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  • Pace
    Alla 19a edizione dal 1986, la marcia aveva come slogan: "Disarmiamo le menti, le mani."

    Migliaia di persone alla marcia per la Pace a Boves, in Piemonte.

    Si è svolta domenica 21 settembre 2025 una grande iniziativa per la Pace coordinata dalla Diocesi di Cuneo e Fossano e da numerose associazioni, cooperative e istituzioni, religiose e laiche, della provincia di Cuneo.
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    16 settembre 2025 - Alessandro Marescotti
  • Cittadinanza
    Occorre una grande azione pedagogica di divulgazione dei temi complessi

    L'empowerment civico

    Cittadini che sappiano distinguere consapevolmente la verità dalla propaganda sono cittadini che guidano la politica senza farsi guidare e che controllano il potere senza farsi controllare. Centrale è l'educazione al pensiero critico e il principio di speranza che deve alimentare i movimenti civici.
    13 settembre 2025 - Alessandro Marescotti
Militari riformati (dicembre 2000)

Oltre tutti gli eserciti

La retorica degli "eserciti di pace" è finora del tutto smentita dalla natura distruttiva delle recenti "guerre umanitarie". Altra cosa sarebbe l'attuazione della Carta dell'Onu, con una forza di polizia.
Fonte: Inviato a La Stampa e ivi non pubblicato, pubblicato sul "il foglio" n. 276 (dicembre 2000)

L'esercito di leva non va bene per chi ricerca la pace. Gli eserciti permanenti sono "causa di guerre aggressive" e "fanno uso di uomini come di semplici macchine e strumenti" (Kant, 1795). Ma l'esercito professionale è ancora più negativo e pericoloso. Negativo eticamente, perché vede la guerra come una professione per una normale funzione sociale, e non come una eccezionale tragica necessità (ammesso e non concesso che lo sia). Pericoloso politicamente, perché attira soggetti (che saranno poi privilegiati nell'accesso al lavoro) disposti a "risolvere" i conflitti con la stolta potenza delle armi (contro l'art. 11 Costituzione). Le armi sono capaci unicamente di minacciare, distruggere, uccidere, di dare ragione alla forza e non al diritto, non di comprendere e mediare la ragioni.

La retorica degli "eserciti di pace" è finora del tutto smentita dalla natura distruttiva delle recenti "guerre umanitarie". Altra cosa sarebbe l'attuazione della Carta dell'Onu, con una forza di polizia (diversa per cultura, etica e scopi dagli eserciti di guerra, perché deve limitare e non estendere la violenza), regolata da una vera democrazia cosmopolitica, finora impedita dalle grandi potenze. Ma meglio di tutto sarebbe sviluppare la cultura e l'addestramento alla "difesa civile non armata e nonviolenta" (come vuole la legge 8 luglio 1998, n. 230, art. 8), e all'intervento di mediatori civili nei conflitti. I popoli hanno la possibilità, verificata nella storia anche recente, di svuotare con la non-collaborazione anche poteri ingiusti e violenti, senza usare violenza.

L'Italia ha il privilegio civile nel mondo di essersi impegnata per legge in tale direzione, che prefigura il necessario superamento storico dell'istituzione guerra, ma invece di procedere in questa civilizzazione, rende professionale il criterio delle armi, assolutamente impotente a riconoscere la ragione e il diritto. Ma c'è chi non si arrende.

Enrico Peyretti - e.pey@libero.it

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