergibili no.
Io non sono contraria ai parchi, nessuno di noi del CO.CI.S lo è, ma abbiamo notato che c’è un giochino perverso: in Italia spesso i parchi e le strutture militari condividono lo stesso territorio pur avendo intenti opposti. Infatti gli uni tutelano la vita, le altre seminano morte.
Ma torniamo, per un istante, all’ampliamento.
Ciò di cui fuori da La Maddalena si parla poco è il progetto che più dà il senso di quanto stiamo per finire ancora più intrappolati di prima. Nella sola isola di La Maddalena verranno costruiti 33000 metri cubi di appartamenti, villette, negozi, pub, uffici e quant’altro, oltre ai 22000 metri cubi adibiti a uso esclusivo dei militari USA già esistenti.
Questo consolidamento ha un nome ufficiale brutto: “base di supporto logistico”. Per realizzare questo progetto, gli USA sono riusciti a intervenire a giugno del 2003 sul processo di approvazione del PUC (Piano Urbanistico Comunale).
Lo scorso 15 settembre doveva essere la data di inizio dei lavori a S. Stefano, ma sono partiti solo quelli a La Maddalena che è diventata un immenso cantiere…fantasma. Sì, perché hanno iniziato a costruire due palazzi di cui uno è stato messo sotto sequestro dalla Procura di Tempio (e stiamo cercando di capire come mai), hanno spianato completamente una collina e poi si sono fermati. Anche i lavori alla base non sono partiti.
Cosa sta succedendo?

In tutta questa baraonda di illegalità, verità negate, abusi legalizzati, vediamo cosa ci guadagnano i maddalenini.
La base di S. Stefano dà lavoro a poco più di 180 dipendenti con contratti capestro, niente pensione, niente previdenza, orari di lavoro elastici. La sindacalizzazione è inesistente. Negli ultimi due mesi la base sta licenziando personale italiano per sostituirlo con personale statunitense.
Il Comune di La Maddalena ha un organico di poco più di 100 persone (su poco meno di 12000 abitanti) e non assume personale da almeno 7 anni.
Il Parco più che dare lavoro bandisce spesso concorsi che poi non vengono svolti.
L’arsenale è ridotto perché la marina italiana è stata smantellata (non c’è più neanche l’ammiragliato) e sta per essere venduto a una società francese.
Restano il commercio, il turismo e l’affitto di appartamenti…o meglio, restavano.
Il commercio e la ristorazione, unici settori che si sono sviluppati in mancanza d’altro, ormai sono saturi. Sono tempi bui per chi vende poiché si compra sempre meno, in ogni caso gli statunitensi come abbiamo visto hanno i loro spazi.
Non è certo grazie agli affitti che si regge l’economia dell’isola: preferendo affittare ai turisti d’estate e ai militari USA a prezzi 3 o 4 volte superiori alla media, va da sé che i proprietari non fanno firmare contratti quindi non dichiarano i redditi. C’è un’evasione fiscale a La Maddalena che fa paura!
Il turismo sta subendo negli ultimi anni un grosso calo: l’isola è cara, gli italiani sono sempre più poveri, non ci sono strutture adeguate, il Parco non è amico dei turisti (li rimprovera perché raccolgono troppe patelle reali) e non c’è acqua potabile. Le tubature sottomarine sono fatiscenti, per ripararle bisognerebbe chiedere alla base di interrompere qualsiasi attività poiché il collegamento fra Palau e l’acquedotto attraversa la rada di S. Stefano. Ovviamente, non se ne parla neanche!
E poi, chi è tanto pazzo da andare in un posto dove c’è il pericolo costante di un attacco terroristico? Ci sono stati due tentativi certi in passato: nel 1986 e nel 1991, pare da parte dei libici.

La Maddalena è un angolo di paradiso dove un sommergibile a propulsione nucleare, il 20 ottobre 2003, è andato ufficialmente a sbattere su una secca nonostante tutti i sistemi super sofisticati di pilotaggio che questi affari solitamente hanno.
Dopo l’incidente, l’istituto di ricerca indipendente francese CRIIRAD ha rivelato la presenza di quantità allarmanti di Torio 234. Lo ha confermato l’analisi fatta fra marzo e agosto di quest’anno dalla ASL attraverso l’APAT, l’ICRAM e l’ARPA Sardegna (che non esiste ed è rappresentata dalla stessa ASL), che si sono però premurati a dichiarare che deriva dai sedimenti granitici. Ma da una mappatura dei graniti della Sardegna, svolta dall’Università di Sassari, risulta che il granito di La Maddalena è fra i meno radioattivi.
Il CRIIRAD a giugno ha rivelato la presenza di Plutonio a La Maddalena, ma poiché era una quantità largamente al di sotto del livello di allarme nessuno si è posto più di tante domande.
Il Plutonio è solo artificiale!
Il prof. Fabrizio Aumento dell’Università la Tuscia di Viterbo a settembre ha rivelato la presenza di tracce consistenti di elementi transuranici (che emettono le radiazioni più pericolose, quelle alfa) in 150 campioni di alghe e molluschi.

Non sappiamo come andrà a finire questa questione, abbiamo perso il conto delle promesse fatte dalle autorità competenti riguardo allo svolgimento di nuove analisi. Ci basta vivere a La Maddalena per percepire senza troppe difficoltà che ci si ammala sempre più spesso di cancro e che questo, negli ultimi 12 anni, sta pesantemente sostituendo la morte naturale…età media 60 anni.

Per concludere, due parole su chi siamo e cosa facciamo.
Il CO.CI.S è nato una settimana dopo la notizia ufficiale dell’ampliamento della base USA di S. Stefano. Abbiamo avvertito da subito la necessità di far sentire la nostra voce, che non era quella dei soliti politici che in 32 anni hanno tentato (ma non voluto fortemente) di contrastare questa presenza.
Ci siamo rivolti inizialmente ai cittadini come noi, usando tutti i mezzi a disposizione: radio, stampa (ci riesce un po’ difficile arrivare alla stampa nazionale, ma pian piano affineremo le nostre capacità), abbiamo curato programmi televisivi e convegni. Abbiamo invitato (ed è un’esperienza che continua) a parlare con noi e per noi di tutto ciò che è legato alla base: questi convegni li intitoliamo “Dialoghi per scelte consapevoli”. 32 anni fa il fatto di non sapere ha fregato più di un maddalenino e più di un sardo: il 60% delle servitù militari presenti in Italia sono in Sardegna.
Ora stiamo studiando il modo di arrivare anche alle orecchie di chi non vuol sentire, dei giovani soprattutto che sono paurosamente indifferenti, dei lavoratori della base.
Stiamo coordinando i nostri medici di base affinché facciano loro ciò che nessuno a La Maddalena non ha mai voluto fare: lo studio dell’incidenza dei tumori. Dal 1992 al 2001 crescono in maniera esponenziale quei tumori che si sa che possono derivare da contaminazioni come quelle che potrebbero riguardarci: tumori alla pleura, al pancreas, alla tiroide, ai polmoni, linfomi e leucemie.
In attesa che qualcuno più esperto lo faccia per noi, stiamo eseguendo il monitoraggio ambientale dell’isola. Ogni mese campioniamo tutto ciò che ci passa per le mani…Certo, è illegale, ma anche la base lo è!
Abbiamo suggerito al Presidente della Regione dei nomi di nostra fiducia da inserire nella commissione internazionale che vuole istituire per le analisi ambientali.
Stiamo studiando il modo di far uscire allo scoperto tutti i politici che fra un po’ faranno a gara per avere la poltrona di sindaco, attualmente vacante.
Infine, teniamo gli occhi e le orecchie aperti a ogni novità a La Maddalena: il primo obiettivo che ci siamo posti è proprio questo.

Colgo l’occasione per invitare chiunque voglia venire a trovarci a La Maddalena, per vedere perché sarebbe un peccato se quel posto diventasse la 51esima nazione degli Stati Uniti d’America!!!

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