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Una nuova indagine e una nuova interrogazione parlamentare

La Maddalena: trovate anche tracce di plutonio

Legambiente e l'Università della Tuscia lanciano l'allarme sulla presenza di radionuclidi trans-uranici nelle acque di balneazione. La prima scoperta riguarda la presenza di plutonio. Tracce di radioattività sono state rilevate nell’arcipelago della Maddalena, intorno alla base navale americana dell’isola di Santo Stefano che ospita i sommergibili atomici. Realacci chiede nuove indagini.
20 settembre 2004
Redazione

Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e membro dell'esecutivo della Margherita, e il deputato Antonello Soro hanno presentato un'interrogazione parlamentare, indirizzata ai ministri della Salute, della Difesa e dell'Ambiente sul possibile inquinamento radioattivo provocato dalla base Usa della Maddalena.

In seguito alla pubblicazione sulla stampa dei risultati di un'indagine conoscitiva condotta da Legambiente e dall' Università della Tuscia riguardo la presenza di radioattività nelle acque dell'arcipelago della Maddalena, Realacci e Soro scrivono nella loro interrogazione che se "la ricerca, centrata sulla presenza di plutonio 239 (l'elemento più pericoloso che si possa trovare in un reattore) - si legge nell'interrogazione - e svolta nell'area della Maddalena, di Santo Stefano, Palau e Caprera, dimostra che mentre le concentrazioni di plutonio rilevate non sono sicuramente allarmanti per la salute umana e la balneazione (sarebbero infatti in media al di sotto dei livelli EURATOM, con qualche alga con concentrazioni molto più alte)" a destare serie preoccupazioni "è la presenza di radionuclidi trans-uranici. Frammenti che potrebbero innescare gravissimi problemi di mutazioni genetiche a partire dai primi anelli della catena alimentare e che non derivano da decadimenti naturali, ma da processi che avvengono per la propulsione nucleare, nelle esplosioni atomiche, nei disastri nelle centrali atomiche".

"Alla Maddalena - proseguono Realacci e Soro - la loro presenza sarebbe da imputare a perdite non intenzionali di minuscole quantità dai reattori dei sommergibili atomici in transito da e per la base sull'isola di Santo Stefano, o per la perdita accidentale durante il rifornimento dalla nave madre. Una conferma sembrerebbe venire dalla distribuzione delle tracce: le massime concentrazioni si trovano infatti in siti che si affacciano sulla base dei sommergibili nucleari sulle sponde orientali dell'isola di Santo Stefano".

Realacci e Soro chiedono dunque ai ministri Martino, Matteoli, Sirchia e al presidente del Consiglio "se abbiano intenzione di sottoporre le acque, la flora, la fauna dell'arcipelago della Maddalena ad un necessario ed improrogabile programma straordinario di monitoraggio per verificare presenza ed effetti di questo tipo di radioattività" e se, sempre alla luce della ricerca di Legambiente e Università della Tuscia, abbiano previsto "anche un'indagine epidemiologica sugli abitanti dell' arcipelago ed eventuali contromisure", e "se abbiano valutato e l'opportunità di ripensare la presenza stessa di una base nucleare nell'Arcipelago".

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