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In gran segreto pronti all'uso nelle basi europee degli Stati uniti 480 ordigniIl reportage di RaiNew24 dopo l'eco della citazione in giudizio promossa da cinque cittadini di Pordenone nei confronti degli Stati uniti
5 aprile 2007
Alessio Marri
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Toccherebbe cifra novanta l'arsenale nucleare americano dislocato in territorio italiano. Cinquanta testate sarebbero stanziate nella base americana di Aviano in provincia di Pordenone, quaranta in tutto invece nell'italianissimo centro militare di Ghedi a qualche chilometro da Brescia.
E' quanto denuncia un documentario realizzato per RaiNews24 da Mauro Sanna, Angelo Saso e Maurizio Torrealta dal titolo «Quelle imbarazzanti 90 atomiche in giardino». Il reportage, che segue l'eco di iniziative locali come la citazione in giudizio promossa da cinque cittadini di Pordenone nei confronti degli Stati Uniti d'America per violazione del trattato di non proliferazione nucleare, evidenzia l'inquietante presenza sul complessivo territorio europeo di 480 bombe atomiche di vecchia generazione. L'inchiesta curata da RaiNews24 lancia l'allarme riaffermando quanto emerso dal lavoro di una Ong americana, la Natural Resources Defence Council (NRDC). Nonostante la segretezza dei dati e l'importanza strategica della questione, l'organizzazione non governativa NRDC attraverso il suo incaricato, lo studioso Hans M. Kristensen, è riuscita nel difficile compito di redigere una mappatura degli ordigni nucleari predisposti sul suolo europeo. Sono emerse informazioni finanche sui modelli degli stessi ordigni. E ne risulta che le atomiche sparse per mezza Europa siano del tipo B-61. Lo specifico modello sarebbe composto da un involucro in metallo che conterrebbe al suo interno una sfera di beriglio; una volta attivata urterebbe una quantità variabile di plutonio creando una tremenda esplosione. Dalle bombe B61 scaturirebbero specifiche varianti tra le quali la B61-3 (da 60 a 170 kilotoni), la B61-4 (da 10 a 45 kilotoni)e la B61-10 (da 10 a 80 kilotoni). Armi obsolete, riattivabili in alcuni mesi, ma che impressionano per potenziale: il confronto con i 14 kilotoni che devastarono Hiroshima è inimmaginabile.
Non è solo l'Italia a doversi preoccupare, anche in Germania, Inghilterra, Olanda, Turchia e Belgio gli americani hanno lasciato il loro marchio inconfondibile. La notizia si è sparsa e le contestazioni hanno preso rapidamente piede. Nel paese belga alcuni attivisti e parlamentari hanno compiuto un blitz all'interno della base di Klein per appurare la presenza di materiale bellico atomico. Fermati dall'esercito anche i deputati sono finiti in manette. A Brescia un gruppo di pacifisti ha ripetuto il gesto dimostrativo infiltrandosi nell'insediamento militare di Ghedi. Ma il dato più significativo emerso dalle due manifestazioni, al di là della protesta, è stata la facilità con la quale è stato possibile superare in entrambe le situazioni le strutture di difesa e di controllo. Con il risultato che, nell'epoca dell'incubo terrorista, i militari che invocano a gran voce la guerra agli integralisti islamici sono i primi a offrire il fianco a possibili attentati dagli esiti catastrofici.
«La progettazione di armi e la dislocazione delle stesse condensano la tipologia di dominio che si vuole imporre - ha dichiarato Maurizio Torrealta durante la conferenza stampa di RaiNews24 disertata da stampa e televisione - dal modello di un nuovo aereo, piuttosto che un altro, possiamo ricavare la politica estera di un governo nazionale». L'inchiesta, che sarà messa in onda dal canale satellitare, ha inoltre evidenziato come la presenza di arsenali atomici rappresenti una gravissima violazione del protocollo di non proliferazione nucleare che impegna da un lato «gli Stati nucleari a non lasciare a disposizione di nessuno, né in modo diretto, né indiretto, armi nucleari» e dall'altro «gli Stati non nucleari a non acquisire, direttamente o indirettamente, la disponibilità ed il potere di disporre di armi nucleari». L'intervista al Direttore del Gruppo di Pianificazione Nucleare della Nato Guy Roberts apre però qualche spiraglio: «..Ogni decisione in questo campo è rimessa alla sovranità nazionale». Grecia, Danimarca e Canada hanno infatti già provveduto alla dismissione degli ordigni, la Germania sta invece avviando le pratiche parlamentari. L'Italia, al momento, gode solo di un brusco risveglio.

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