Afghanistan

Quei caccia Usa passati dall'Italia

In volo su Kabul La portaerei Eisenhower, passata da Palermo, è arrivata a destinazione. I suoi bombardieri impegnati nei raid contro i talebani
14 febbraio 2007
Manlio Dinucci
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Mentre il presidente del consiglio Prodi assicura che «abbiamo attivamente contribuito a porre fine all'Enduring freedom in Afghanistan», stabilendo una netta linea di demarcazione tra la missione Isaf/Nato e l'operazione militare statunitense, il Comando centrale delle forze navali Usa annuncia che «la portaerei Eisenhower, dislocata nel Golfo, ha ripreso l'appoggio aereo ravvicinato alle truppe Isaf in Afghanistan, in appoggio all'operazione Enduring Freedom».
Non a caso i cacciabombardieri della Eisenhower, che da novembre hanno effettuato 6.900 sortite per oltre 18 mila ore di volo, hanno ripreso i raid sull'Afghanistan il 4 febbraio, ossia lo stesso giorno in cui il generale statunitense Dan K. McNeill ha concentrato nelle sue mani il comando delle forze Isaf/Nato, comprese quelle italiane, e delle forze statunitensi di Enduring Freedom. Come ha dichiarato l'ammiraglio Al Myers, comandante della portaerei, «siamo qui a fare la nostra parte, insieme ai partner multinazionali, per promuovere la pace in Afghanistan».
La Eisenhower, prima di raggiungere il Golfo, è transitata con il suo gruppo di battaglia dall'area del comando delle forze navali Usa in Europa, il cui quartier generale è a Napoli. Il 17 ottobre, mentre si trovava nel Tirreno, ha ricevuto la visita di una delegazione guidata del sottosegretario agli esteri Gianni Vernetti (Margherita) che ha portato il benvenuto del governo.
Pochi mesi dopo, in febbraio, è arrivato in Italia il Bataan Expeditionary Strike Group (Esg), un gruppo navale Usa di spedizione da attacco composto di sette navi da guerra, con a bordo 6mila marinai e marines, guidato dalla Uss Bataan (Lhd 5), una nave da assalto anfibio che ha fatto scalo a Palermo. Questo gruppo navale da attacco, che opera nel Mediterraneo quale forza da sbarco della Sesta flotta sotto il Comando europeo degli Stati uniti, dipende dal quartier generale delle forze navali Usa a Napoli. Allo stesso tempo, opera anche nell'area del Comando centrale. E in effetti il Bataan Esg ha già attraversato il Canale di Suez per condurre «operazioni di sicurezza marittima» nel Golfo, dove stanno arrivando una seconda portaerei, la Stennis, col suo gruppo di battaglia e un altro gruppo navale da attacco anfibio. Mentre partecipa a questa operazione, che rientra nei preparativi di guerra contro l'Iran, il Bataan Esg resta collegato al comando Usa di Napoli e alle basi in Italia, soprattutto a quella di Sigonella dove si trova il Fleet and Industrial Supply Center (Fisc), uno dei due centri di rifornimento della marina fuori dal territorio statunitense (l'altro è a Yokosuka in Giappone). Il Bataan Esg parteciperà probabilmente anche a operazioni nel Corno d'Africa, che con Egitto e Sudan rientra nell' «area di responsabilità» del Comando centrale, mentre quasi tutto il resto dell'Africa rientra in quella del Comando europeo.
Sono però in arrivo grandi cambiamenti: il 6 febbraio il presidente Bush ha annunciato la creazione di un nuovo comando, il Comando unificato per l'Africa, che diverrà operativo entro il settembre 2008, includendo nella sua «area di responsabilità» l'intero continente salvo l'Egitto che resterà sotto il Comando centrale. Non è quindi un caso che l'esercitazione Steadfast Jaguar (Giaguaro risoluto), con cui la «Forza di risposta della Nato» (Nrf) ha raggiunto lo scorso giugno la piena capacità operativa, si sia svolta a Capo Verde, ossia nell'Africa occidentale che oggi fornisce il 15% del petrolio importato dagli Usa e che, entro il 2015, ne dovrebbe fornire il 25%. In Nigeria, maggiore produttore petrolifero dell'Africa, il 95% della produzione è in mano a poche multinazionali, tra cui la Shell che ne controlla oltre metà. Tale dominio viene però ora messo in pericolo dalla ribellione delle popolazioni. Da qui il piano del Pentagono di costituire basi militari in Africa occidentale e rafforzare la capacità d'intervento dall'esterno attraverso la Nrf.
La «Forza di risposta della Nato» - cui l'Italia partecipa con forze terrestri del Comando di Solbiate Olona (VA), con una componente navale e una aerea - verrà potenziata non solo per intervenire in Africa. All'«incontro informale» di Siviglia (8-9 febbraio) i ministri degli esteri della Nato hanno discusso «su come usare la Nrf, con quali ruoli e in quali circostanze». Poiché l'argomento centrale dell'incontro era l'Afghanistan, è probabile che una delle «circostanze» in cui si pensa di impiegare la «Forza di risposta della Nato» sia proprio l'annunciata offensiva in Afghanistan. In tal caso il parlamento italiano non sarà chiamato a prendere alcuna decisione: la Nrf è pronta a essere proiettata nel giro di cinque giorni, sotto comando Usa, «per qualsiasi missione in qualsiasi parte del mondo».

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youtube.com/shorts/YXPOhcuZ0Q4

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