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    13 settembre 2025 - Alessandro Marescotti
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    Alessandro Marescotti
Bataan expeditionary strike group (Esg)

E a Palermo arriva un'altra base Usa. Navale

In Italia sette navi da guerra con 6 mila marines a bordo. A tempo indeterminato. Obiettivi: Iran e Somalia
23 gennaio 2007
Manlio Dinucci
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Proprio mentre il governo Prodi annunciava il nullaosta al raddoppio della base Usa di Vicenza ed esplodeva la protesta contro tale decisione, è arrivata in Italia, tacitamente, un'altra «base» statunitense: il Bataan expeditionary strike group (Esg), un gruppo navale di spedizione d'attacco la cui capacità offensiva è maggiore di quella della Squadra di combattimento di stanza a Vicenza.
Esso è composto di sette navi da guerra, con a bordo 6 mila marinai e marines, guidato dalla Uss Bataan (Lhd 5), una nave da assalto anfibio della classe Wasp che, arrivata da Norfolk (Virginia), ha fatto scalo a Palermo. Dal suo ponte di volo, lungo 250 metri e largo 30, possono partire circa 30 elicotteri da assalto e caccia Harrier a decollo verticale. I suoi enormi mezzi da sbarco a cuscino d'aria sono in grado di trasportare a una velocità di oltre 30 nodi, fin sopra la riva, carichi di 60 tonnellate. Possono così rapidamente sbarcare 2 mila marines, dotati di artiglieria di grosso calibro, carri armati e veicoli militari. L'ammiraglia è affiancata da altre due navi da assalto anfibio, la Shreveport e la Oak Hill; da tre unità lanciamissili - l'incrociatore Vella Gulf, il cacciatorpediniere Nitze e la fregata Underwood - e dal sottomarino da attacco rapido Scranton della classe Los Angeles, armato di missili Tomahawk, che serve anche da piattaforma per incursioni di forze speciali in territorio nemico.
Questo possente gruppo navale da attacco - specificano i comunicati ufficiali - opererà nel Mediterraneo non nel quadro della Nato ma «quale forza da sbarco della Sesta flotta sotto il Comando europeo degli Stati uniti»: dipenderà quindi dal quartier generale delle forze navali Usa in Europa, situato a Napoli. Allo stesso tempo, attraverso «esercitazioni bilaterali», contribuirà a «rafforzare la partnership con le forze armate» di Italia e altri paesi mediterranei ed effettuerà una serie di visite ai porti. Ma, poiché il Bataan Esg è una «potente forza militare mobile in grado di essere inviata in qualsiasi teatro di operazioni», durante lo spiegamento sarà suo compito «rispondere a qualsiasi esigenza della nazione». Il gruppo navale da attacco, quindi, «opererà sia nell'area della Sesta flotta che in quella del Comando centrale», ossia nel Golfo dove l'Iran «sta tentando di diventare una potenza nucleare» e «continua a fornire appoggio ai ribelli che combattono in Iraq». Non è neppure escluso che il gruppo navale sia inviato a sostenere la task force congiunta del Corno d'Africa che, ultimata la fase di addestramento, opererà con circa 2 mila uomini dalla base di Gibuti in questa «regione di vitale importanza per la guerra globale al terrorismo».
Qualunque sarà l'impiego del Bataan Esg, una cosa è certa: il gruppo navale da attacco è stato inviato nel Mediterraneo per essere pronto in qualsiasi momento a essere impiegato nel Golfo o nel Corno d'Africa. Secondo quanto annunciato, esso vi rimarrà per sei mesi, ma è chiaro che tale periodo potrà essere esteso, o il gruppo navale sostituito da uno analogo, nella «rotazione delle forze a spiegamento avanzato». L'Italia verrà quindi sempre più usata quale trampolino della «proiezione di potenza» statunitense verso sud e verso est. Non è un caso che il gruppo navale da attacco giunga in Italia nel momento in cui si decide l'ampliamento della base di Vicenza, così che la Squadra di combattimento 173a brigata aviotrasportata possa più efficacemente operare in Iraq e Afghanistan e partecipare ai preparativi di guerra contro l'Iran.
Non è dato sapere chi nel governo e in parlamento era informato dell'arrivo in Italia di una forza navale di tali dimensioni e chi ha dato il nullaosta. E nemmeno quali esercitazioni condurrà con le forze armate italiane e quali porti visiterà.

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Noi déracinés dell'Europa, che abbiamo cambiato più volte di frontiere che di scarpe, come diceva Brecht - questo re dei déracinés -, anche noi non abbiamo altro da perdere che le nostre catene in un'Europa unita e perciò siamo federalisti.

Ursula Hirschmann - La citazione viene dal libro "Noi senza patria", Il Mulino, 1996.

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